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Senatore Olivero, che ne pensa degli F-35?
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La sua foto campeggia ancora sul sito della campagna “Taglia le ali alle armi”. Ma di lui si è persa traccia. O meglio, s’è persa ogni dichiarazione. La questione dei caccia F-35 sembra scomparsa dall’agenda del neo-senatore Andrea Olivero. Eppure, quando era presidente delle ACLI in più occasioni aveva sostenuto con forza la necessità di cancellare – o almeno sospendere – l’acquisto degli F-35. Mettendoci la faccia in prima persona.
Non aveva risparmiato critiche pesanti al governo Monti proprio su questo tema: «I tagli previsti dalla manovra economica non riguardano le spese militari» – aveva affermato in un’intervista all’agenzia Misna all’indomani della manovra “Salva Italia”. «Era lì che bisognava tagliare. In un momento così drammatico per l’Italia si dovevano, tanto per fare un esempio, cancellare le spese miliardarie per i nuovi cacciabombardieri F-35 già messe in bilancio. Bisognava almeno rinviare gli acquisti a una stagione meno difficile, sempre qualora fossero ritenuti necessari per la pace» – aveva aggiunto.
Non solo. Si era spinto a criticare anche la decisione del governo Monti di ridurre da 131 a 90 il numero dei caccia da acquistare: «Meglio di niente, si potrebbe dire. Ma resta assolutamente discutibile la scelta di investire una cifra che resta considerevole in veicoli militari per missioni d’attacco». «Noi sospettiamo che questi acquisti rispondano più a una strategia industriale che a una scelta politica» – aveva detto in una lunga intervista per L’Unità. «Non comprendiamo quale sia la funzione di un'arma di attacco come sono gli F-35, all'interno di una strategia di sicurezza di un Paese che ha nella sua Costituzione il ripudio della guerra» – aggiungeva dicendosi pronto «a discutere del nuovo modello di difesa». «E' una decisione che deve compiere un Paese e non un ristretto gruppo dirigente, o ancora peggio, un'oligarchia industriale-militare» - chiosava caustico.
Concetti che ribadiva in una intervista a Famiglia Cristiana. «Resta l’impressione, in assenza di altri segnali, che l’unica politica industriale del nostro Paese sia quella militare. Mentre è tempo di riconvertire i nostri impianti industriali alla luce di un nuovo modello di sviluppo». E ancora: «Non è solo una questione di risparmi e di efficienza. Quello che auspichiamo, e che purtroppo non vediamo, è un generale ripensamento della nostra politica di Difesa, non una semplice riorganizzazione del comparto militare». Dichiarazioni che ripeteva in dibattiti e interviste. (Una per tutte questa rilasciata a SanPaoloStore – si veda dal min. 2.48)
Poi è diventato senatore in “Lista Civica con Monti per l’Italia”. «Ho scelto di candidarmi ‘Con Monti per l’Italia’ – scrive sul suo sito – perché ho visto una voglia e una determinazione di cambiare le cose senza stare negli schemi logori delle ideologie e dell’establishment». E aggiunge: «Mi sono candidato perché credo sia necessario tentare di rinnovare la politica radicalmente. Il presidente Monti non ha voluto dei collaboratori moderati, ma degli ‘estremisti riformisti’. La scommessa è grande, è per il bene della nostra Italia e per dare risposte ai meno tutelati».
Da allora è apparso più volte nei dibattiti televisivi tra cui “Porta a porta”, “Piazza Pulita”, “RaiNews24” fino a “Mapperò” a commentare un po’ di tutto, dai risultati delle elezioni politiche alle amministrative, dall’elezione del nuovo pontefice fino ai “palazzi della politica” e al “riformismo”. Ma sugli F-35 nessuna parola.
Sarà che – essendo stato nominato Coordinatore del suo partito – deve adesso cercare di sostenere quanto affermava mesi fa il suo capopartito in un’intervista a “Presa diretta” (per Monti l’acquisto di 90 caccia F-35 rappresenterebbe “un risparmio a medio e lungo termine” e il loro acquisto assicurerebbe “la coerenza con gli indirizzi strategici decisi in sede Nato e Unione Europea”, anche se né la Francia né la Germania li acquisteranno). Sarà che è preso da questioni di partito che adesso gli sembrano prioritarie, come quella di «rimarcare la nostra effettiva differenza (…) per dare risposte concrete all’Italia, fuori da ogni gioco di parte della vecchia politica». Oppure sarà che è difficile dire “Signornò” al suo collega di partito e attuale ministro della Difesa, Mario Mauro, che in una recente intervista ha avanzato l’idea di rialzare l’asticella del numero dei caccia da acquistare “tra i 90 e i 131 aerei”, ma che poi ha detto di essere stato "male interpretato".
O sarà solo che Andrea Olivero ha legittimamente cambiato idea. Non sarebbe il primo che, entrando in politica, decide di farlo. E, presumibilmente, non sarà l’ultimo.
Oggi davanti a Montecitorio si terrà il sit-in promosso da Rete Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavola della pace per sostenere la mozione promossa dalla campagna “Taglia le ali alle armi” e firmata da 158 parlamentari di SEL, PD e M5S che chiede la cancellazione della partecipazione italiana al programma di sviluppo e acquisto dei cacciabombardieri F-35. Una “campagna trasversale” in cui – come sottolinea Famiglia Cristiana – “la presenza del mondo cattolico fin dall’inizio è stata determinante”.
Montecitorio non è lontano da Palazzo Madama. Il senatore Olivero ha l’occasione per passare a fare un saluto agli amici che con lui hanno condiviso tante lotte sociali e per rispondere ad una domanda che in molti oggi si pongono: “Senatore Olivero, che ne pensa degli F-35?”.
Giorgio Beretta
[email protected]
RISPOSTA DEL SENATORE ANDREA OLIVERO
Il senatore Andrea Olivero, al momento, non ha inviato a Unimondo una risposta ma il giorno successivo (martedì 25 giugno) in mattinata ha pubblicato sul suo profilo facebook e inviato alla stampa quanto segue:
F35, Olivero (Sc): Inquadrarli nel modello europeo di Difesa
Credo che il modello di difesa delle singole nazioni sia superato. Dobbiamo andare verso un modello integrato a livello comunitario creando un esercito europeo. Come Scelta Civica ci siamo sempre schierati per una difesa organica da realizzare tramite un esercito che in conformità ai principi della democrazia, garantisca la sicurezza dei Paesi, sia in un'ottica difensiva che nell'ottica del fattivo mantenimento della pace, in ogni parte del mondo in cui e' minacciata. D'altra parte, sono assolutamente convinto che in tempi di crisi sia necessario contenere i costi e razionalizzare le spese, a partire da quelle militari. Dobbiamo però diffidare dei tagli lineari che in diverse occasioni non sono risultati efficaci ed efficienti. Anche per la difesa, i tagli lineari non sono utili: i costi militari devono essere inquadrati entro scelte strategiche complessive. Abbiamo sempre chiesto e chiederemo anche in questi giorni al ministro Mario Mauro e al Governo che la questione degli F35 sia inserita in una prospettiva più ampia, in particolare sul modello europeo di difesa. Solo fatta questa verifica e compreso il disegno europeo in cui gli stati contano di difendersi e di condurre operazioni di pace, sarà possibile calendarizzare gli acquisti di questi velivoli.