Posizione del Comitato Fermiamo la guerra

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Siamo vicini ai 22 milioni di iracheni ostaggi dell'occupazione e della guerra, che lottano nelle città assediate per la sopravvivenza e per una pace nella giustizia e nell'autodeterminazione, specie nella martoriata Falluja. Lo siamo sempre stati, opponendoci alle scelte del nostro governo e alla presenza delle truppe italiane in Iraq, con il lavoro umanitario delle organizzazioni non governative, cominciato quando il popolo iracheno era colpito da un terribile embargo, e che agiscono tuttora senza collaborare con le autorità d'occupazione.

Siamo altrettanto vicini alle famiglie degli italiani presi in ostaggio: noi, che ci opponiamo alla guerra, siamo a fianco di tutte e tutti coloro che difendono l'integrità della vita e la mettono al primo posto, perciò apprezzano il valore della pace.

Noi, amanti della pace, abbiamo sempre manifestato la vasta contrarietà del nostro Paese alle scelte anticostituzionali del governo e della maggioranza del Parlamento. Siamo sdegnati per le reazioni di uomini di governo italiani, che, di fronte ad uno dei più disastrosi frutti della guerra, continuano a nascondere la propria responsabilità, imponendo la scelta della guerra e dell'occupazione alla nostra società civile, che vi si oppone nella sua stragrande maggioranza.

Noi continueremo a mobilitarci - a milioni - contro la guerra, per il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, per la fine dell'assedio alle sue città, per l'autodeterminazione del suo popolo e per il rispetto del ripudio della guerra, scritto nella Costituzione della nostra Repubblica: lo faremo semplicemente perché è giusto farlo, e perché queste sono le sole possibilità per la pace.

Continueremo perciò a marciare contro la guerra, come abbiamo fatto il 25 aprile e come faremo ancora, prossimamente, partecipando alle manifestazioni del Primo Maggio.

Alle famiglie degli italiani trattenuti in ostaggio in Iraq diciamo che siamo solidali, che vogliamo con tutte le nostre energie la salvezza della vita e la liberazione dei loro cari, che perciò siamo assolutamente disponibili ad ogni incontro, ad ogni impegno umanitario e ad ogni iniziativa che esse intendano prendere a favore della tutela della vita, che è pegno di pace. Sempre ribadiremo con limpidezza, per parte nostra, gli obiettivi decisivi del ritiro delle truppe dall'Iraq e della fine dell'occupazione.

Alle popolazioni irachene invase, represse ed assediate diciamo che le sosteniamo, come sempre abbiamo fatto, e che lottiamo con sempre maggiore convinzione perché tutto ciò finisca e si possano percorrere le vie della pace, della giustizia e del diritto.

Ricordiamo al governo italiano le sue responsabilità, anzitutto quella di recedere dalla sua sciagurata scelta di guerra. Sosteniamo le iniziative parlamentari che intendono far esprimere rapidamente le Camere per il ritiro delle truppe italiane e la fine dello stato di occupazione dell'Iraq.

Il popolo della pace non si ferma

Fonte: Comitato Fermiamo la guerra

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