www.unimondo.org/Notizie/Russia-ad-un-anno-dalla-legge-sugli-agenti-stranieri-143558
Russia: ad un anno dalla “legge sugli agenti stranieri”
Notizie
Stampa
Nonostante il 19 novembre sia arrivata la buona notizia della liberazione su cauzione, a condizione di non lasciare la Russia, di Cristian D’Alessandro e di tutti gli attivisti di Greenpeace incarcerati il 19 settembre in seguito alla protesta contro la piattaforma petrolifera della Gazprom e le sue pericolose trivellazioni nel Circolo Polare Articolo, la situazione di tutte le Ong in Russia rimane ancora particolarmente delicata. Era, infatti, il 21 novembre 2012 quando la “legge sugli agenti stranieri” entrava in vigore in Russia soffocando tutte le Organizzazioni non governative. Fin dai primi giorni gli uffici di centinata di Ong, incluso l’ufficio di Amnesty International a Mosca, sono stati “ispezionati” da rappresentanti del pubblico ministero, ispettori del fisco e altre agenzie governative. In totale durante questi ultimi 12 mesi “Oltre un migliaio di Ong, hanno subito ispezioni e decine hanno ricevuto ammonimenti. Parecchi tra i più importanti gruppi per i diritti umani sono stati multati e alcuni sono stati costretti a chiudere” ha affermato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. La “legge sugli agenti stranieri”, al centro di un reticolo di leggi repressive adottato con il ritorno di Vladimir Putin, obbliga le Ong che ricevono fondi dall’estero e sono impegnate in “attività politiche” a registrarsi come “organizzazioni che svolgono la funzione di un agente straniero” limitandone di fatto tutte le attività legate ai diritti civili, politici, sociali ed economici, nonché alle questioni ambientali e di discriminazione nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti).
Nonostante le Ong russe abbiano pubblicamente e all’unanimità rifiutato di essere etichettate come “agenti stranieri” le ispezioni seguite alla legge in numerose sedi di attivisti sono state l’occasione per avviare procedimenti amministrativi e penali nei confronti di parecchie Ong e dei loro dirigenti e si prevede che ne seguiranno ancora molti altri. L’obiettivo? Per Dalhuisen “La legge sugli agenti stranieri è stata concepita per stigmatizzare e screditare le Ong che si occupano di diritti umani, monitoraggio elettorale e altre questioni sensibili. Fornisce un pretesto perfetto per multare e chiudere gruppi che esprimono critiche e taglia fonti di finanziamento spesso di vitale importanza”. Così è stato per il gruppo di monitoraggio elettorale Golos (Voce) che dopo aver provato invano a contestare in tribunale la legge ha dovuto sciogliersi per aver ricevuto pesanti multe ed essere stato costretto a sospendere le attività per parecchi mesi. Il Centro Kostroma per il sostegno alle pubbliche iniziative ha subito la stessa sorte e ha chiuso per l’impossibilità di pagare le pesanti multe ricevute. Analogamente il film festival Lgbti Bok o Bok (Fianco a fianco) ha pagato una multa e ha chiuso prima di vincere il ricorso in appello e ora non può più ottenere il rimborso della multa. Solo la scorsa settimana cinque Ong di Mosca: Memorial Ryazan, Verdetto pubblico, il movimento Per i diritti umani, Jurix e Golos sono comparse in giudizio e molte altre Ong in tutta la Russia sono sotto processo.
“La sconfitta in tribunale di Memorial Ryazan è un ulteriore pericoloso sviluppo per le Ong russe e mette in evidenza le spaventose implicazioni che la legge per gli agenti stranieri ha sul futuro dei diritti umani nel paese" ha affermato Sergei Nikitin, direttore dell’ufficio di Mosca di Amnesty International. “Se altri tribunali russi prenderanno simili decisioni, si alimenterà un processo che essenzialmente paralizzerà il movimento per i diritti umani nel Paese, una prospettiva che sembrerebbe essere ben accolta dal Cremlino”. Il gruppo per i diritti umani Alleanza delle donne del Don, che fornisce sostegno alla popolazione locale su aspetti della vita quotidiana come il lavoro, la famiglia, l’alloggio e la pensione, si è presentato in tribunale questa settimana per non essersi registrato come “organizzazione che svolge la funzione di un agente straniero”. “Non abbiamo niente di cui vergognarci o di cui sentirci colpevoli. Siamo orgogliose del nostro lavoro. La chiusura della nostra organizzazione colpirà tanta povera gente” ha dichiarato Valentina Cherevatenko, dirigente dell’Alleanza. Lev Ponomaryov, responsabile del movimento Per i diritti umani, ha dichiarato ad Amnesty International: “Se ci faranno chiudere, ne risentiranno migliaia di persone in tutta la Russia. Se altre Ong chiuderanno, ne risentiranno decine di migliaia di persone. L’intera società civile sarà condannata”.
In sintesi per Amnesty da quanto la “legge sugli agenti stranieri” è entrata in vigore: almeno 10 Ong assieme ai loro dirigenti sono stati portati in tribunale per non essersi registrate come “organizzazioni che svolgono la funzione di un agente straniero”; almeno altre cinque Ong sono finite sotto processo dopo le “ispezioni” per presunte violazioni amministrative come la mancata presentazione di documenti richiesti; almeno 37 Ong hanno ricevuto un ammonimento ufficiale e se continueranno a ricevere fondi dall’estero e a svolgere azioni arbitrariamente definite “attività politiche”, tra cui la pubblicazione di materiale sui diritti umani in Russia e il rifiuto di registrarsi come “organizzazioni che svolgono la funzione di un agente straniero”, violeranno la legge e ne pagheranno le conseguenze.
Con l’approssimarsi dei Giochi olimpici invernali di Sochi, però, i soci e i sostenitori di Amnesty International non si arrendono e hanno attivato una campagna per mettere in luce la sempre più deplorevole situazione dei diritti umani in Russia perché la “legge sugli agenti stranieri” viola gli accordi internazionali garanti del diritto alla libertà di associazione, manifestazione ed espressione. “La legge, inoltre, contravviene gli obblighi della stessa Federazione russa che include e difende la libertà di associazione. Per questo può e deve essere immediatamente abolita” ha concluso Dalhuisen, soprattutto adesso che la Russia è entrata a far parte del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. L’Assemblea Generale dell’Onu ha detto sì all’ingresso della Federazione nel Consiglio con 176 voti su 193 proprio lo scorso 15 novembre. “Fra le priorità - ha affermato il rappresentante permanente della Russia all’Onu, Vitaly Churkin - affronteremo la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e altri tipi di intolleranza ad essi legati” visto che, sempre secondo quanto dichiarato da Churkin, la Russia “si è consolidata come un partner affidabile e responsabile nel campo della difesa dei diritti umani”. Un’affermazione che aspetta ancora di essere confermata nei fatti. Per il momento Human Rights Watch non ha dubbi, “la decisione getta solo fango sul Consiglio” e le contestazioni di molte ong a Putin e alla sua personale “difesa dei diritti umani” non sono mancate anche questa settimana, durante il suo breve viaggio in Italia.
Commenti
Log in or create a user account to comment.