Ragioni e strumenti della cittadinanza planetaria

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28 gennaio 2001 - Porto Alegre (Brasile)

di Unimondo

Il WSF dedica le conferenze del suo terzo asse di lavoro a "L'affermazione della società civile e degli spazi pubblici". La tavola rotonda del 26 e del 28 gennaio hanno tentato di rispondere rispettivamente alle domande su come rafforzare la capacità di azione delle società civili e quali siano i limiti e le possibilità della cittadinanza planetaria.

Il privato è il nostro primo ambito in cui mettere a prova la capacità di interagire e dialogare. E' con questo applaudito messaggio sulla necessita' di fermarsi a pensare, di ricordarsi che accanto al politico propriamente detto esiste il privato, "campo altrettanto politico", che Frei Betto ha aperto i lavori chiedendo ai movimenti sociali un'autocritica, nella consapevolezza che riformulare il nostro privato è il primo gradino da affrontare per cambiare il mondo. Secondo l'esponente della teologia della liberazione, si impone oggi una riflessione per poter cogliere il passaggio epocale dalla modernità alla neomodernità, della stessa portata del passaggio dalla teocrazia all'antropocentrismo fra medioevo e rinascimento. Oggi il motore del neoliberismo sono la privatizzazione (dei servizi pubblici come del nostro quotidiano) e la frammentazione delle conoscenze. Alla strategia neoliberista bisogna saper opporre il rifiuto del processo di "destoricizzazione del tempo" recuperando la capacità di progetto e la riscoperta delle capacità umane di sentimento, di attitudini etiche, di intuito, di empatia. La resistenza al potere dominante è anche la capacità di resistenza al dominio della razionalità.

A Frei Betto si è ricollegata il 28 gennaio Virginia Vargas (Perù): la cittadinanza deve essere vissuta come capacità di mobilitazione affermando il diritto ad avere diritti: i movimenti di resistenza peruviani di questi anni insegnano che i diritti non possono essere concessi, vanno conquistati, a partire dall'esperienza delle donne e delle minoranze che lottano per la propria dignità. "E' nella differenza la nostra forza di resistenza" ha ribadito Ana Esther Cecena (Messico) "L'umiliazione è peggiore dello sfruttamento: ecco perchè al centro delle rivendicazioni zapatiste troviamo la dignità. Al contempo, uno dei principi delle lotta zapatista è l'unità dei diversi per arrivare a mettere in crisi il potere dominante. Se ieri l'interlocutore principale delle lotte era lo stato, oggi bisogna privilegiare altri interlocutori e investire nelle relazioni intersoggettive. E' anche questa la scommessa degli zapatisti che escono disarmati dalla selva per discutere con la società civile l'attuazione delle leggi sui diritti civili. La parola d'ordine è: il tempo del potere non è il tempo della resistenza, bisogna andare al passo del più lento. Per questo non si può parlare nel Chiapas di una guerriglia, ma di un movimento di insurrezione popolare che si propone di coinvolgere tutti nella richiesta di autodeterminazione. Va sconfitto proprio lo strumento della guerra, strumento per eccellenza del potere".

"La cittadinanza planetaria sono i nostri atti quotidiani sulle questioni chiave dell'educazione, della sanità, delle scelte sulla società multiculturale etc." Ha continuato Silvya Borren (presidente dell'ong olandese Novib). "Insieme alla rete di ong che fa capo ad Oxfam abbiamo cercato di riassumere in cinque gruppi i diritti umani essenziali: ambiente sostenibile; servizi; sicurezza; partecipazione politica e sociale; rispetto delle identità. Quando andiamo a verificare l'impegno delle istituzioni nazionali ed internazionali su questi diritti dobbiamo purtroppo registrare un impegno molto scarso. Basta prendere il tema del diritto all'educazione: 8 miliardi di dollari basterebbero ad assicurare l'istruzione a tutti i bambini della terra e invece le carenze sono enormi: non sarà che l'istruzione primaria é considerata un ambito di lavoro soprattutto femminile e per questo senza importanza?

Mi tornano in mente i miei parenti olandesi - ha proseguito Silvya Borren - cui ho dovuto chiedere se durante la seconda guerra mondiale fossero a conoscenza delle camere a gas destinate agli ebrei che venivano deportati dalle truppe naziste: "certo che lo sapevamo" mi hanno dovuto rispondere a malincuore. La situazione non è diversa oggi: certo conosciamo le ingiustizie, i disastri, le sofferenze, le morti che vengono provocate intorno a noi. Va però registrato che nella consapevolezza collettiva si stanno verificando alcuni cambi di prospettiva. Almeno quattro vanno sottolineati: non si accetta più che le multinazionali non si preoccupino dei guasti e delle violazioni di diritti provocati dalla corsa al profitto; non crediamo più che basti dichiararsi governo democratico perchè uno stato sia ritenuto in grado di prendersi cura dei bisogni fondamentali; associazioni ed ong non sono necessariamente efficaci o dalla parte dei poveri; i poveri non sono solo vittime, ma si riprndono un ruolo di attori: la società civile sa lavorare alla pace anche in mancanza di un governo, come dimostra la Somalia. Per evitare che il mercato vinca la gara nel determinare le regole della globalizzazione vanno modificate profondamente le relazioni di potere. Il primo potere della società civile é quello di costruire reti, di condividere saperi ed esperienze".

Il sociologo Boaventura De Souza Santos (Università di Coimbra) ha ugualmente richiamato l'attenzione sulle capacità di costituir reti per iniziare a cambiare, democratizzare e progressivamente sostituire le attuali istituzioni nazionali ed internazionali. "Certo - ha affermato - è un'utopia a lungo termine: ma tutte le grandi idee, prima di essere realizzate sono state utopie. Il WSF è un invito a rispettare l'orizzontalità e la pluralità della società civile che lotta per l'affermazione dei diritti. Le priorità cominciano ad emergere con chiarezza: costruire una democrazia partecipativa, di alta intensità alternativa alla democrazia di bassa intensità, senza redistribuzione imposta dal capitalismo; sviluppare sistemi alternativi di produzione; promuovere cittadinanza plurale e sovranazionale che affermi la centralità dei diritti umani; difesa della biodiversità e opposizione a trasformare le conoscenze in materie prime; promozione e difesa dei diritti economici e sociali attraverso un nuovo internazionalismo; sviluppo di reti: la forza dei movimenti alternativi è nel lavoro di rete!"

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