Quali spazi per il bambino nella cooperazione internazionale? Se ne è parlato a Civitas con la Ong CIAI

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Padova, sabato 3 maggio. Nell'ambito della fiera Civitas si è tenuto oggi dalle ore 16.30 un convegno organizzato dalla Ong CIAI,. Centro Italiano Aiuti all'Infanzia, con l'intento di mettere a fuoco ed evidenziare quali e quanti spazi trovano oggi nelle politiche cooperative gli interventi a favore dell'infanzia.
Il CIAI è una Ong che ha una lunga militanza a fianco dei bambini dei paesi in Via di Sviluppo: da 35 anni promuove e sostiene per loro interventi di Solidarietà e Cooperazione, programmi di Sostegno a Distanza, Adozioni Internazionali.
Coordinati dal Direttore editoriale del settimanale Vita Riccardo Bonacina, hanno portato il loro contributo Guido Barbera, vice presidente Associazioni delle Ong e del Cipsi e Ahmad 'Abd al-Waliyy Vincenzo, responsabile giuridico della Comunità Religiosa Islamica Italiana.
Dopo una breve introduzione di Angelo Moretto del Consiglio Direttivo del CIAI che ha sinteticamente illustrato le attività del Centro, Guido Barbera ha fotografato con molta chiarezza la situazione in cui si trova la cooperazione italiana, con particolare riferimento agli interventi a favore dell'infanzia.
"Visibilità e immagine. Comunicazione e guadagno. Sono i pilastri attorno ai quali si sviluppa la nostra vita oggi. Nella sanità si litiga sulla 'proprietà' della saliva di un malato per sfruttarne il diritto allo studio. Nella cooperazione si finanziano solo le Associazioni che si dichiarano in linea con le politiche governative sull'Irak.". "Ai bambini -ha sottolineato Barbera- stiamo togliendo il 'diritto al futuro'. Dobbiamo, con la cooperazione, rifare dell'uomo un essere umano, capace di scegliere i valori della vita e ridare ai bambini il loro futuro".
Renata Nardi, responsabile del settore Solidarietà e Cooperazione del CIAI ha sottolineato come, nella pratica, si possa tradurre la centralità dell'interesse del bambino nell'operato di una Ong come il CIAI. "Il bambino -ha detto Renata Nardi- è considerato il focus di tutte le nostre attività. Questo significa che qualunque azione di sviluppo deve considerare in maniera prioritaria e specifica l'impatto che questa stessa azione ha sull'infanzia".
Molto "illuminante" è stato l'intervento di Ahmad 'Abd al-Waliyy Vincenzo che ha aperto la finestra su scenari forse non ancora troppo conosciuti.
"Per operare nei Paesi islamici, con particolare riferimento al mondo dell'infanzia -ha sottolineato nel suo intervento Ahmad 'Abd al-Waliyy Vincenzo- occorre una conoscenza priva di pregiudizi della tradizione islamica autentica, che non può essere identificata né con politiche nazionalistiche degli Stati né con le aberrazioni dei movimenti fondamentalisti." "Il mondo dei bambini- ha proseguito- può rappresentare una porta per la conoscenza di una religione forse molto più vicina alle 'radici' dell'Europa di quanto non si pensi attualmente".

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