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Sessione conclusiva: la società civile e l'Europa
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La sessione conclusiva dell'Onu dei Popoli ha riunito al Cinema Turreno di Perugia gli invitati internazionali per discutere sul ruolo e sulle responsabilità dell'Europa nel mondo.
L'intensa discussione, divisa in quattro sessioni, è stata aperta da Riccardo Petrella, rappresentante del Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell'Acqua, che ha sostenuto la necessità di dichiarare illegale la povertà. Di fronte al palese fallimento delle politiche attuali, che producono una disuguaglianza crescente e che fanno riferimento a una cultura intrinsecamente dominante, generatrice della povertà stessa, bisogna prendere atto che le istituzioni stanno lasciando il governo sociale in mano ai poteri forti privati; poteri che perseguono primariamente il profitto e che considerano la crescita economica come parametro principale dello sviluppo. Tocca perciò ai cittadini europei occuparsi della lotta all'ingiustizia e tracciare le mappe dell'illegalità, per identificare e denunciare gli attori e i comportamenti sociali illegali.
In questo contesto la campagna "Il nostro mondo non è in vendita" evidenzia come il commercio venga usato dai paesi più potenti per forzare i paesi in via di sviluppo a ristrutturare i loro sistemi economici in modo da favorire gli interessi delle multinazionali. Come ha sottolineato la rappresentante della campagna, Dot Keet, dal Sudafrica, il fallimento del vertice di Cancun rappresenta un segnale molto importante. L'Organizzazione Mondiale del Commercio è sempre più fragile e inconcludente e si avverte chiaramente la necessità di un nuovo sistema di alleanze, richiesto con forza anche dalla società civile.
Ancora più esplicita Susan George, di Attac: "Siamo in guerra, perché per l'amministrazione statunitense non sopporta rivali per i propri interessi economici, e l'Europa è il primo nella lista". I cittadini europei devono organizzarsi per costruire un modello alternativo, chiudere i paradisi fiscali, combattere i sistemi economici illegali, difendere il sistema sociale europeo sotto attacco e rafforzare le Nazioni Unite. "Anche se non è detto che ci riusciremo, questa è la nostra responsabilità storica".
L'intervento conclusivo di questa sessione è stato di Lilian Celiberti Rosas, dall'Uruguay, rappresentante dell'Articulacion Feminista Mercosur, che ha ribadito come la pace non sia solamente assenza di guerra, ma costruzione di una nuova cultura a partire dal contesto sociale.
Proprio l'importanza del lavoro svolto dagli enti locali è stata al centro della seconda sessione, aperta da Moema Miranda, rappresentante del Forum Sociale Mondiale. L'ospitalità è uno dei gesti di pace più concreti e questa manifestazione dell'Onu dei Popoli rappresenta un gesto di accoglienza del mondo intero a livello locale. Il ruolo del Forum Mondiale è stato proprio quello di catalizzare una risposta organizzata, da Seattle in poi, e la Tavola della Pace rappresenta una delle tante importanti esperienze che, pur precedendo nel tempo il forum, ne trae ispirazione. Il dialogo resta la colonna portante di questo movimento e solo dialogando che chi è diverso si possono creare altri gesti concreti di pace, mantenendo e rispettando al tempo stesso la diversità. Resta però ancora molto da fare, in particolare per dialogare di più con l'Africa e con l'Asia.
Il ruolo dell'Europa in questo contesto è stato sottolineato ulteriormente da Giampiero Rasimelli, del Forum del Terzo Settore. "Emerge un'esigenza di Europa, come potenzialità ma anche come assenza. Dobbiamo essere per l'Europa, senza se e senza ma, senza rinunciare a batterci perché l'Europa non sia quella dei mercati, chiusa alle ragioni del mondo e alle migrazioni". C'é quindi bisogno di un movimento ampio e unito, che sappia vivere le proprie divergenze oltre che differenze, portando così innovazione nel mondo della politica.
