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Quali politiche per la sicurezza?
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Sicurezza è business. Improduttivo. Lo hanno dimostrato scientificamente due ricercatori americani Arjun Jayadev & Samuel Bowles. I due professori hanno introdotto la nozione di “lavoro di tutela” per descrivere la “sicurezza” fatta di guardie private, polizia, militari, addetti al controllo, video sorveglianti. Le capitali dei sud del mondo, ove si concentra l’estrema ricchezza nei cuori delle città da sempre attorniate da estreme povertà, sono ben visibili i diversi “tutori dell’ordine”.
Economicamente, secondo Stefano Zamagni, sono uno spreco in quanto lavoro improduttivo. Ma diffusissimo. Negli USA un individuo su quattro garantisce sicurezza delle persone, delle proprietà, dei luoghi di lavoro e delle istituzioni. Il Dipartimento del Lavoro USA ha stimato che entro il 2012 vi saranno più guardie giurate che insegnanti di scuola superiore. Insomma, + panico + business.
Considerando la percentuale del “lavoro di tutela” sul lavoro totale notiamo dalle statistiche divulgate dai due autori che la Svizzera ha il 9,7%, Svezia, Danimarca e Norvegia l’11%, l’Italia il 14,3%, Spagna ed Inghilterra il 19,8% e gli USA stanno sfiorando il 25%.
Ma una nazione con meno tutori è una nazione capace di relazione. Dove la gente ha occasione per incontrarsi, conoscersi, invitarsi, aiutarsi, vegliare. Tutto ciò dev’essere politicamente favorito. Come? Quattro flash per problemi di spazio:
Architettura. I quartieri su basi speculative ( + metri cubi + appartamenti + inquilini – spazio pubblico) costringe la gente ad acquistare, parcheggiare e dormire ma non ad incontrarsi. I pochi luoghi riservati al verde pubblico hanno un cartello che vieta il gioco. Teatri, palestre, giardini, luoghi di animazione sono vitali.
Cultura. Diffusa e non solo per un periodo dell’anno. Ai margini delle platee che stanno frequentando i diversi appuntamenti ricreativi agostani, spesso ad entrata libera, essendo l’Italia un paese ad accoglienza turistica vi sono persone sole, accattoni, irregolari, diversi. La gente non ha tempo per fomentare il rancore dato dalla propria solitudine ed “apre la mente”.
Formazione. Libera tutti. Ne abbiamo bisogno estremo a tutte le età, per tutti e su tutte le materie per rielaborare le nostre paure. Paura di perdere il nostro welfare, paura di un futuro senza studio e lavoro, paura di essere abbandonati nel momento della bisogna. Ma la paura, secondo le neuroscienze, ci blocca. Non viviamo bene e non siamo in grado di sviluppare il proprio potenziale quando i livelli di insicurezza oltrepassano una certa soglia. Un’eccessiva insicurezza blocca la creatività e la capacità di adattamento del nostro cervello.
Informazione. La realtà è diversa da alcuni luoghi comuni: “gli immigrati rubano lavoro agli italiani”, per esempio. Bankitalia conferma il contrario. La crescita della presenza straniera in Italia "non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani".
Partecipazione. Uno studio della Banca Mondiale www.govindicators.org dimostra che su 37 Paesi, a parità di condizioni socio politiche ed economiche, più alta è la partecipazione politica in forme quali i forum o sondaggi deliberativi, le giurie popolari, ecc.., più alta è la qualità dei servizi pubblici ed anche la credibilità dei governi. Giova, quindi, il “fuori tutti” per amministrare i nostri territori, per abitare le nostre piazze.
Una parola per chiudere.
Visione. Una società non può basarsi sull’apporto solo degli analisti che periodicamente ci dicono “ove stiamo andando”. Serve un pensiero in grado di decifrare i grandi cambiamenti dell’oggi per progettare futuro. Il rischio è l’akrasia (volontà debole) che, come indicato recentemente dalla Conferenza Episcopale, permette al vuoto di governare.
Fabio Pipinato