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Resoconto di riunione del forum "bastaguerra" 14 giugno
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RESOCONTO DELLA RIUNIONE NAZIONALE DI BASTAGUERRA
- SABATO 14 GIUGNO BOLOGNA-PARCONORD.
Tutte e tutti coloro che non sono venute/i si sono persi una
temperatura tropicale ed una interessante riunione in cui sono
emerse proposte e voglia di ritrovarsi in nuove iniziative di
movimento. Alla riunione erano presenti i gruppi di Bastaguerra e altri comitati locali contro la guerra provenienti da Milano, Brescia, Pordenone, Udine, Genova, Firenze, Bologna, Roma, più la Convenzione permanente di donne contro le guerre, Unponteper, Actionforpeace, Arci, Beaticostruttoridipace. Era stato invitato il gruppo di continuità del FSE che era presente con Raffaella Bolini,
Roberto Giudici, Lisa Clark, Fabio Alberti e pochi altri tra cui i
coordinatori di Bastaguerra. La complessiva scarsa partecipazione è stata attribuita al caldo, alla stanchezza da troppe scadenze, all'impegno per i referendum.
La discussione ha analizzato l'attuale fase di "dopoguerra in Iraq" e di continuazione della guerra permanente, compresa l'attuale situazione in Palestina, la complicità di guerra del governo belligerante in Italia, il ricompattarsi delle divisioni tra Europa e U.S.A. dopo l'ultimo Consiglio di Sicurezza dell'ONU e il vertice di Evian, attorno alla rilegittimazione dell'occupazione militare dell'Iraq ed al tentativo di far digerire a posteriori la guerra preventiva all'opinione pubblica occidentale. Si è tentata una prima valutazione dei risultati politici ottenuti dal rande movimento contro la guerra di questi mesi, dopo aver subito la guerra guerreggiata e la vittoria militare USA. A questo proposito si sono sottolineati i seguenti punti:
-non siamo riusciti a fermare la guerra ma siamo riusciti a
delegittimarla presso l'opinione pubblica mondiale, dobbiamo ora cercare di evitarne la rilegittimazione attraverso la gestione dei risultati della vittoria militare;
-i limiti del nostro movimento sono stati legati alla insufficienza
della pur vastissima partecipazione, sul piano del conflitto reale e dunque della efficacia, del contrasto alle decisioni ed ai poteri di guerra
- pur non fermando l'offensiva militare, si poteva tuttavia
riuscire ad alzarne il prezzo politico per coloro che l'hanno
appoggiata, estendendo e continuando le proteste contro l'invio dei soldati, contro le complicità di guerra del nostro governo, contro le basi militari, contro la politica economica di riarmo ( vedi anche il fallimento della 185);
-fatti positivi rispetto al movimento dei movimenti sono stati la
grande contaminazione con i contenuti del pacifismo e la fusione tra le varie anime del movimento "noglobal", inizialmente nato sul tema del neo-liberismo, attorno al NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA;
-sono state prodotte alleanze e spostate forze sociali e politiche sul piano del dissenso alla guerra che oggi vanno riverificate attraverso il rilancio di iniziative concrete di conflitto e nuove campagne, dato il rischio di una regressione in senso reazionario (vedi ultimo voto in parlamento sull'invio della "missione umanitaria" in IRAQ.
Sul versante delle proposte per nuove iniziative del movimento si è messa in evidenza la necessità di organizzare campagne che possano essere condivise e praticate dall'insieme del movimento e non solo da alcune sue parti. Quindi si è sottolineata la necessità di un approfondimento delle questioni controverse che risultano, tra le altre quella del ruolo dell'ONU e quella delle cosiddette missioni di pace che ripropongono il ruolo dell'Europa armata e dell'esercito europeo o in alternativa dei corpi civili di pace e di una politica di
"smilitarizzazione dell'umanitario".
Si è sottolineata a questo proposito l'utilità di un seminario
sull'Esercito europeo in sede di Forum sociale europeo.
La maggiore condivisione nel dibattito si è registrata sulle seguenti due campagne da proporre a tutto il movimento, anche tramite il diretto coinvolgimento del gruppo di continuità, oltre che delle sedi locali:
BASI MILITARI. A partire soprattutto da quelle U.S.A., ma non
solo. E' un modo per cominciare a praticare la nostra battaglia
pacifista per il disarmo militare: sulle basi USA da chiudere e
riconvertire c'è attualmente un diffuso consenso nell'opinione
pubblica in sede locale specialmente, dati anche i disagi che
provocano nei territori alle popolazioni interessate e data la più generale volontà di voler rompere le complicità di guerra tra Italia e Stati Uniti. Si tratta poi di una illegalità più palese, perché non ci sono trattati che legalizzano l'occupazione di territorio italiano da parte di una potenza straniera ( ci sono accordi segreti ma niente di legale).
