Richiamo al governo per il rispetto degli impegni sulla cooperazione

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Eveline Herfkens, Direttrice Esecutiva per le Nazioni Unite della Campagna " Millennuim Developmente Goals" ha richiamato il Governo Italiano al rispetto dell'impegno, preso oramai trent'anni fa da tutti i paesi ricchi del mondo, di destinare lo 0,7% del PIL a favore della cooperazione internazione. Nell'occasione è stata presentata la campagna "Sin Credito No Hay Manana", promossa dal Consorzio Etimos in collaborazione con il Consorzio TransFair Italia.

"L'Italia - ha detto la rappresentatnte dell'Onu - è penultima nella lista dei paesi ricchi, per i contributi destinati agli aiuti di pubblico sviluppo. Destina lo 0,13% del Pil. All'ultimo posto ci sono gli USA con lo 0,1 %. E questo mentre i principali sostenitori sono i paesi del Nord europa, come l'Olanda, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia. Nonostante il Governo Italiano si impegni così poco, un sondaggio della OECD/Dac, organizzazione che raggruppa i paesi più ricchi del mondo, rileva che ben il 92% degli italiani sarebbe disponibile ad un un aumento delle tasse dell'1 % se questi soldi fossero destinati alla riduzione della fame e della povertà nel mondo. Manca quindi, in Italia, il trasferimento del sentito popolare in politiche di cooperazione. Il Governo Italiano si è impegnato ad aumentare i contributi a favore della cooperazione, ma ancora non è stato fatto nulla. Eppure gli italiani sarebbero pronti. Nell'Assemblea Generale per il Millennio del 2000, 179 Capi di Stato si sono impegnati su obietti importanti, come dimezzare la povertà nel mondo, mandare alla scuola primaria tutti i bambini, garantire uno sviluppo sostenibile e l'acqua potabile. Ora questi Capi di Stato devono rispettare gli impegni presi. E i cittadini devono chiedere ai loro governi di mantenere fede agli impegni presi". In merito alla rappresentatività delle Nazioni Unite dopo la guerra in Iraq Eveline Herfkens commenta: " E' un momento difficile, in cui c'è bisogno di credere nelle istituzioni internazionali. Il rischio, altrimenti, è quello di ricadere in un mondo dove esistono sono rapporti bilaterali, in cui i paesi più forti impongono le proprie regole ai paesi più deboli. E un modo di rafforzare le istituzioni internazionali è quello di rispettare gli impegni che i governi hanno preso proprio con le istituzioni internazionali".

Fonte: World Social Agenda

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