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Rifugiati. Il Mare è Nostrum, la vita è loro
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I salvataggi dei migranti nel Canale di Sicilia potrebbero essere interrotti. Per il proseguimento dell’operazione Mare Nostrum l’Italia chiede aiuto all’Europa che, però, fa orecchie da mercante. «Penso che l’operazione debba diventare europea ma temo che non accadrà. Sono abbastanza pessimista: non riusciremo ad avere la partecipazione degli altri Stati membri», dice a left il sottosegretario con delega alle Politiche europee Sandro Gozi.
Mare Nostrum è il nome dell’intervento «militare e umanitario» di soccorso avviato dal governo Letta all’indomani della strage del 3 ottobre, quando il Canale di Sicilia restituì 366 cadaveri sotto gli occhi indignati del mondo. Finora ha salvato la vita di 26mila migranti, 20mila da gennaio a oggi. Risultati apprezzati dalle principali organizzazioni umanitarie e dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), che ha definito l’operazione «un contributo essenziale per evitare altre tragedie in mare».
Dall’avvio di Mare Nostrum sono passati sei mesi: un tempo sufficiente, a quanto pare, per l’elaborazione del lutto politico. Adesso si cominciano a fare i conti dei soldi spesi, oltre che delle vite salvate. I costi sono troppo alti, ha avvertito di recente il ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Sull’Italia non può incombere tutto il peso dell’urto di questo flusso immigratorio che si dirige verso l’Europa». Troppi 300mila euro al giorno, 9 milioni al mese. Specie se il clima politico è ostile all’accoglienza, sia in Italia, sia in Europa. C’è persino chi arriva a definire l’operazione della Marina italiana un «servizio taxi via mare nostrum». Copyright di Matteo Salvini, segretario della Lega nord.
«Non c’è alcuna certezza che l’operazione andrà avanti», ha detto Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa. E in effetti il governo certezze non ne dà. Anzi, pare già spostare l’attenzione su un altro strumento operativo, l’agenzia europea Frontex. Il 16 aprile il Parlamento di Strasburgo ha approvato nuove regole che attribuiscono a Frontex anche compiti di salvataggio, «conciliando così la necessità di garantire la sicurezza con il dovere di proteggere i diritti umani», ha spiegato il relatore Carlos Coelho. Dovrebbero entrare in vigore prima dell’estate. Il dubbio è che i nuovi compiti assegnati a Frontex possano dare un argomento in più a chi vorrebbe cancellare l’operazione della Marina italiana. Il fatto è che “Mare Nostrum” e “Frontex” non sono sinonimi. La prima è un’operazione di soccorso in mare, la seconda è un’agenzia istituita per il controllo e la difesa delle frontiere.
Le preoccupazioni contabili s’intrecciano con il clima elettorale, che ha riportato al centro del dibattito pubblico l’eterna “emergenza immigrazione”. A dare il là all’”allarme invasione” sono stati i dati diffusi dal ministro Alfano in persona: sono in arrivo dall’Africa – ha detto – 300mila-600mila migranti. Dati senza riscontro ma che sono bastati a ridare fiato alle forze xenofobe che hanno rilanciato il tema della “guerra ai clandestini”. Come la Lega nord, secondo cui la combinazione tra i salvataggi in mare e l’abolizione del reato di clandestinità è un “pull factor”, attrae i profughi. Le ostilità, poi, arrivano anche da parte della stampa italiana: «Clandestini, è festa. Hanno saputo che non è più reato», ha strillato il Giornale lo scorso 4 aprile. Come poteva restare indietro il quotidiano Libero? «Clandestino non è più reato: 600mila in arrivo», ha titolato lo stesso giorno. Il tutto condito da una riedizione della leggenda nera degli untori: gli immigrati porterebbero in Italia il virus Ebola. Ovviamente, nessun caso di Ebola è stato riscontrato.
Continente invalicabile
A temere gli arrivi dall’Africa non è solo l’Italia, ma tutti i governi europei. La pressione dei profughi aumenta anche alle frontiere terrestri e questo prova che tra Mare Nostrum e l’aumento degli arrivi non c’è alcun legame. L’enclave spagnola in Marocco di Ceuta-Melilla, per esempio, è una frontiera importante per i migranti subsahariani che tentano di entrare in Europa dal Nord Africa. Il governo Rajoy dice che le espulsioni «sono sporadiche». Ma si difende anche sparando proiettili di gomma e piombo: il 6 febbraio 13 migranti che tentavano di attraversare la barriera sono morti dopo l’intervento della Guardia civil. Anche la Germania si mostra preoccupata. Circa un mese fa la Corte d’Appello di Münster ha stabilito che i richiedenti asilo arrivati illegalmente attraverso l’Italia devono essere riportati nei confini italiani. Ognuno fa la guardia alle porte di casa sua: «Temo che gli altri Stati membri non abbiano neppure la volontà di cominciare a contribuire a Mare Nostrum», ribadisce il sottosegretario Gozi. E avverte: «Il pericolo è che per miopia, egoismo, mancanza di solidarietà e divergenze di veduta si dia spazio a gente come Marine Le Pen, che mette in discussione la libera circolazione delle persone nell’Unione europea. Stiamo rischiando grosso».
Sorvegliare ed espellere
Il braccio di ferro tra l’Italia e il resto del Continente è già cominciato. La “condivisione europea” richiesta a gran voce dal governo Renzi rimane inascoltata dagli Stati Ue. Tutti tranne la Slovenia, che ha inviato a Mare Nostrum una nave pattugliatrice Triglav 11. Una partecipazione piccola ma importante, precisa Gozi, perché «serve a dire che c’è almeno uno Stato membro che contribuisce». Dagli altri 26, invece, solo silenzio. «Se non otterremo l’europeizzazione di Mare Nostrum – prosegue Gozi – dovremo lavorare attraverso altri strumenti per rafforzare la gestione delle frontiere esterne». Tradotto: rafforzare l’agenzia Frontex e potenziare il sistema Eurosur. Ovvero due operazione miliardarie della Commissione Ue, nate per sorvegliare le frontiere esterne, identificare i profughi e stringere accordi con i Paesi confinanti per il rimpatrio dei migranti. La direzione pare chiara: creare un corpo di polizia comunitario. Non è un mistero, come conferma lo stesso Gozi: «Prima o poi dobbiamo arrivare a un corpo europeo delle guardie di frontiera, a una polizia di frontiera europea».
Puntare su Frontex significa dire addio a Mare Nostrum? «A questa domanda può rispondere solo il ministro che ha sotto controllo i bilanci», glissa Gozi. Alfano, però, ha preferito non parlare con left. In compenso continua a ripetere come un mantra: «Farò di Frontex un tema centrale nel semestre di presidenza europea». Mentre Italia ed Europa giocano a braccio di ferro, nel Mar Mediterraneo è in gioco la vita di migliaia di esseri umani. E dall’inizio dei flussi migratori i caduti ai confini della Fortezza Europa sono stati 23mila.
Tiziana Barillà
Fonte: left.it