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Piattaforma 'Via le basi!'
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La rete Vialebasi è uno strumento operativo aperto a tutti i contributi e i collegamenti tra quante /i condividono la necessità di una campagna sia nazionale che locale contro le basi militari e per la smilitarizzazione dei territori.
VIA LE BASI!
Manifesto per una rete di iniziative contro la presenza di basi militari sul territorio italiano ed europeo
I primi bombardamenti su Baghdad nel gennaio 1991 hanno inaugurato una 'nuova stagione ' nella quale la guerra è ritornata a rappresentare lo strumento principale della politica internazionale.
E le strategie militari hanno accelerato questo processo interventista secondo un nuovo Modello di Difesa: la Nato intanto, lungi dallo sciogliersi, si è allargata verso Est. Attraverso il nuovo concetto strategico del 1999, firmato anche dall'Italia, come effetto costituente della "guerra umanitaria", la NATO è stata trasformata da patto militare di difesa dei territori eventualmente attaccati dei paesi aderenti, in patto di aggressione militare ai territori sovrani di altri popoli, in difesa di interessi di sicurezza, attraverso guerre oltreconfine di cui è stato esempio l'Afghanistan, dopo i Balcani. Ed oggi,mentre gli Stati Uniti costruiscono nuove basi militari nell'Iraq ancora occupato, la NATO ha scelto di addestrare le forze militari che confluiranno nell'esercito del' nuovo Iraq'.
I paesi dell'Alleanza hanno organizzato Forze di Intervento Rapido da impiegare lontano dai propri confini; anche le Forze Armate italiane hanno abolito l'esercito di leva e si sono attrezzate per intervenire militarmente fuori dai confini "per tutelare gli interessi nazionali ovunque siano minacciati".Una nuova forza armata europea si prefigura nell'immediato futuro nel quadro della NATO, basata sul potere militare a distanza.
La 'guerra al terrorismo' e l'invasione dell'Iraq hanno definitivamente ribadito il ruolo della rete globale delle basi statunitensi nella protezione degli interessi del capitalismo USA e mondiale. Una presenza che colpisce milioni di donne e uomini in tutto il mondo - e tra esse/i le comunità direttamente coinvolte dalla presenza di queste basi sul loro territorio.
Dunque questa campagna mette al centro la questione della chiusura delle basi e della smilitarizzazione dei territori perché le basi sono gli strumenti di morte della guerra globale e ciò conduce il nostro paese ad essere complice della guerra, a violare la nostra Costituzione, la Carta dell'ONU e la nostra volontà di pace.
La complessiva militarizzazione del territorio italiano ha due facce inscindibili:
quella della politica estera italiana e quella della salute delle popolazioni locali. Sono state soprattutto le lotte locali per l'ambiente e la salute contro i poligoni di tiro e contro i porti nucleari ( ad esempio in Sardegna ) che hanno rilanciato in tutta Italia una campagna per la smilitarizzazione.
Le basi militari, il demanio militare adibito a poligono (il più grande in assoluto è in Sardegna), le numerose forme presenti di insediamento militare, nonché la crescente militarizzazione delle infrastrutture civili, sono contemporaneamente una minaccia continua per la salute e la sicurezza delle popolazioni locali che vivono attorno alle basi.
La campagna chiede la smilitarizzazione non solo delle basi USA e NATO ma anche delle basi italiane, a partire da quelle nocive per la popolazione e l'ambiente o che vengono usate per la guerra e le missioni militari. Circa il primo punto ( basi della morte per la guerra globale), vanno sottolineati alcuni aspetti:
gli accordi -bilaterali e secretati- con gli USA conducono alla presenza di decine e decine di basi straniere sul nostro territorio, da parte della potenza più armata del mondo che, a differenza dell'Italia, non ha firmato i trattati per la messa al bando delle armi nucleari e di distruzione di massa, e persegue attivamente la guerra preventiva, in palese contrasto con l'art.11 della nostra Costituzione e con la Carta dell'ONU.
Ciò significa che le basi ospitano proprio quelle armi che l'Italia formalmente ha messo al bando (come a Ghedi, ad Aviano e a Camp Darby, a Sigonella e a La Maddalena) e significa anche che l'Italia partecipa alla guerra -al di fuori di ogni decisione sovrana del popolo italiano- e viene usata come gigantesca portaerei delle macchine da guerra.
il nuovo Concetto Strategico della NATO del 1999 ha peggiorato la struttura e la funzione offensiva della NATO trasformandola di fatto in strumento della guerra preventiva e della aggressione militare agli altri popoli.
Ciò consente agli organi di governo della NATO di sferrare azioni di guerra nel mondo, coinvolgendo i paesi aderenti al Patto Atlantico, contro le loro stesse Costituzioni ed esautorando i loro Parlamenti.
Gli attuali piani di ampliamento delle principali basi militari italiane (La Maddalena, Camp Darby, Taranto, Napoli, Sigonella, Teulada, Salto di Quirra) sono frutto di decisioni Usa e NATO 'imposte' come servitù politiche oltrechè militari al nostro paese ed ai territori locali interessati da questi processi -'imposizione' che ha trovato l'accordo dei governi italiani.