Movimento che ha un importante appuntamento il prossimo mese a Saint Denis, per il Forum Sociale Europeo. Adrian Cossic, rappresentante del comune francese sede di questo evento, ne ha descritto brevemente lo spirito e la logistica, raccontando anche un aneddoto significativo: recentemente il miele prodotto a Saint Denis, notoriamente pregiato, è stato analizzato e si è scoperto che la sua qualità è migliorata notevolmente grazie al contributo degli immigrati, che hanno portato piante e fiori dai loro paesi di origine, contribuendo così alla biodiversità. Da qui l'invito a tutti i partecipanti al Forum Europeo a portare una piantina dal loro paese.
Anche i sindacati europei si ritroveranno a Saint Denis per ribadire l'imporanza che la politica torni a governare la globalizzazione, conservando lo stato sociale europeo e ripudiando la guerra. Per Titti Di Salvo, della Cgil, ciò non può succedere se l'Europa rinnega, come purtroppo traspare dalla nascente Costituzione, ciò che è stata e i valori sui quali è fondata.
"L'Europa deve avere coraggio", afferma Mercedes Bresso, della Federazione Mondiale delle Città Unite, "ed essere soggetto di dialogo e portatrice di pace". Non è facile, a causa anche della svolta conservatrice in molti governi europei, ma i cittadini hanno e devono avere un ruolo fondamentale.
In questo contesto é fondamentale il ruolo delle Nazioni Unite la cui riforma resta, secondo Antonio Papisca dell'Università di Padova, uno dei compiti principali dei quali l'Europa dovrebbe farsi carico, promuovendo una convenzione così come ha fatto per la Costituzione europea.
Europa che sta nascendo incompleta proprio nella sua carta costituente, come evidenza Guido Montani del Movimento Federalista Europeo; questa Costituzione non è democratica, è imperfetta anche sui diritti sociali, grande conquista della storia europea, e i cittadini europei devono impegnarsi per cambiarla, anche dopo la sua eventuale approvazione.
La Costituzione Europea è stata oggetto anche dell'intervento di Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commmissione Giustizia e Pace dell'Umbria. E' necessario mettere nella Costituzione il ripudio della guerra, perché proprio in Europa hanno preso inizio le due guerre mondiali e la tragedia dell'Olocausto. Costruire la pace è un impegno permanente, volgendo lo sguardo soprattutto a quella parte del mondo che soffre maggiormente degli errori e delle follie europee. "Un'Europa senza Africa, è una non-Europa".
In Asia intanto fervono i preparativi del prossimo Forum Mondiale, che si svolgerà nel gennaio 2004 a Mombay, in India. Kamal Chenoy ne ha descritto lo spirito e la grande partecipazione che si prevede, invitando tutti a partecipare e a far partecipare. (Maggiori informazioni sul sito World Social Forum 2004)
"Prima di tutto bisogna parlare di nonviolenza e imparare a riconoscere tutte le forme di violenza" questo il forte richiamo di Don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera nel suo atteso intervento nell'ultima sessione. Violenza presente in molte forme, sia in Italia che in Europa. In Italia, dove si sta perdendo la percezione dell'illegalità e che per questo è stata oggetto di una recente ispezione dell'Onu; Italia detentrice anche di un triste primato, quello della povertà dei minori, e con una situazione disumana e degradante nelle sue carceri sovraffollate. In Europa, sempre più fortezza, ai cui confini già 3500 persone sono morte e dove la libertà di tutti è in gioco in nome della sicurezza. Da qui emerge la necessità di luoghi per pensare e progettare, come questo dell'Onu dei Popoli organizzato dalla Tavola della Pace, in modo che la società civile sia una spina nel fianco delle coscienze dei potenti.
Dopo l'intenso intervento di Don Ciotti hanno chiuso l'assemblea i ragazzi e le ragazze che hanno dato vita al forum dei giovani; con parole semplici ed appassionate due rappresentanti dei 160 giovani incontratisi a Terni hanno ribadito la ferma intenzione della gioventù europea a partecipare attivamente allo sviluppo dell'Europa, senza perdere di riferimento i valori della pace e dei diritti umani. Un intervento molto bello ed applaudito, accompagnato dal bel gesto degli altri relatori che, a causa dei tempi stretti, hanno rinunciato a parlare lasciando spazio ai giovani. [FI]