Russia/Ucraina. Il ruolo del sultano

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Sono passati ormai più di tre mesi dall’inizio delle ostilità in Ucraina. Un lasso di tempo che comincia a far pesare le conseguenze delle sanzioni occidentali e delle decisioni politiche in reazione all’attacco russo lo scorso 24 febbraio. I toni sono cambiati molto nei confronti della Russia nelle ultime settimane. Mosca infatti, sembra non aver subito la botta sperata delle sanzioni imposte dall’Europa e gli Stati Uniti, creando il panico fra i governi occidentali, continuando imperterrita nella sua avanzata nel Donbass e mostrando più resilienza di quanto nessun analista avrebbe potuto immaginare.

Ma a farne le spese, oltre a civili ucraini e i soldati di entrambi i lati, cominciano ad essere anche milioni di persone sparse ovunque nel Mondo, che sentono ogni giorno di più il caro vita pesare sul portafogli e si pongono serie domande sull’effettiva utilità delle sanzioni e sul futuro delle economie nazionali, soprattutto con la scarsità di gas e il suo costo diventato esorbitante, l’inflazione dei costi di prodotti alimentari (come il grano) e della benzina, guardando inoltre all’economia russa che sembra fiorire anziché soccombere. E tutto questo in un contesto in cui sia l’Europa sia il blocco occidentale in generale si ostina a rifiutare un dialogo diplomatico con il Cremlino, facendo diventare la Turchia l’unica spiaggia rimasta per dialogare con Mosca. Ankara, rimasta sulle sue posizioni concilianti con entrambi i Paesi in guerra dall’inizio delle ostilità e godendo di ottime relazioni con i due governi, continua infatti a proporre soluzioni concrete per porre fine ai combattimenti ma anche per alleviare le possibili conseguenze economiche nefaste che si stanno via via delineando a livello internazionale.

È ormai ovvio che il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il suo governo stanno giocando un ruolo decisivo per trovare un’intesa e una soluzione pacifica al conflitto in corso sulle coste settentrionali del Mar Nero. Ancora qualche giorno fa, in una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, Erdogan ha auspicato la fine dei combattimenti e la necessità immediata di un cessate il fuoco che permetterebbe l’apertura di corridoi umanitari e di possibili negoziati di pace. Inoltre Ankara si è detta disponibile a diventare un osservatore di pace, dopo che l’organizzazione di negoziati fra Ucraina Russia e Nazioni Unite porterebbero alla fine delle ostilità. Il ruolo della Turchia è quindi diventato centrale nel conflitto. Il presidente turco sembra essere ormai un passaggio obbligato fra il blocco occidentale e la Russia, diventato quasi un ambasciatore, vista l’intransigenza europea nel discutere con Mosca. Un approccio che favorisce il ruolo di Ankara anche nei suoi interessi strategici viste le rinnovate tensioni con Nato, Grecia e al suo confine sud-orientale e la minaccia terrorista del YPG/PKK...

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