Relazioni pericolose: l’Onu e i “contractors”

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Le Nazioni Unite stanno aumentando l'utilizzo di agenzie militari e di sicurezza private, con un incremento delle spese e dei rischi per la sicurezza in aree di conflitto. A lanciare l'allarme è il Global policy forum (Gpf), organizzazione indipendente di controllo delle politiche interne all'Onu, in un rapporto diffuso il 10 luglio, intitolato "Dangerous partnership: private military & security companies and the UN". Il documento denuncia un incremento della spesa in "contractors" del 77% nel 2010 (76 milioni di dollari), rispetto all'anno precedente (44 milioni di dollari), evidenziando che la maggioranza di contratti sono stati indirizzati ad attività del Programma di sviluppo Onu (30 milioni di dollari).

I rischi legati ad un sempre maggior uso di agenzie militari private, si legge nel rapporto, sono molteplici: vanno dal trasporto di armi automatiche pesanti ai pericoli derivati da comportamenti provocanti e aggressivi che possono scatenare la violenza in situazioni già di alta tensione. «I "contractors", inoltre, potrebbero contrabbandare armi, vendendole o mettendole a disposizione delle parti in conflitto, come già accaduto in Sierra Leone, Somalia, Afghanistan e Bosnia» sostiene il Gpf. Si tratta di pratiche pericolose e che rischiano di essere già fuori controllo, dice l'organizzazione, che evidenzia come gli stessi organismi di sicurezza dell'Onu «non siano in grado di fornire una stima complessiva dei contratti firmati né un elenco completo delle compagnie ingaggiate».

Ma questo rapporto evidenzia anche un paradosso interno all'Onu. Tra i contratti firmati dall'Onu per missioni in Africa, c'è quello con la società Saracen Uganda per la fornitura di servizi di sicurezza alla Monusco, la missione di peacekeeping nella vicina Repubblica democratica del Congo, nel 2010 e 2011.

La Saracen Uganda era già finita sotto accusa nella relazione finale (scarica) di un gruppo di esperti nominati dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, nel 2002, per lo sfruttamento illegale delle risorse naturali nel paese. Secondo il rapporto, «l'azienda si è resa responsabile del sostegno, della formazione e della fornitura di armi ad un violento gruppo paramilitare nella Rd Congo, in collaborazione con il generale Salim Saleh, fratello del presidente ugandese Yoweri Museveni. Lo stesso generale Saleh, sarebbe, peraltro, proprietario del 25% delle azioni dell'agenzia di sicurezza».

Inoltre, un rapporto del 2011 di un altro gruppo di monitoraggio dell'Onu, accusa la Saracen International, affiliata di Saracen Uganda, di aver violato l'embargo delle Nazioni Unite sulle armi in Somalia.

Michela Trevisan da Nigrizia

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