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Percorso religioso, politico, pedagogico di Aldo Capitini
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"L'importanza dei Comitati di liberazione nazionale, - scriveva Capitini - specialmente per il loro moltiplicarsi nella provincia, nelle citta' piu' piccole, non era stata sufficientemente compresa dalla moltitudine degli italiani che non c'era abituata.
In un paese antico come il nostro, il Comitato di liberazione nazionale rappresentava una prima manifestazione di compresenza di forze etico-politiche con una volonta' di amministrazione e di sviluppo democratico, che voleva salire fino alla forma dello Stato ed era gia' l'antitesi della monarchia. Ma i C.L.N. non potevano durare, perche', risultando da una coalizione di partiti, e cessando l'antitesi al fascismo armato, dovevano svolgersi in altro, nel loro significato reale e dinamico. Che era, e non poteva non essere, di autentica democrazia (mai stata in Italia), che chiamasse tutti, cioe' anche la provincia, anche le campagne, le donne, i giovani, le persone senza partito, che sono la maggioranza in Italia, al controllo democratico, alla responsabilita', alla consapevolezza dei problemi".
Per attuare cio', nella Perugia appena liberata e con la guerra ancora in corso, per iniziativa di Capitini e con l'adesione di tutta la sinistra, l'antifascismo fece vedere che portava qualche cosa di nuovo per tutti e invento' i Centri di orientamento sociale (C.O.S.).
La prima riunione del C.O.S. si tenne il 17 luglio 1944. Lo scopo era di portare nella gente l'interesse per la gestione della cosa pubblica. Erano libere assemblee dove tutti potevano intervenire e parlare di problemi amministrativi cittadini e nazionali, e di problemi sociali, politici, ideologici, culturali, tecnici, religiosi.
Il loro motto era "ascoltare e parlare". "Il fatto che si discutesse insieme di amministrazione e di idee era, scrive Capitini, profondamente significativo contro ogni atteggiamento esclusivamente culturale o contro ogni atteggiamento limitatamente concreto: facendo le due cose insieme, si migliora l'amministrazione, l'educazione, la consapevolezza della realta', ci si "orienta".
I C.O.S. erano per Capitini la vera alternativa alla chiusura del fascismo e l'apertura verso il potere di tutti. Grande fu l'impegno per diffondere i C.O.S. Dopo il 1944 si aprirono C.O.S. in tutta la regione e fuori a Ferrara, Firenze, Arezzo, Ancona, Bologna, Prato, Cortona, Jesi, Nervi, Napoli, in provincia di Teramo. La guerra fredda li spense nel 1948.
Sono stati l'unico e vasto esperimento di democrazia dal basso sul territorio italiano.
Non erano organi di democrazia diretta, come alcuni li accusarono. Erano strumenti di informazione, discussione critica, di controllo dal basso. "Stimolare la partecipazione di tutta la popolazione alla vita pubblica", per Capitini, come per Gandhi, coincideva anche con la testimonianza religiosa.
"Se dopo l'uccisione di Matteotti, scrisse Capitini, l'Italia avesse avuto decine di migliaia di C.O.S., nelle citta', nelle cittadine, nei villaggi, non sarebbe stato facile spegnere la liberta', o il popolo si sarebbe accorto di cio' che gli si toglieva".
La vita dei C.O.S. prosegui' idealmente con "Il potere e' di tutti", il periodico fondato da Capitini nel 1963.
In cinque anni, dal 1963 al 1968, sempre con il fine di saldare la societa' civile e quella politica, il mensile sviluppo' il tema del potere dal basso in tutti i campi della vita pubblica.
Sui C.O.S. "ho notato - scriveva Capitini - che gli osservatori, italiani e stranieri, che sono venuti a Perugia a constatare il loro funzionamento, cercavano spesso di risalire nel tempo e di stabilire dei riferimenti con la vita medioevale della citta'... E se io volessi seguirli in questo potrei collocare i C.O.S. sulla linea di quei "parlamenti", che ebbero il nome di "arenghi", e senz'altro quello di "comuni". Dovrei, pero', anche indicare le differenze, e principalmente queste due: che i C.O.S. non sono deliberanti, e che si occupano anche di idee politiche e sociali. Mi piace pero' segnalare un'altra linea, piu' interiore e piu' vera, quella dello spirito con cui sorse il C.O.S., quella della sua anima ideale entro, tuttavia, la concreta situazione odierna; lo spirito, oso dire, di San Francesco, di Mazzini, di Matteotti.
