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Schengen in stand by per 9 Stati su 29
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Foto: Unsplash.com
Rullo di tamburi: nuovo successo messo a punto dall’Unione Europea con l’ampliamento dell’area Schengen a Bulgaria e a Romania a partire dal primo gennaio 2025. Sono 29 i Paesi membri nei quali vige l’accordo di libera circolazione, con l’eliminazione dei controlli di frontiera su strade, nei porti e negli aeroporti. Oggi ci sono più di 400 milioni di europei che possono spostarsi liberamente, senza barriere. Si passa di Paese in Paese senza seguire la famigerata indicazione “Alt. Dogana”: la strada prosegue, le auto anche e a un certo punto i cartelli cambiano lingua e si rilega i gabbiotti dei controlli di frontiera ad archeologia politica.
Doppio rullo di tamburi: nel 2025 ricorrono i 40 anni dell’Accordo Schengen, stipulato nell’estate del 1985 nell’omonima cittadina lussemburghese inizialmente tra i soli Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. L’Italia lo ha sottoscritto successivamente, nel 1990.
E ora arrivano le note dolenti: il futuro di Schengen appare a rischio. Già nel dicembre 2021 la Commissione Europea aveva proposto un aggiornamento delle norme in vigore, con l'intento di assicurare che la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne restasse una misura di estrema necessità, favorendo invece l'adozione di soluzioni alternative come controlli di polizia mirati e un rafforzamento della cooperazione tra forze di polizia. Dopo un lungo processo di revisione, nell’aprile dello scorso anno il Parlamento Europeo ha approvato con 311 voti favorevoli, 267 contrari e 53 astensioni una modifica del Codice Frontiere Schengen volto a rafforzare la libera circolazione all'interno dell'area Schengen, chiarire le norme e ridurre il numero di controlli temporanei alle frontiere interne. L’aggiornamento delle regole dell’Accordo sono state poi confermate in maggio dal Consiglio Europeo. Nella pratica, secondo le nuove regole, gli Stati Schengen possono rispondere a una seria minaccia all'ordine pubblico o alla sicurezza interna – ad esempio, legata a terrorismo, crimine organizzato o improvvisi movimenti di massa di cittadini di paesi terzi – autorizzando controlli temporanei alle frontiere per un massimo di due anni, con una possibile estensione di un ulteriore anno. In caso di emergenza sanitaria pubblica che coinvolga più Stati membri e metta a rischio il funzionamento dell'intera area Schengen, la Commissione può autorizzare controlli alle frontiere in più Stati per periodi di sei mesi. Prima di decidere la reintroduzione dei controlli alle frontiere, lo Stato membro deve valutare l'efficacia, la proporzionalità e gli effetti collaterali di tale decisione. Dopo sei mesi, deve redigere una valutazione dei rischi.
E stop ai rulli di tamburi. Mentre il processo di revisione andava avanti e ancora oggi che si è completato, alcuni Stati membri dell’Unione e firmatari dell’Accordo di Schengen, hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne, sospendendo de facto l’accordo. Se il 17 marzo 2020, al fine di contrastare la diffusione del COVID-19, il trattato di Schengen è stato sospeso temporaneamente in tutta l'Unione Europea e anche nello Spazio economico europeo; successivamente, ad oggi 9 Paesi stanno facendo ricorso a questo strumento: Paesi Bassi, Austria, Germania, Francia, Svezia, Slovenia, Danimarca, Italia e Norvegia.
Dal 16 settembre 2024 la Germania ha reintrodotto i controlli terrestri nei confini con Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio e Danimarca per un periodo di sei mesi (fino al 15 marzo 2025). L’obiettivo è limitare l’immigrazione irregolare e proteggere la sicurezza nazionale, specialmente nel contesto della guerra in Ucraina. Il 12 novembre Berlino ha poi ampliato il controllo dei confini anche verso l’Austria per le gravi minacce all'ordine pubblico e alla sicurezza poste dalla già tesa situazione di accoglienza dei rifugiati e dal potenziale aumento della pressione migratoria alle frontiere esterne dell'UE a causa degli sviluppi in Afghanistan, Turchia e Siria, nonché delle attività di contrabbando, della guerra di aggressione in corso da parte della Russia contro l'Ucraina e della situazione di sicurezza in Medioriente. E ancora un mese dopo, analoghi controlli sono ripristinati sulle frontiere con Polonia, Svizzera e Repubblica Ceca.
