Rwanda: iniziati i tribunali popolari per genocidio 1994

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Dopo due anni di sperimentazione, sono iniziati nei giorni scorsi a Mayange (a sud di Kigali), i "gacaca", i primi processi di fronte ai tribunali popolari ruandesi - informa l'agenzia Misna. I "gacaca" affiancheranno la magistratura ordinaria nei procedimenti contro le decine di migliaia di persone incarcerate con l'accusa di aver partecipato al genocidio del 1994. Si tratta di organi giurisdizionali che si rifanno alle tradizionali assemblee di villaggio e possono giudicare solo gli esecutori materiali dei massacri ma non i "pianificatori" del genocidio, né gli stupratori, che sono giudicati dalle corti "classiche" sotto giurisdizione del tribunale dell'Onu, ad Arusha (Tanzania). Il massimo della pena che può essere comminata da questi tribunali è l'ergastolo, mentre quelli classici possono condannare i colpevoli anche alla pena di morte. Secondo le cifre stimate dall'Onu nel genocidio del 1994 in Rwanda vennero uccise 800mila persone, in maggioranza appartenenti all'etnia minoritaria tutsi.

Secondo la stampa, la prima persona a comparire di fronte a un "gacaca" è stato Jean Damascene Habimana che ad Ainsi si è trovato davanti i nove giudici e centinaia di abitanti del villaggio accorsi per assistere al processo. Gacaca (pronuncia 'gaciacia'; in kinyarwanda vuol dire 'erba') é un'udienza che si svolge in un campo. Trentatrè anni, accusato di aver ucciso tre persone, Habimana ha esordito chiedendo "scusa a tutti i ruandesi". Le autorità di Kigali fanno sapere che in questa prima fase i "gacaca" processeranno i sospettati che rientrano nella "seconda categoria", ovvero quelli che hanno ricevuto dai superiori l'ordine di uccidere. Si tratta di un numero di persone imprecisato, anche se recentemente il governo di Kigali ha fornito una stima impressionante: quasi un milione di ruandesi potrebbero essere coinvolti nelle udienze dei tribunali popolari, cioè un abitante ogni otto del Rwanda.

Il sistema giudiziario dei "gacaca" è basato sulle modalità con cui si amministra la giustizia nel villaggio: nove giudici scelti dalla popolazione locale (normalmente tra le persone più anziane e per questo considerate più sagge), nessun avvocato né per la difesa (ci pensa l'imputato stesso o qualcuno del pubblico) né per l'accusa (anche qui sono i partecipanti al processo a guidare il 'contraddittorio') - informa l'agenzia Misna. Questo tipo di processo popolare, che non prevede la presenza di un avvocato a difesa dell'imputato, è stato osteggiato dalle associazioni dei diritti umani. Anche la competenza della giuria, formata da personalità del villaggio, è' tutt'altro che garantita. Almeno nelle intenzioni, però, più che un organo giudiziario, i gacaca dovrebbero favorire la riconciliazione tra vittime e carnefici attraverso il confronto diretto e il ricordo collettivo, seguendo la scia (anche se in forma diversa) della Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica post-Apartheid. [GB]

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