Perche' se uno Stato, piccolo o grande che sia, e' tutto animato e decentrato in queste libere assemblee di popolo che discute i problemi della propria amministrazione e quelli dell'orientamento politico, assemblee in ogni rione, in ogni villaggio, aperte a tutti, al popolo anonimo e quindi soprattutto ai "minori" (nome del partito dei popolo assunto da San Francesco); se uno stato fa questo, si svolge una specie di pacifica mobilitazione permanente sul piano del ragionamento e della persuasione, che educa al piacere dell'ascoltare, del comprendere, dell'amare. Poiche' per le persone la cosa peggiore e' non incontrarsi, non ascoltarsi reciprocamente. Se allo spirito di S.Francesco e di Mazzini, si aggiunge poi l'interesse preciso per i problemi amministrativi, per i lati tecnici della gestione degli enti nazionali e locali, si ha lo spirito di Matteotti, instancabile controllore di bilanci e di statistiche, profondo esperto della buona amministrazione, che seppe unire questo spirito di controllo democratico con l'ideale del socialismo, e mori' per questo assassinato dai fascisti. E se e' vero cio' che io penso, che il culmine della civilta' di un popolo e' quando esso sia capace di sostituire alla lotta armata, ai colpi di mano, alle mischie dei fronti di battaglia, la "noncollaborazione", che preme compatta, i C.O.S. sono i punti di raccolta di questo spirito, le fortezze della nonviolenza e le catacombe, i luoghi di formazione di una solidarieta' democratica antitirannica.
Avra' l'Italia - continuava Capitini - la capacita' di realizzare i C.O.S., di riassumere in essi questo spirito nonviolento di controllo e di sviluppo democratico, collocato nel mondo moderno, in mezzo a simili e non simili assemblee dell'Occidente anglo-americano e dell'Oriente sovietico? I C.O.S. nelle parrocchie italiane non sarebbero una rivoluzione nelle abitudini del popolo italiano? e il superamento della separazione tra promotori, eretici, apostoli, e la vasta moltitudine?".
Creare tanti centri nonviolenti di aggregazione come suggeriva non solo Capitini, ma anche altri come ad es. Dewey, il grande pragmatista americano, o padre Haring, il famoso teologo moralista cattolico, sarebbe anche ai tempi nostri un modo importante di favorire la partecipazione di tutti alla vita pubblica.
Verrebbero coinvolte tra l'altro anche le tradizionali fasce di emarginati della societa' e si arricchirebbe la vita privata e collettiva. In un apposito sito del nostro web su Capitini raccontiamo le ragioni e la storia dei C.O.S., scritta dal loro fondatore. Nella grande piazza della rete lo riproponiamo periodicamente dal maggio 1999, con la testata di "C.O.S. in rete" e l'indirizzo www.cosinrete.it
Chiudiamo con un'altra delle attualissime pagine di Capitini:
"Va bene che le materie prime e le merci circolino liberamente e vadano dove se ne abbisogna, e siano abbattute quelle barriere che hanno fatto si' che in un luogo non si sapeva che fare del grano e in un altro luogo si moriva di fame; va bene pure che abbiano fine queste contese, queste guerre per una citta', per un lembo di terra, per una rivalita' di origine storica, e che invece si allaccino vastissime federazioni internazionali.
Tutto questo va bene, ma non basta, perche' politica, economia sono l'amministratore, sono la base pratica, ma nell'uomo c'e' tanto d'altro. E la conquista del potere, il raggiungimento del benessere, sono certamente un bene, ma portano con se' anche due pericoli, che sono il potere per il potere, il benessere per il benessere. Il potere e il benessere non sono fini, ma mezzi per migliorarci, per essere uomini migliori, piu' umani, piu' buoni, piu' capaci di avvicinarsi alla verita', alla bellezza, alle alte vette della vita, dove si vive qualche cosa di eterno, di piu' libero della stessa politica ed economia.
L'uomo chiede a se stesso: perche' sono al mondo? e davanti al dolore, alla morte, davanti alla gioia stessa, si fa domande, si pone problemi che vanno oltre la sfera della politica e dell'economia. Arrivati a sentire, a vivere, a realizzare questa grande unita', questa nuova socialita', che e' la nostra patria suprema, noi sentiamo che la vita del pensiero e dell'animo acquista un nuovo valore, quello di orientare, di salvare, di aprire alla vita tutta l'umanita'".
Approfondimento: Parola di Aldo Capitini, Amici di Aldo Capitini, Il COS - Centro di Orientamento Sociale - fondato da Aldo Capitini, Movimento Nonviolento, Capitini e la rivoluzione nonviolenta