Rete Disarmo: consegnate al Governo 20mila firme contro l'acquisto dei caccia F35

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Ieri mattina, con una significativa manifestazione di fronte a Montecitorio, la campagna di mobilitazione “Stop F-35!” ha consegnato simbolicamente al Governo le 20mila firme raccolte per dire no all’acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighters (JSF-F35). La campagna promossa da Rete Italiana per il Disarmo e Sbilanciamoci! che ha visto il contributo di GrilloNews e di numerose realtà dell'associazionismo, ha chiesto ancora una volta di non proseguire nell'acquisto dei caccia e di utilizzare per scopi sociali più utili ed urgenti i circa 14 miliardi di euro che il Governo intende spendere nei prossimi anni.

La delegazione era composta tra gli altri da Giulio Marcon di Sbilanciamoci!, da Massimo Paolicelli, Alessandra Mecozzi, Maurizio Simoncelli e Tonio dell’Olio di Rete Disarmo e da don Renato Sacco della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Novara, area in cui si andranno a costruire alcune parti dell’aereo. Un territorio che da tempo è in mobilitazione per dire "no" all’invstimento di fondi pubblici in strumenti bellici e per segnalare come le promesse ricadute occupazionali non saranno mai così grandi come sbandierato e non potranno mai compensare l’impatto negativo di questo progetto per l’Italia.

La campagna ha portato in piazza un albero di Natale per evidenziare anche simbolicamente a tutta l’opinione pubblica italiana come il Governo Berlusconi stia preparando un bel “pacco” contenente 131 cacciabombiardieri d’attacco "che non servono assolutamente a nulla, anche in prospettiva militare". "Un costo che potrebbe essere trasformato in sostegno a politiche sociali che sarebbero dei veri regali per molti italiani" - commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo.

Secondo il ruolino di marcia del progetto JSF entro la fine dell’anno il Governo italiano, dopo aver chiesto ed ottenuto qualche mese fa un parere al Parlamento in poco tempo e senza praticamente dibattito, dovrebbe chiudere il contratto per i cacciabombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026. "Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi, sia per la sua incoerenza con le autentiche missioni di pace del nostro paese" - continua Vignarca.

In alternativa, la mobilitazione “STOP F35!”, sostenuta dalle 20mila firme e da oltre 120 organizzazioni di tutto il paese, ha portato in dono al Governo la richiesta democratica e nonviolenta di non firmare il contratto di acquisto con una decisione che le associazioni definiscono "immorale" vista la situazione economica e sociale del nostro paese e dell’intero mondo.

"In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’università e alle politiche sociali le alternative possibili all'acquisto dei cacciabombardieri sono davvero molte" - ribadisce Giulio Marcon di Sbilanciamoci!. "Si possono contemporaneamente costruire 3000 nuovi asili nido, costruire 8 milioni di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese" (tutte le alternative in .pdf).

Come Unimondo ha documentato, nella precedente legislatura il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, ha siglato con la controparte statunitense il protocollo d'intesa (Memorandum of understanding) formalizzando così l’ingresso nella fase di produzione, supporto e sviluppo ulteriore del caccia JSF. Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capocommessa è l’americana Lokheed Martin Aero. L'impresa italiana maggiormente coinvolta è l’Alenia Aeronautica.

Va ricordato che il JSF ('caccia da attacco combinato') è un "aereo da combattimento" di tipo stealth (bassa rilevabilità dai radar ed altri sensori) e ha due stive interne per le missili e bombe che possono essere anche di tipo nucleare come ha riconosciuto lo stesso ex-ministro della Difesa Arturo Parisi in un' intervista a Famiglia Cristiana. La possibilità di ripensarci ancora c’è. La Norvegia, il 30 marzo 2009 ha sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF. [GB]

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