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“Quale umanità?” ovvero i valori europei disattesi sui migranti
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Vincenzo Montalcini e Vincenzo Passerini - Foto: Roberto Malesardi
Il vertice informale dell’UE a Granada si è concluso con un nulla di fatto. Il dossier immigrazione, che ha monopolizzato il summit, non ha raggiunto un accordo unanime sul Regolamento per la gestione delle crisi migratorie, a causa dei veti di Polonia e Ungheria. A maggioranza qualificata, è stata diffusa alla stampa una vaga comunicazione sull’attuazione da parte dell’UE di una migliore organizzazione per la gestione delle procedure di accoglienza. Fumo. Niente più.
O meglio. È ovvio che col dichiarare che “oggi ci troviamo in un Consiglio europeo in cui 27 Paesi sono d’accordo sul fatto che la priorità è fermare la migrazione illegale a partire dalla dimensione esterna", la presidente Meloni afferma di non voler tentare di raggiungere una soluzione tanto umanitaria (nel senso da e per esseri umani) quanto legale ai flussi migratori che interessano l’Unione Europea. Non intende quindi proprio non fare nulla. Il ribadire di voler affidare l’arresto della “transumanza dei migranti” (citazione alla lettera del first gentleman Andrea Giambruno) a Stati riconosciuti come violatori dei diritti umani e non rispettosi dello stato di diritto è aberrante. La Tunisia, come prima la Turchia, non possono essere considerati Paesi sicuri per i migranti che vi transitano: essi non offrono alcuna garanzia di trattamento dignitoso, che d’altra parte l’Unione Europea stessa non ha esplicitamente chiesto. Inoltre, tali accordi non arrestano un bel nulla. Cosa impedirebbe a una persona in pericolo di vita di cercare una speranza altrove? Chi? Come? Niente e nessuno potrebbe farlo, è la storia dell’umanità che si studia fin dalla scuola primaria. Da quando, ad esempio, l’intesa con la Tunisia è stata stilata il 16 luglio di quest’anno, il numero di migranti in arrivo in UE dal mare è aumentato: i dati Unhcr evidenziano che nelle sei settimane precedenti la firma dell’accordo. le persone partite dalla Tunisia e arrivate sulle coste italiane erano pari a 17.596, nelle 6 settimane successive il numero è salito a 29.676 (+ 168,65%).
Soprattutto: perché sarebbe necessario ostacolare le migrazioni? L’ipocrita governance italiana ed europea ne attribuisce le motivazioni a ragioni umanitarie, ovvero per impedire ai migranti di mettere in pericolo la loro vita con le traversate del Mediterraneo o percorrendo la famigerata Rotta Balcanica. Niente è più emblematico di questa beffa: il decreto legge 20/2023 dello scorso marzo che ha recentemente ristretto le possibilità di rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, oltre a una serie di disposizioni di decisa chiusura dell’accoglienza, è stato comunemente chiamato dal governo “Decreto Cutro”, quasi a evidenziare quel “l’avevamo detto” e “ve la siete andata a cercare” alle vittime del naufragio della notte del 26 febbraio 2023, a poche centinaia di metri dalla costa di Steccato di Cutro, nel crotonese.
94 i morti accertati e un numero imprecisato dei dispersi che erano a bordo della Summer Love. Una delle ecatombi più drammatiche degli ultimi anni nei mari italiani, con molte ombre sulle responsabilità della tragedia. “Non si è trattata di una tragedia ma di una strage” dichiara il giornalista Vincenzo Montalcini di Crotone News, che ha seguito da vicino l’intera vicenda: dall’avvistamento delle vittime e dei soccorsi, all’arrivo dei parenti delle vittime in Calabria, all’allestimento delle salme al Palamilone di Crotone, alla conferenza stampa in loco del governo e ai tanti interrogativi ancora senza risposta, soprattutto sul rimpallo di responsabilità di una catena dei soccorsi che è mancata. Ne è nato anche un libro, “Quale umanità” (Idemedia, aprile 2023) che cerca di raccontare la storia di quelle persone sull’imbarcazione affondata: “per non dimenticarli”, “per avvertire le famiglie”, “per far sì che tali tragedie non si ripetano”. Persone, non numeri. Persone, non codici su bare ai quali si è cercato di attribuire un nome, un volto, una storia. Quale, ad esempio, quello di KR46M0: KR sta per Krotone, 46 per il 46° corpo recuperato, M sta per maschio, 0 per gli anni di vita. Hassif, un neonato di cui per mesi non è stata richiesta la restituzione della salma.
Intervenuto a Rovereto lo scorso 6 ottobre a presentare il suo libro, i cui proventi supporteranno organizzazioni umanitarie di salvaguardia dei migranti nel Paese, Montalcini ha riportato i nomi e le storie di alcune delle vittime: della donna collaborazionista con gli occidentali che cercava di scappare dalle persecuzioni dei talebani in Afghanistan, della mamma che cercava una possibile cura per la malattia di suo figlio, della sposa venuta a vivere con il marito, dei ragazzi che volevano studiare, e di tanti altri che non ce l’hanno fatta. I volti sono riportati nel libro ed è facile identificarsi con essi. Ed è altrettanto facile chiedersi come è possibile che ci si abitui a questi morti e a questa disperazione: qui sta la tragedia, nel sentire e nel vedere le notizie di naufragi nelle rotte della disperazione e a non prestarci quasi più attenzione, continuando a mangiare il proprio pasto davanti al telegiornale.
“Potevano essere salvati e non li abbiamo salvati”: ecco perché si tratta di una strage più che di una tragedia. La barca era stata individuata da ore dalla guarda costiera e da Frontex ma nessuno è intervenuto. Si è lasciato andare, come spesso si fa negli ultimi mesi: i migranti così sbarcano e si disperdono grazie alle famiglie o agli amici venuti ad accoglierli per portarli il più delle volte in altri Paesi europei. Se questo avviene senza alcun riconoscimento formale, il Paese non è chiamato ad attuare il Regolamento di Dublino con la messa in campo delle procedure di identificazione e accoglienza. Né a risponderne ai concittadini.
Certo, con quale umanità si può lasciare una barca alla deriva o volutamente allungare i tempi di accoglienza, costringendo la stessa barca a non attraccare in porto, o i migranti stremati a viaggi estenuanti in bus da una parte all’altra del Paese, o lasciare che i centri di accoglienza/detenzione diventino talmente sovraccarichi di persone da essere al di là di qualsivoglia condizione rispettosa della dignità umani? Probabilmente la stessa umanità che spinge un Ministro della Repubblica a dichiarare, a poche ore della tragedia e a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, che “la disperazione non può mai giustificare viaggi pericolosi”. O la stessa che spinge la Premier di un Paese a incontrare i parenti delle vittime solo un mese dopo il naufragio e, stringendo le mani, a chiedere “Conoscete i rischi delle traversate?”, con l’imbarazzo degli stessi mediatori linguistici.
Laddove l’umanità è assente, dunque, la legge resta un presidio. Lo stesso che due giudici hanno erto per bloccare l’applicazione dell’illegittimo Decreto Cutro.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.