Perù: influenze Fmi sullo stato d'emergenza

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Cresce la tensione in Perù dove da pochi giorni è in vigore lo stato d'emergenza decretato dal presidente Alejandro Toledo a causa dell'ondata di scioperi e blocchi stradali che da settimane paralizzano il Paese andino.
Disordini tra manifestanti e forze di polizia sono stati segnalati in varie zone del Paese; i primi giorni dall'adozione del provvedimento hanno visto alcune decine di feriti tra manifestanti e forze di polizia, un centinaio di arresti, la convergenza nella protesta tra contadini e insegnanti in sciopero, oltre a lavoratori dei settori sanitario e giudiziario.

La situazione peruviana è precipitata a pochi giorni dal diciassettesimo summit del "Gruppo di Rio", svoltosi a Cusco la scorsa settimana, in cui proprio si è parlato del problema della povertà che affligge più del 50%della popolazione latinoamericana. A fronte di un importante debito estero, gli aggiustamenti strutturali richiesti dal Fondo Monetario Internazionale stanno stringendo in una tenaglia la popolazione.

La crisi andina si colloca in una congiuntura economica internazionale particolarmente delicata. I recenti accordi di libero scambio firmati dagli Stati Uniti con Cile e Colombia, ed il conseguente indebolimento del Mercosur, della Comunidad Andina e degli altri organismi di integrazione economica e commerciale sudamericana, evidenziano la rapidità da parte degli Usa nel perseguire una politica egemonica all'interno di un mercato panamericano libero e subalterno. Una fretta motivata da più fattori: il fronte comune creato da Brasile e Argentina contro i tentativi di imposizione dell'ALCA, il rafforzamento delle alleanze commerciali e politiche all'interno del sub-continente latino, la pressione esercitata dell'Unione Europea, anch'essa interessata al mercato sudamericano.

Lo stato d'emergenza resterà in vigore 30 giorni e prevede la sospensione di alcune garanzie costituzionali come le libertà di circolazione e di riunione e l'inviolabilità del domicilio, con l'attribuzione al capo delle forze armate, Victor Bustamante, della responsabilità di ripristinare l'ordine interno e garantire il normale transito sulle strade peruviane. Sono circa 1 milione e 800mila i lavoratori coinvolti nelle proteste. Il presidente peruviano ha detto che l'astensione dal lavoro dei manifestanti "mira a destabilizzare il governo". In particolare Toledo si è scagliato contro il Sindacato unitario dei lavoratori dell'educazione (Sutep) - che esige un aumento dei salari di circa 50 euro - affermando che sarebbe manovrato dalla guerriglia di 'Sendero Luminoso'.

La questione del terrorismo rappresenta un nodo difficile per il Perù: lo testimonia la richiesta presentata da Amnesty International che ha sollecitato il governo andino affinché siano liberate le centinaia di cosiddetti 'prigionieri innocenti', vittime della legislazione anti-terrorista introdotta negli anni '90 dal governo Fujimori.

Fonti: Misna, Amnesty International, Selvas;

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