Una campagna sulle basi militari avrebbe queste caratteristiche:
si collega ad una più generale campagna internazionale già
proposta nella assemblea di Giakarta ;
esprime contenuti di lotta già praticati nella fase alta del movimento contro la guerra all'Iraq (trainstopping, porto di Livorno, Camp Darby e assedi pacifisti alle più importanti basi italiane; consente un legame politico forte tra tutte le anime del movimento, saldando il no alla guerra preventiva e al dominio imperiale USA al no a tutte le guerre e gli armamenti di settori tradizionali del pacifismo italiano.
Per organizzare una campagna come questa occorre un salto
qualitativo nell'organizzazione: coinvolgimento di tanti soggetti ( ad esempio enti locali e sindacati); grande diffusione di informazioni e materiale documentario;costruzione di una rete che consenta una mobilitazione periodica permanente organizzata in modo coordinato con invenzione di pratiche nonviolente ma di conflitto efficace - per esempio scadenze periodiche davanti alle basi con produzione di eventi mediatici.
FINANZIARIA DI GUERRA E LOTTE SOCIALI. L'autunno caldo che si profila sul tema dei diritti può essere un'occasione per saldare le nuove iniziative contro la guerra alla politica economica che prevede l'aumento delle spese militari. Costruire una campagna contro le spese militari può saldare il no alla guerra al no al neoliberismo, contro lo Stato militarista e lo smantellamento dello Stato sociale.
GESTIONE DEL DOPOGUERA IN IRAQ.
NON voltare pagina ma contrastare la cogestione del governo
occupante e della missione militare in Iraq. La complicità italiana ( partecipazione al governo delle forze occupanti, complicità nella gestione militare di fronte alla repressione della ribellione sociale irachena o di eventuale movimento di esistenza, spartizione dei subappalti e dei contratti a cominciare dalla nostra ENI ) va rivelata e contrastata, insieme alla espropriazione delle risorse in quel paese che avverrà con la liberalizzazione del mercato del petrolio e
con l'inserimento dell'IRAQ nel WTO. Rilanciare la cancellazione
del debito estero dell'IRAQ e la campagna del Tavolo di solidarietà che ha rifiutato ogni cogestione con il governo italiano "belligerante". Organizzazione di una missione a Baghdad di solidarietà e vigilanza democratica sui processi politici in atto all'interno dell'IRAQ.
Altre proposte condivise sono state: quella proveniente da Giakarta del Tribunale dei popoli contro i crimini di guerra in Iraq; quella di estendere e organizzare in tutte le sedi locali ( supermercati, panchetti etc.) il boicottaggio delle benzine e dei prodotti delle multinazionali USA che hanno finanziato la campagna elettorale i Bush e sostengono la guerra e l'apparato bellico-industriale- alcune realtà locali stanno distribuendo da alcuni mesi un volantino con l'elenco di questi prodotti. La riproposizione della necessità di una
campagna ( da costruire insieme alla Fiom ed ai soggetti locali
interessati) per la riconversione delle fabbriche d'armi da usi bellici a usi civili.
A questo punto dobbiamo trovare tutte/i assieme i luoghi e le
forme di questa ripresa di iniziativa del movimento.
Un'importante occasione ci viene fornita dalle giornate di Riva del Garda, in particolare il 4 settembre - dove ci saranno diversi incontri di approfondimento sul tema "guerra/neoliberismo". In quella giornata speriamo nella presenza di diversi soggetti del movimento e quindi potremo utilizzarla per un dibattito sui contenuti che ci sono posti di fronte.
Nel mese di settembre dovrà anche esserci un incontro del Gruppo di Continuità che si confronti sulle iniziative del movimento, anche contro la guerra - e invitiamo quindi a far circolare idee, proposte e dibattiti per arrivare a costruire un'agenda del movimento.
Proponiamo anche di vederci a Genova il 20 luglio, dove ci saranno le riunioni dei Tavoli tematici - dalle 9.00 alle 12.30 - seguite da un incontro di coordinamento sempre dei tavoli.
Il luogo individuato per le riunioni è il Laboratorio Buridda
( ex Facoltà di Economia e Commercio ) in via Bertani, 1
(vicino a piazza Corvetto).