Porto Alegre: apre il dibattito sulla comunicazione

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Al Forum Sociale Mondiale arriva un altro tema: "media, cultura e contro-egemonia"

La comunicazione si confronta con i processi di globalizzazione. Quali sono le chiavi di lettura, quali le sfide, quali i valori in gioco? Comincia con un dibattito su "Globalizzazione, informazione e comunicazione" l'attività del tema comunicazione, novità della terza edizione del Forum Sociale Mondiale. A stimolare il discussione c'è Bernard Cassen, (Le monde diplomatique, Attac France). Tema ricorrente, la guerra che prima di tutto è guerra semiotica, battaglia combattuta in anteprima sui mezzi di comunicazione, complici del potere dominante. Apre Armand Mattelart, belga, da trent'anni studioso di comunicazione. Propone tre tappe nel ripensamento della comunicazione contemporanea. Riconquistare il significato delle parole per contrastare il determinismo tecnico imperante: recuperare le nozioni di servizio, di dominio pubblico, di diversità culturale, che la confusione terminologica della mitologia neoliberista ha nascosto in soffitta. Poi, recuperare la memoria storica come dovere. Infine disincagliare il dibattito sulla globalizzazzione, comunicazione e informazione, che scivola spesso nelle sgrinfie di chi usa pesi e misure sbagliati (l'esempio più recente é la WTO). Altra grande sfida, il primo Summit Mondiale sulla cosiddetta "società dell'informazione", organizzato dalle Nazioni Unite con ITU (Ginevra, dicembre 2003, Tunisi 2005), e quindi il dibattito che interpella anche la società civile, per la prima volta invitata a esprimersi in ambiente istituzionale. Più pragmatico è David Barzanian di Alternative Radio, che dal Colorado, Stati Uniti, raggiunge col suo programma autofinanziato e autogestito il Canada e l'Australia. Incoraggia ciascuno a crearsi un proprio "media su misura", e suggerisce la radio, mezzo economico, efficiente ed universale. Ancora più concreti sono gli italiani, purtroppo penalizzati dalla lingua straniera. I media indipendenti secondo Anna Pizzo (Carta) sono strategici per il "movimento dei movimenti": bisogna alimentare la struttura reticolare della comunicazione antiliberista, moltiplicare i nodi della rete per diventare una reale alternativa. Due le proposte: la creazione di un "luogo" virtuale in rete dove tutti i media indipendenti possano depositare e scambiare i loro materiali informativi, abbattendo così il concetto stesso del copyright, e la creazione di una sorta di agenzia per il reperimento di risorse finanziarie e servizi. Giulietto Chiesa invece si allinea sulle strategie di resistenza attiva ai media "mainstream". La comunicazione alternativa da sola non può vincere, finché il cittadino medio non spegnerá la televisione (e non lo fará). Quindi la proposta di Megachip: un osservatorio permanente internazionale, che studi le tendenze dei media, un'analisi sistematica dei comportamenti dei media, dei nodi nazionali per un controllo più puntuale. Gioca in casa la brasiliana Beth Costa della Federazione Nazionale dei Giornalisti, che per il neo-governo Lula, oltre a lodi sperticate, ha un programma piuttosto vasto, che va dal rinforzo del settore pubblico, in un paese a forte predominanza del privato, alla mobilitazione del sistema educativo per insegnare la lettura critica dei mezzi di comunicazione. Dall'India Prabhash Joshi, firma storica del giornalismo locale, mette l'accento sulla peculiarità della stampa indiana nata come strumento di lotta per la liberazione dalla colonizzazione inglese. Ora l'apertura agli investitori stranieri e una controversa legge sulla libertà di stampa mettono in pericolo un percorso storico che l'aveva resa portavoce del popolo e finiscono con l'allontanarla inesorabilmente dalla cultura locale. Nel complesso, come prometteva anche il titolo un po' vago, il dibattito rimane dispersivo. Un panorama ben assortito di voci esotiche, ma a concretizzare sono solo il guru americano della radio alternativa e i due italiani.

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