Quale tutela per le acque con le bombe?

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Sotto l'egida della Commissione Economica delle Nazioni Unite per l'Europa (UNECE) si sono svolte le negoziazioni che hanno portato alla firma di un a protocollo che vincola legalmente alla responsabilità civile e al risarcimento di quei danni causati da gravi incidenti industriali avvenuti per l'uso di sostanze tossiche in acque extraterritoriali. Due in particolare gli strumenti innovativi introdotti: da un lato la possibilità per gli individui che hanno subito danni, ad esempio pescatori, di agire direttamente nei confronti delle industrie danneggianti per ottenere il risarcimento, dall'altro un sistema che incentiva le industrie operanti a minimizzare i rischi delle loro attività attraverso una responsabilità graduata per pericolosità e quantità delle sostanze trattate ed un correlato obbligo di garanzie finanziarie. In Italia, secondo l'Istituto centrale di ricerca sul basso Adriatico sono più di 200 i casi documentati di pescatori intossicati e ustionati dalle esalazioni sprigionatesi da armi chimiche portate a galla con le reti che secondo una stima raggiungerebbero il numero di 20.000 residui bellici. Il protocollo dovrebbe essere formalmente adottato e firmato nel corso dell'imminente Conferenza interministeriale 'Ambiente in Europa' che si terrà a Kiev, Ucraina, il 21 maggio 2003. Recentemente si è concluso il vertice mondiale sull'acqua di Kyoto che nei sui documenti finali non ha riconosciuto il principio dichiarato dall'ONU lo scorso 26 novembre 2002 che classifica l'acqua un principio inalienabile e non un bisogno come è stato deciso a Kyoto. Intanto è uscito il bando dell'edizione 2002-2003 del concorso "Immagini per la terra" dedicata all'Acqua.

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