Il 16 ottobre 2024 Vienna ha ripristinato i controlli con la Slovacchia per i rischi associati alla migrazione irregolare, ad esempio attraverso le rotte balcaniche, alla pressione migratoria nell'area pre-frontaliera, nonché alla pressione sul sistema di accoglienza per i richiedenti asilo e sui servizi di base, alla guerra di aggressione in corso della Russia contro l'Ucraina e alla situazione della sicurezza in Medioriente aggravata dai gruppi terroristici. A un mese di distanza, il 12 novembre 2024, l’Austria ha sospeso Schengen anche per le frontiere verso Ungheria e Slovenia per le stesse sostanziali ragioni.
Il primo novembre 2024 la Francia ha reintrodotto i controlli alle frontiere con Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Italia e Spagna per 6 mesi, per gravi minacce all’ordine pubblico e attività terroristiche correlate al passaggio di migranti irregolari sul suo territorio.
Dal 12 novembre 2024 la Svezia ha sospeso fino all’11 maggio 2025 l’accordo per tutte le frontiere interne (terrestri, marittime e aeroportuali) adducendo come causa le gravi minacce all'ordine pubblico e alla sicurezza interna poste da eventi legati al terrorismo e da gravi reati associati a un conflitto armato in corso nell'ambito della criminalità organizzata e delle bande.
Nella stessa data anche la Danimarca ha attivato analoga sospensione dell’accordo per tutte le frontiere terrestri e marittime con la Germania. Le ragioni stanno nelle gravi minacce all'ordine pubblico e alla sicurezza interna poste dai continui eventi legati al terrorismo e alla criminalità organizzata, così come l'aggressione in corso da parte della Russia in Ucraina, i tentativi russi di spionaggio e gli atti di sabotaggio fisico da parte di individui legati alla Russia, insieme all'impatto dei conflitti armati mediorientali e dei conflitti in Africa, che aumentano la pressione migratoria, gli ingressi irregolari e il rischio di infiltrazione da parte di individui radicalizzati
Analoga decisione nella stessa data da parte della Norvegia. Pur non facendo parte dell’Unione Europea, la Norvegia è uno dei Paesi che ha sottoscritto gli accordi di Schengen, insieme a Svizzera e Islanda, permettendo la libera circolazione delle persone all’interno dell’area. Il Paese ha deciso di seguire l’esempio degli altri Paesi baltici per la minaccia generale rivolta al settore energetico, ai possibili sabotaggi da parte dei servizi segreti russi e alla necessità di aumentare la protezione delle infrastrutture.
Il 9 dicembre 2024 i Paesi Bassi hanno annunciato la sospensione temporanea dell'accordo di Schengen e la reintroduzione dei controlli alle frontiere fino all'8 giugno 2025. La ragione? Arginare l’immigrazione irregolare e combattere il traffico di migranti.
Il 19 dicembre 2024 anche il governo italiano si è accodato all’elenco, sospendendo l’accordo sul confine con la Slovenia per la continua minaccia di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori lungo la rotta mediterranea e la rotta balcanica, le crisi in corso nell'Europa orientale e in Medioriente, l'aumento della pressione migratoria e il rischio di infiltrazioni terroristiche, il rischio di azioni violente contro i cittadini israeliani e di attività terroristiche e l'aumento dei rischi per la sicurezza associati al Giubileo universale della Chiesa cattolica. I controlli alla frontiera saranno in atto fino al 18 giugno 2025.
Tre giorni dopo, il 22 dicembre 2024, la Slovenia a sua volta ha ripristinato i controlli verso Croazia e Ungheria per ragioni correlate alla criminalità organizzata, alle infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori attraverso i Balcani occidentali e di islamisti radicalizzati che potrebbero entrare nelle città europee durante la stagione delle vacanze, nonché le minacce ibride provenienti dalla Federazione Russa, l'aggressione in corso da parte della Russia in Ucraina, i cittadini russi che tentano di entrare illegalmente in Slovenia.
Dulcis in fundo, la Bulgaria neo-entrata nell’area Schengen a partire dal primo gennaio 2025, nella stessa data ha sospeso l’accordo sul confine con la Romania per i rischi alla sicurezza correlati alla pressione migratoria dettata dalle crisi in corso in Medioriente, Africa, Siria, Afghanistan. Di certo un buon inizio!
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.