www.unimondo.org/Notizie/Quei-pinguini-con-il-gile-150661
Quei pinguini con il gilè
Notizie
Stampa
Premessa: se siete il tipo di persona che si commuove guardando cose tipo Up, non continuate a leggere questo articolo. Ma sì, Up, avete presente no? Il film di Pete Docter e Bob Peterson, animazione targata Disney che porta i bambini, ma probabilmente ancora di più gli adulti, a immedesimarsi nell’avventura di Carl, vedovo caparbio sulla soglia di un sogno ancora da realizzare. Una storia costruita con la sensibilità che ricorda quei film francesi, leggeri e divertenti mentre si snodano su temi poderosi come l’invecchiamento, la solitudine, i rimpianti, la memoria ancora vibrante di chi ci ha lasciati, il rapporto tra generazioni. Insomma, se i palloncini colorati di nonno Carl vi hanno sollevati, come in un quadro di Magritte, nel cielo di una tenerezza dolceamara, forse la storia che vi racconto fa per voi.
Siamo in Australia, in una residenza per anziani che ospita e coccola, tra gli altri, anche un vecchietto ultracentenario, riconosciuto come l’uomo più anziano del Paese. Nulla di speciale fino a qui, se non fosse che i suoi 109 anni li ha appoggiati con determinazione al servizio di una causa: riabilitare pinguini soffocati dal petrolio. Ma no, non è la sceneggiatura del prossimo film, questa volta succede davvero: il signor Alfred Date, per tutti “Alfie”, ha pensato di mettere a disposizione della Penguin Foundation di Phillip Island (Victoria) le sue abilità… di sferruzzatore. Eh sì, perché dal 1932, quando la cognata gli ha insegnato l’arte del lavorare a maglia, Alfred non ha mai smesso. Ha cominciato con un maglioncino per il nipotino e ha dato spazio alla passione per amici e parenti. Fino al 2013, quando due infermiere gli hanno suggerito di dedicare i suoi lavori alla Fondazione costituita nel 2006 per proteggere, salvare e riabilitare i piccoli pinguini dell’isola, creando per loro nuovi spazi per costruire il nido e monitorandone la salute e il comportamento.
Il signor Date non se l’è fatto ripetere e ha cominciato, pur con i movimenti diventati più incerti e faticosi, a creare piccoli gilé colorati che, una volta indossati, permettono ai pinguini di salvarsi in casi come questi, quando si verificano cioè fuoriuscite di petrolio che non solo rappresentano una gravissima causa di inquinamento delle acque, ma che vedono nella compromissione dell’ecosistema (flora e fauna incluse) uno dei peggiori effetti collaterali. A Philip Island risiede infatti una colonia di pinguini che conta 32 mila esemplari appartenenti a una rara specie che si trova solo nel sud-est dell’Australia e in Nuova Zelanda. Il programma “Knits for nature” ha come obiettivo proprio quello di realizzare piccoli “vestiti” che, come è stato dimostrato già nel 2001 con il salvataggio del 96% degli uccelli “contaminati”, riescono a proteggere i pinguini da conseguenze altrimenti devastanti: il contatto con il petrolio, infatti, determina la separazione delle piume e permette all’acqua di scorrervi attraverso. Ciò è causa, da un lato, di un forte abbassamento della temperatura corporea e, dall’altro, di un notevole aumento di peso. La combinazione di queste condizioni rende estremamente difficile le quotidiane attività per la sopravvivenza, prima tra tutte quella di procacciarsi il cibo. Se gli uccelli non muoiono di fame rischiano comunque di morire per intossicazione, ingerendo sostanze nocive mentre tentano di ripulirsi il piumaggio. Niente a che fare dunque con una moda eccentrica, anzi! Si tratta di un sistema perfezionato negli anni che ha portato alla realizzazione di “maglie” in pura lana che impediscono un eccessivo raffreddamento o riscaldamento della temperatura corporea favorendo la traspirazione e non condizionano i movimenti dell’animale danneggiandone le piume, ostacolando le ali o permettendo al becco di rimanervi impigliato.
L’aiuto di persone come Alfred si è dimostrato indispensabile perché i gilè non possono essere riutilizzati, onde evitare il trasferimento di eventuali agenti patogeni da un animale all’altro e per fare in modo che quella parte di petrolio assorbita dal tessuto non rimanga in circolo. Se poi alcuni gilè non risultano adatti alla riabilitazione vengono comunque utilizzati per vestire pinguini di peluche che la Fondazione vende per raccogliere fondi destinati a progetti di ricerca e protezione ambientale.
Anche in questa storia, come in un’animazione che si rispetti, non manca il lieto fine: tanti sono stati i volontari che hanno sferruzzato per creare le piccole maglie da spingere i responsabili della Fondazione a comunicare sul loro sito che, al momento, l’obiettivo è stato raggiunto e hanno… completato il guardaroba per le necessità previste. Viene proprio da pensare che, a volte, la realtà possa superare (in meglio) la fantasia e, attraverso storie come quella di Alfred, regalarci un mondo dove, pur nelle avversità, prevalgano più spesso fiducia e solidarietà. Sentimenti attraverso i quali la vita irrompe con la sua intensità anche lì dove sta per spegnersi, bisbigliando il suo antidoto lieve al cinismo e all’indifferenza.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.