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Sud Sudan: aiuti inadeguati, accordo per il referendum sull’indipendenza
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La popolazione del Sud Sudan è intrappolata in una crisi che continua a peggiorare, dopo quello che è stato l’anno più violento dagli accordi di pace del 2005 che avevano posto fine a oltre due decenni di guerra civile contro il Nord Sudan. Tuttavia, "la risposta all’attuale crescente emergenza è inadeguata" - afferma un comunicato di Medici Senza Frontiere (MSF). In un nuovo rapporto intitolato “Facing Up To Reality: Health Crisis deepens as violence escalates in Southern Sudan” (in .pdf) MSF chiede alle autorità governative, ai donatori internazionali e alle organizzazioni umanitarie di riconoscere la reale portata della crisi e di garantire che i bisogni umanitari della popolazione trovino una risposta immediata.
“La violenza è in aumento, facendo precipitare la popolazione da un disastro a un altro. Tuttavia, i bisogni più urgenti non trovano risposta” - afferma Stephan Goetghebuer, direttore delle operazioni di MSF in Sudan. “Una migliore risposta a questa crescente emergenza è cruciale, altrimenti le cliniche continueranno a esaurire le scorte di farmaci salvavita, i pazienti vittime di colpi di arma da fuoco continueranno a raggiungere le cliniche molti giorni dopo gli attacchi e innumerevoli altri non riceveranno nessun tipo di assistenza medica”.
Nel corso di quest’anno MSF ha potuto constatare un preoccupante peggioramento della sicurezza in Sud Sudan: un numero crescente di scontri negli stati dell’Upper Nile, Jonglei, Lakes e Central Equatoria; attacchi dal gruppo ribelle ugandese della Lord’s Resistance Army nello stato dell’Equatoria. “L’intensità della violenza di quest’anno ha delle conseguenze molto gravi” - ha affermato Shelagh Woods, vice capo missione di MSF. “Curiamo donne ferite che hanno perso tutta la loro famiglia, bambini con le gambe distrutte dai proiettili, persone che sono scappate senza nemmeno il tempo di seppellire i propri cari. Le persone sono terrorizzate, e vivono con la paura costante di nuovi attacchi”.
La violenza ha provocato lo sfollamento di 250mila persone, che ora vivono in precarie condizioni che favoriscono l’insorgere di malattie, mentre la malnutrizione rappresenta un rischio molto grave. Nei primi dieci mesi del 2009, MSF ha ricoverato 11.129 pazienti colpiti da malnutrizione grave nelle sue cliniche, contro i 6.139 ricoveri di tutto il 2008. Tuttavia, l’impegno della comunità internazionale è rivolto in maniera sproporzionata a progetti di sviluppo di lungo termine, a scapito di progetti di assistenza umanitaria immediata.
Intanto un’intesa sulla legge per il referendum del 2011 sull’indipendenza della regione autonoma meridionale, uno dei nodi più complessi da sciogliere per l’applicazione degli accordi di pace tra Nord e Sud di quattro anni fa, è stata raggiunta dai principali partiti del paese - riporta oggi l'agenzia Misna. Ad annunciare l’accordo sono stati sia i dirigenti del “National Congress Party” (Ncp) del presidente Omar Hassan al-Bashir che i rappresentanti del Sudan People’s Liberation Movement (Splm), l’ex-formazione ribelle che sulla base degli accordi di pace amministra l’entità autonoma del Sud. Nafie Ali Nafie, vice-presidente dell’Ncp, ha detto che l’intesa riguarda “tutti i punti che erano stati fonte di disaccordo”.
Il Segretario generale dell’Splm, Pagan Amum, ha sottolineato che il compromesso consente al suo partito di porre fine “entro 24 ore” al boicottaggio delle sedute del parlamento cominciato in Novembre. L’accordo raggiunto ieri prevede che il referendum sarà valido se voterà almeno il 60%, mentre per il riconoscimento dell’indipendenza servirà la maggioranza assoluta dei voti. Secondo il quotidiano “Sudan Tribune” l’intesa è frutto di concessioni importanti da parte dell’Ncp: in un primo tempo il partito aveva posto come soglie di riferimento l’affluenza dei due terzi dei votanti registrati e, per il riconoscimento dell’indipendenza, almeno il 75% dei “sì”.
Già ieri sera l’accordo ha portato all’adozione di un disegno di legge da parte del governo di unità nazionale, nel quale sulla base degli accordi del 2005 sono rappresentati sia il “National Congress Party” sia il “Sudan People’s Liberation Movement”. A margine dell’intesa principale i due partiti hanno raggiunto un compromesso su altre questioni, comunque rilevanti: dal referendum sullo status di Abyei, la città petrolifera contesa da Nord e Sud, alle “consultazioni popolari” nelle regioni meridionali del South Kordofan e del Blue Nile.
Sulla “legge sulla sicurezza nazionale e l’intelligence”, un altro fattore di tensioni, non c’è un accordo ma, ha detto Nafie, la “volontà di raggiungerlo”. Secondo il “Sudan Tribune”, l’intesa fa venire meno le ragioni di un corteo indetto per oggi a Khartoum dall’Splm e da alcuni altri partiti. Ieri sera un dirigente del “Sudan People’s Liberation Movement” ha confermato che l’accordo svuota la manifestazione di significato. Fonti di stampa africane, però, segnalano questa mattina alcuni scontri tra poliziotti e militanti dell’Splm a Omdurman, la città che guarda Khartoum dall’altro lato del Nilo, dove sorge l’edificio del parlamento. [GB]