Sofri: "Sulla tragedia cecena nessuno può far finta di non vedere"

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Adriano Sofri, l'ex direttore di Lotta Continua, intervistato dal Premio Ilaria Alpi, risponde al governo russo. "Andare in Cecenia oggi significa scommettere al 98% sulla propria morte in meno di dieci giorni". Così, in una lunga intervista concessa al Premio di Giornalismo Televisivo Ilaria Alpi dall'interno del carcere di Pisa nel quale è rinchiuso, Adriano Sofri descrive la drammatica situazione della martoriata repubblica caucasica, teatro anche nelle ultimissime ore di attentati sanguinosi. Questa sera, nell'ambito della tavola rotonda che il Premio Alpi ha voluto dedicare al tema delle "Guerre: Rumori e Silenzi", ne saranno proiettate alcune parti, tutte dedicate allo spinoso tema della Cecenia, su cui l'esperienza maturata sul campo consente a Sofri di parlare con piena cognizione di causa.

L'ex direttore di Lotta Continua è stato protagonista nelle scorse settimane di un pesante scambio di vedute, attraverso le righe del quotidiano La Repubblica, con il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov. All'invito di Sofri, peraltro raccolto da molte personalità politiche italiane, di organizzare una grande manifestazione di solidarietà con il popolo ceceno, il governo russo ha risposto per le rime, rimproverando a Sofri di operare a beneficio del terrorismo internazionale. "Su queste accuse non ho niente da dire per non oltrepassare il senso del ridicolo e perché noto un tono degno del linguaggio della vecchia Unione Sovietica. Chi se ne frega di me e del ministro russo: non voglio che polemiche assurde diventino il pretesto per compromettere la possibilità di un dialogo già molto difficile".

Un rapporto costante e rischioso, quello tra Adriano Sofri e la repubblica cecena, protagonista da un decennio di una guerra sporca e sanguinosa con la 'grande madre Russia'. "Io sono stato Cecenia diverse volte- spiega Sofri- Fra la prima e la seconda guerra sono dovuto entrare clandestinamente per cercare di salvare tre volontari italiani sequestrati. L'impresa è riuscita con successo grazie anche alla fitta rete di contatti che mi ero creato in precedenza con persone di tutti i generi, dai combattenti ai civili. L'andamento positivo della mia azione ha sollevato una rabbiosa reazione. Sono stato addirittura accusato di essere un contrabbandiere di armi e denaro al servizio della mafia cecena!".

"Per quanto riguarda l'Europa e l'Italia- conclude Sofri- non si può più far finta di non vedere. La questione cecena è stata sacrificata allo scopo di creare rapporti più stretti con la Russia. Bisogna invece comprendere che, se si vuole instaurare un legame saldo, è necessario fare finire questo silenzio su una tragedia tanto grande. Come italiani siamo ancora in tempo a fare qualcosa per non sentirci un peso sulla coscienza. Quel peso che potrebbe esserci rinfacciato dalla generazioni del domani, dai nostri stessi nipoti".

Fonte: Premio Ilaria Alpi

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