Se la matematica ci insegna a non cedere

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In tempi di diseguaglianze e dinamiche politiche spesso spietate, chi detiene poteri smisurati o si accanisce nella volontà di vessare il prossimo sembra purtroppo avere la meglio. Una recente ricerca condotta dal Dartmouth College dimostra però come agire secondo logiche non cooperative possa rivelarsi per le persone che si trovano dal lato più debole nelle relazioni di potere un’occasione per ottenere un trattamento più equo – e persino infliggere una perdita alla loro controparte abusante.

L’affermazione fa riferimento a uno strumento basato sulla teoria dei giochi – una disciplina che studia modelli matematici di interazione strategica tra agenti razionali – e che potrebbe essere applicato per equilibrare il potere nelle negoziazioni lavorative, nelle relazioni internazionali e persino per integrare la cooperazione nei sistemi interconnessi di intelligenze artificiali, come per esempio le auto senza conducente.

Pubblicato sulla rivista scientifica PNAS Nexus, lo studio guarda in modo innovativo a quelle che nella teoria dei giochi vengono chiamate “zero-determinant strategies”, sviluppate dagli scienziati William Press e Freeman Dyson: l’estorsore controlla la dinamica del gioco a suo vantaggio divenendo via via meno cooperativo, ma restandolo abbastanza da tenere la controparte impegnata, senza mai cedere per primo quando si arriva a una condizione di stallo. In teoria, questo permette sempre di avere prestazioni migliori dell’oppositore chiedendo e ottenendo una percentuale maggiore della posta sul tavolo.

La ricerca condotta a Dartmouth e guidata dal professore associato Feng Fu, ha però utilizzato modelli matematici di interazione per svelare un tallone d’Achille in uno scenario che sembrava senza crepe: ad emergere è stata una strategia intransigente dove la resistenza a essere schiacciati non solo provoca in ultima battuta una perdita maggiore per l’estorsore, ma può addirittura portare ad un risultato finale più equo. Come afferma Xingru Chen, prima autrice della ricerca, “i giocatori intransigenti che scelgono di non subire un’estorsione possono resistere rifiutando una piena cooperazione. Certo cedono parte del loro vantaggio, ma l’estorsore perde di più”. I risultati della ricerca dimostrano che quando un estorsore si trova davanti una controparte che non cede, la migliore risposta è concordare un’equa separazione, che si traduce nella possibilità che l’equità e la cooperazione vengano coltivate e rinforzate da “giocatori” inflessibili.

Si tratta di scenari che spesso si concretizzano nel mondo reale, per esempio nelle relazioni di lavoroUna grande impresa per esempio può costringere i fornitori a prezzi molto bassi per la propria convenienza, minacciandoli di sostituirli con concorrenti più convenienti. Uno sciopero o una protesta possono rovesciare la situazione in favore dei lavoratori e portare a una condizione più vantaggiosa. “Il risvolto pratico di questo studio dimostra che, per la parte più debole, è meglio resistere e non essere la prima a cedere a un compromesso, trasformando così l’interazione in un ultimatum nel quale l’estorsore è incentivato a essere più corretto e cooperante per evitare una situazione di perdita reciproca”, ha dichiarato Fu.

Lo studio, secondo Christian Hilbe, leader del gruppo di ricerca “Dynamics of Social Behavior” presso il Max Planck Institute for Evolutionary Biology in Germania, “evidenzia come persino gli estorsori possano essere superati nelle proprie prestazioni […] E diverse ricerche sulle dinamiche comportamentali mostrano come gli estorsori costituiscano una porzione significativa delle nostre interazioni quotidiane.

Una scoperta che si preannuncia provocatoria e in controtendenza in tempi che tendono alla devozione per il compromesso e il dialogo: in molte dinamiche collettive e di comunità sembra invece che non essere collaborativi possa rivelarsi la strategia migliore per le parti deboli per avere la meglio.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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