Persone con disabilità: lavorare in Italia è una gincana tra pregiudizi

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Foto: Unsplash.com

Il settore della comunicazione, dell’editoria e del giornalismo è da sempre sinonimo di creatività, flessibilità e apertura al cambiamento. Eppure, per le persone con disabilitàl’accesso a queste professioni resta estremamente difficile, ostacolato da pregiudizi, barriere culturali e un mercato del lavoro che fatica a riconoscere il valore della diversità.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat ed elaborati da Manageritalia, in Italia, su un campione di circa tre milioni di persone con disabilitàsolo il 32,5% della fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni ha un lavoro, a fronte di un tasso di occupazione nazionale pari al 58,9 per cento.

Anche il tasso di disoccupazione risulta significativamente più alto: il 20% delle persone con disabilità è in cerca di lavoro, una percentuale quasi doppia rispetto all’11,3% rilevato nella popolazione generale.

E se in molti settori la mancanza di accessibilità fisica rappresenta un ostacolo tangibile, nel mondo della comunicazione il problema è più subdolo: la disabilità viene spesso percepita come un limite cognitivo o produttivo, alimentando una discriminazione silenziosa e resistenze difficili da superare.

Persone con disabilità al lavoro, un pregiudizio invisibile
A differenza di altri settori, la comunicazione si basa sulle competenze intellettuali e relazionali, elementi che nulla hanno a che vedere con la maggior parte delle disabilità. Eppure, il pregiudizio persiste. 

Le persone con disabilità vengono spesso escluse già in fase di selezione, perché considerate meno “adatte” a un ambiente lavorativo dinamico e competitivo.

Questo fenomeno è amplificato da una visione stereotipata del lavoro nel settore: un’attività frenetica, fatta di spostamenti continui, incontri dal vivo, eventi e scadenze serrate.

La possibilità di lavorare da remoto o con strumenti accessibili esiste, ma il cambiamento culturale fatica ad affermarsi...

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