Il funzionamento quotidiano delle basi, soprattutto nei luoghi abitati, è una minaccia grave per le popolazioni, costrette a subire l'angoscia e l'ansia delle continue e rischiose esercitazioni e degli incidenti che di tanto in tanto si verificano ( tra tutti vogliamo ricordare la strage del Cermis).
Va sottolineata con allarme la presenza di armi nucleari. Pur avendo l'Italia sottoscritto le convenzioni internazionali per la non-proliferazione nucleare, viene tuttavia obbligata, da questa rete di servitù militari e dagli accordi bilaterali secretati, a detenere nei depositi delle basi militari, armi nucleari e ad ospitare nei propri porti, oltrechè nelle basi militari navali, sottomarini a propulsione nucleare e portaerei che trasportano armi atomiche, con grave rischio di incidenti.
L'aggressione all'ambiente e alla salute è visibile nei diversi tipi di inquinamento (dell'aria, dell'acqua e del suolo) come quello elettromagnetico e quello acustico, e come l'inquinamento da polveri -specie nei poligoni di tiro- e da uranio impoverito (e da ancora ignoti nuovi armamenti), che provoca rischi di gravi malattie negli abitanti dell'area come tumori, leucemie e malformazioni neonatali (come dimostrano ad esempio i casi di Quirra - Escalaplano in Sardegna - la strage di Stato perpetrata nel poligono della morte Salto di Quirra).
L'inquinamento è anche di natura economica perchè le basi militari determinano una economia drogata, di cui pochi traggono vantaggio e molti sopportano il danno, la militarizzazione del territorio e le influenze culturali negative che ne derivano.
E le basi sono una minaccia anche per la democrazia e la libertà, perché sono governate da accordi segreti spesso illegittimi (mai resi trasparenti o sottoposti al vaglio del parlamento) e costituiscono le retrovie impenetrabili da cui sono passate strategie stragiste che hanno pesantemente condizionato la politica del nostro paese.
In questi ultimi anni la rete di basi militari in Italia si sta allargando e soprattutto rafforzando per portare il potere di proiezione delle armate più a Sud e più a Est (vedi lo spostamento del comando della VI flotta da Gaeta a Taranto e del comando generale delle forze USA da Londra a Napoli).
A fronte di qualche chiusura e ridimensionamento, le più importanti infrastrutture militari stanno subendo processi di allargamento: è il caso de La Maddalena, di Camp Darby, di Sigonella, di Aviano, dei porti di Napoli e Taranto, dei poligoni di Capo Teulada, Salto di Quirra e altre ancora.
Su questi temi è necessario e urgente che il grande movimento contro la guerra - che si è manifestato soprattutto contro l'invasione e l'occupazione dell'Iraq - sappia costruire un'iniziativa globale e un impegno di vertenze locali, a partire dalle località direttamente interessate, dove già esistono o si stanno costituendo comitati unitari contro le basi. Un impegno che deve saper coordinare queste lotte - anche a livello internazionale.
Per questo invitiamo tutto il movimento contro la guerra, le forze pacifiste, antimilitariste, ambientaliste, e tutte le forze democratiche del paese a promuovere la campagna 'Via le basi!', contro:
la militarizzazione dei territori italiani con poligoni di tiro e basi militari;
l'uso dei porti italiani per l'attracco di sommergibili a propulsione nucleare ed altri mezzi navali con armi atomiche;
lo stoccaggio di armi nucleari nelle basi ;
l'utilizzo del territorio italiano e delle infrastrutture anche civili per qualsiasi tipo di azione militare contro altri popoli;
la creazione di basi per i nuovi armamenti per la Forza Europea di rapido intervento (come ad esempio l'aeroporto militare di Grosseto ristrutturato per ospitare i cacciabombardieri d'attacco Eurofighter);
la presenza delle basi militari USA e NATO in Italia con le connesse servitù militari, a partire dalla revoca degli accordi bilaterali secretati.
A favore di:
il monitoraggio sanitario e ambientale delle zone coinvolte dalle attività delle strutture militari;
la pubblicazione dei piani civili di prevenzione e di emergenza contro il rischio nucleare che devono essere predisposti dalle prefetture delle 11 città il cui porto è adibito al transito ed alla sosta di unità a propulsione nucleare;
l'immediata sospensione dei lavori in tutte le basi ed installazioni militari interessate da progetti di ampliamento ed in particolare per ciò che riguarda il nuovo porto nucleare a La Maddalena e il porto di Taranto dove è previsto lo spostamento del comando della VI flotta da Gaeta;
la chiusura immediata dei poligoni di tiro e di tutti gli insediamenti militari che recano danno e rischi alle popolazioni insediate, come il Poligono Interforze Salto di Quirra
la riconversione delle basi militari in strutture civili e di pubblica utilità ed il risanamento dei territori.
A proposito di quest'ultimo punto si sottolinea l'importanza di avviare urgentemente processi di conversione dal militare al civile degli insediamenti militari, ad esempio attraverso la pressione sulle amministrazioni locali in favore di programmi elaborati dal basso di "conversione preventiva", finalizzata all'avvio di attività sociali e di lavoro rispettose della vita delle popolazioni e dell'ambiente.
FIRENZE, 26 febbraio 2005.