Sinodo africano: all'attenzione della chiesa il 'continente dimenticato'

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E' iniziato ieri con la celebrazione eucaristica di apertura a San Pietro il Sinodo speciale per l’Africa sul tema "La chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace". È il secondo Sinodo speciale per l’Africa, segno dell’importanza che il Papa attribuisce alle Chiese d’Africa per il futuro della Chiesa universale. Quindici anni fa nell’aprile 1994 Papa Giovanni Paolo II aveva celebrato il primo Sinodo che era stato drammaticamente segnato dalla tragedia del Rwanda.

A quel Sinodo aveva fatto seguito un’Esortazione apostolica del Papa intitolata Ecclesia in Africa che si proponeva di tracciare la strada della missione delle Chiese d’Africa e la loro collaborazione con le altre chiese del mondo. Era un testo ricco di indicazioni pastorali per la missione evangelizzatrice in Africa e toccava molti aspetti e temi, dalla missione evangelizzatrice alla promozione del laicato in Africa, dall’inculturazione ai mezzi della comunicazione sociale, dal dialogo interreligioso all’impegno per la giustizia e per la pace.

Forse i temi erano stati troppi, forse il tempo non era stato sufficiente per approfondirli tutti, forse – e questo è probabilmente la vera ragione – il decennio che seguì il primo Sinodo ha portato a nuovi sviluppi che hanno mostrato il bisogno di focalizzare il cuore della missione della chiesa in Africa. In ogni caso, i Vescovi del Simposio delle conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (SECAM) proposero al Papa di tenere un secondo Sinodo proprio per andare più in profondità nell’analisi, diagnosi e terapia dei problemi più urgenti della missione ecclesiale in Africa.

Così lo stesso Papa Giovanni Paolo II nel novembre 2004 decise di convocare un secondo Sinodo, che egli non ebbe la grazia di indire. Lo fece, appena eletto, Benedetto XVI nel mese di giugno 2005. In giugno dell’anno seguente, 2006, apparve il documento preparatorio, detto in latino Lineamenta, che precisava il tema del II Sinodo «La chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace» e fu mandato a tutte le conferenze episcopali per iniziare la preparazione del Sinodo.

Nel marzo 2009 Papa Benedetto XVI si recò in Africa – precisamente in Cameroun – a portare l’Instrumentum laboris, ossia il documento di lavoro per l’ormai imminente Sinodo. Il tema metteva a fuoco il cuore dei lavori sinodali: cercare di illuminare e orientare la missione della Chiesa nel mondo africano di oggi che continua a soffrire per i conflitti e le situazioni di ingiustizia, le pandemie e la corruzione, la povertà e gli abusi. Tutti riconoscono che la Chiesa è uno dei pochi soggetti che possono intervenire per dare speranza all’Africa. Il Sinodo vorrebbe e dovrebbe appunto cercare di elaborare una pastorale che metta in atto la natura stessa della Chiesa che è sacramento universale di salvezza, di riconciliazione e di pace per offrire la speranza cristiana a quelle popolazioni.

È abbastanza evidente che questo Sinodo, pur essendo un Sinodo dei vescovi dell’intera Chiesa, riguarda soprattutto le Chiese e i vescovi dell’Africa. In questi ultimi quindici anni l’Africa ha avuto un percorso per qualche aspetto positivo: la Chiesa è cresciuta di numero e presenza, qualche conflitto ha trovato una soluzione, almeno provvisoria. Ma la strada è ancora segnata da troppi conflitti e dal persistere e l’aggravarsi del carico di sofferenza e, grazie al fenomeno della globalizzazione, le crisi del mondo occidentale sono venute ad aggravare la già pesante situazione del Continente. Questo sollecita la Chiesa a mettere a disposizione della pace e della riconciliazione il suo bagaglio di esperienza cristiana e la forza del Vangelo.

I problemi dell’Africa sui quali la Chiesa piegherà il suo sguardo cristiano e pastorale non possono non interessare tutta la Chiesa. Il rischio che corre una celebrazione come questo Sinodo è di interessare solo ai partecipanti, i vescovi e le chiese che essi rappresentano. Ma non deve essere così. La chiesa è comunione e tutti siamo "membra gli uni degli altri, ciascuno per la sua parte" come dice S. Paolo. In un mondo interconnesso come il nostro i problemi dell’Africa - per il bene come per il male - ci riguardano tutti e una loro soluzione o una mancata loro soluzione non può che ripercuotersi anche qui tra noi. È quindi necessario sentire come propri i problemi africani. È un dovere civile, ma anche cristiano. La Chiesa che è cattolica e quindi pensa e ragiona «secondo l’insieme» (questo è il significato di cattolico) non deve sentirsi esclusa da questo Sinodo.

L'Africa è un continente carico di futuro, ma anche di problemi che possono avere uno sviluppo positivo e dare una carica nuova a tutta la chiesa; ma che, non curati, possono anche diventare un peso che rallenta tutta la chiesa e l'umanità intera.

p. Gabriele Ferrari sx
Fonte: Missionari Saveriani

Per approfondire:
- Misna: notizie e aggiornamenti sul Sinodo
- Nigrizia: approfondimenti e analisi

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