Pipinato: caro Alex, è tempo di autocritica

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Dopo la replica della senatrice Lidia Menapace anche il direttore di Unimondo, Fabio Pipinato, risponde nota pubblicata sul sito di Nigrizia di p. Alex Zanotelli sulla 'Finanziaria armata' in cui il missionario dichiarava "delusione profonda" anche verso la Sinistra radicale per il voto favorevole al Senato e criticava il silenzio del "mondo della pace che dorme sonni tranquilli".
Pipinato sottolinea che la "finanziaria armata non ha decretato il fallimento del 'movimento per la pace', ma ne ha sottolineato l'incapacità di farsi carico delle questioni più importanti". Muove quindi un'autocritica sul "purismo del nostro essere 'società civile' che critica la 'società politica'" e per aver "fomentato l'antipolitica nei confronti delle grandi coalizioni partitocratiche ed applaudito ai Beppe Grillo che hanno girato e sostenuto l'Italia dei Valori". E invita a "meglio coordinare le azioni sui territori per ri-alfabetizzarci sulle priorità politiche, per immaginare un'inedita finanziaria" e a "ipotizzare per il futuro una strategia di medio e lungo termine per una politica efficiente ed efficace". "O è vietato usare queste parole figlie de 'O sistema'"? - conclude Pipinato.

Ecco il testo integrale della replica di Fabio Pipinato.

Caro Alex,
grazie del tuo scritto. La "finanziaria armata" non ha decretato il fallimento del "movimento per la pace" ma ne ha sottolineato l'incapacità di farsi carico delle questioni più importanti. Prendiamone atto. Autocritica:

a) Politica: La strategia di "starcene fuori" non ha pagato. Il purismo del nostro essere "società civile" che critica la "società politica" non è servito. Abbiamo toccato con mano l'impotenza della politica in mano alle lobby delle industrie d'arma e l'incapacità d'immaginare tutt'altri percorsi da parte dell'attuale maggioranza. Dal tuo "tutti fuori" dai partiti forse sarebbe stato meglio un "tutti dentro".

b) Antipolitica: Abbiamo fomentato l'antipolitica nei confronti delle grandi coalizioni partitocratiche ed applaudito ai Beppe Grillo che hanno girato e sostenuto l' Italia "dei Valori". Un solo esempio. Questo partito ha promesso in campagna elettorale il taglio del 50% delle spese militari ed invece ha prodotto deputati come De Gregorio, eletto con i voti dell'Ulivo, che hanno traslocato dall'altra parte pro esclusivi interessi dei piazzisti d'arma e ricattare il governo.

c) Reti: A tuo avviso il movimento dorme "sogni tranquilli". Mi sembra un po' ingeneroso nei confronti di Rete Disarmo, Sbilanciamoci, Tavola per la Pace, Campagna 'banche armate', l'Osservatorio sul commercio delle armi, il centro Studi di Difesa Civile. Tutte queste realtà hanno ricercatori che quotidianamente studiano, informano e, non ultimo, sensibilizzano deputati. Esiste una seppur ancor timida azione di lobbying che andrebbe più concertata per non disperdere energie. Per far questo dovremo forse fare autocritica rispetto all'assemblearismo parolaio che caratterizza altre reti nazionali.

d) Care: Non ci resta che prender atto, salvo qualche distinguo, che ai più non gliene può fregar di meno. Dovremo meglio coordinare le azioni sui territori per ri-alfabetizzarci sulle priorità politiche, per immaginare un'inedita finanziaria: vogliamo scuole o il JSF-F35? Lo dobbiamo fare concretamente, con gli elettori dei collegi di Parisi, Forcieri, etc⅀ Se non investiamo in "formazione popolare" dal basso non ne usciamo.

e) Stampa: Più che di "stampa appiattita" parlerei della nostra frammentata incapacità di comunicare. Abbiamo dieci reti e dieci uffici stampa. Produciamo i pensieri più alti ma pochi si preoccupano di tradurli per la gente, di sfondare lo schermo, di renderli notizia, di sbatterli nei primi posti di Google. Siamo più preoccupati che appaia il nostro logo anziché il messaggio. E chi tenta di alzare la manina per dire che un terzo del budget va investito in comunicazione si becca, se gli va bene, dell'aziendalista.

f) Discernere: Il fatto che il governo non stia dimostrando una politica affatto differente dal precedente ci allarma ma, nel contempo, dovremo, seppur a fatica, riuscire a discernere chi va in Iraq da chi va in Libano o le missioni sotto l'egida dell'ONU da quelle per il petrolio. La dovremo smettere di farne di ogni erba un fascio. Abbiamo bisogno vitale di forze di "polizia internazionale" in grado di bloccare sul nascere le "grandi violazioni" dei diritti umani. Anche oltre frontiera. Ci vorranno generazioni per toglierci l'onta degli italiani al mare mentre al di là dell'Adriatico si consumava un genocidio. Il saper riconoscere non solo le nostre ma anche le "loro ragioni" politiche ci aiuta ad abitare l'arena.

g) Soldi: Ma cosa dovevamo aspettarci? Una finanziaria di rose e tulipani? I produttori d'armi investono un sacco di quattrini in "pubbliche relazioni". Perdono "giornate intere" davanti agli uffici di deputati, ministri e sottosegretari. Pressing su tutti i loro portaborse. Inseguono persino nei treni i membri della Commissione Difesa. Strapagano centri studi che pre-definiscono l'articolato della finanziaria in modo tale che la Commissione non si affatichi in una propria elaborazione. Seguono pedissequamente business plan con puntuali report di risultati ottenuti. Insomma, seminano non solo abbondantemente ma attentamente per poi raccogliere. Chi non raggiunge i risultati se ne va a casa. Nei nostri "ordini del giorno" la questione soldi, se gli va bene, entra nelle varie ed eventuali, quando tutti hanno già il cappotto addosso. D'investimento congiunto ci si sente per telefono.

h) Tempo: E noi ci svegliamo quando la "frittata è ormai fatta". Possiamo per il futuro ipotizzare una strategia di medio e lungo termine per una politica efficiente ed efficace? O è ancora vietato usare queste parole figlie de "O sistema"?

Fabio Pipinato
Fonte: Unimondo

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