Pax Christi: assegnato il Premio della pace alla congolese Masika Bihamba

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Il "Premio per la Pace Pax Christi International 2009" è stato assegnato ieri a Roma all'attivista congolese Justine Masika Bihamba "per il suo impegno concreto a difesa delle donne e contro la violenza". Nata a Goma, il capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu, Justine è coordinatrice di Synergie de femmes pour les victimes des violences sexuelles” (Sfvs), un movimento che riunisce 35 associazioni impegnate nella tutela dei diritti delle donne.

Durante la cerimonia di premiazione, che si è svolta a Roma nella sede del Centro Astalli, Justine ha detto che nella Repubblica Democratica del Congo “le violenze nei confronti delle donne sono aumentate e si vive in un clima di continua paura”. L’attivista per i diritti umani ha chiesto un intervento deciso della comunità internazionale e rivolto un appello: “Non possiamo andare avanti in questo modo, tutti i congolesi hanno il diritto di vivere una vita normale” - riferisce l'agenzia Misna.

Come riporta un comunicato di Medici senza Frontiere l'emergenza umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) non è mai terminata. Un anno dopo lo scoppio delle violenze nel distretto dell’Haut-Uélé, nel nord della RDC, gli attacchi e gli scontri si sono ora estesi a nuove zone, obbligando centinaia di migliaia di persone alla fuga. Dalla fine del 2008, le popolazioni dell’Haut-Uélé e del Bas-Uélé sono rimaste intrappolate in un drammatico ciclo di violenze legate agli attacchi perpetrati dal gruppo ribelle ugandese della Lord’s Resistance Army e all’offensiva contro questo da parte delle forze armate congolesi e ugandesi. Con il deteriorarsi della situazione, i civili si sono trovati a subire sempre più frequenti fenomeni di banditismo e violenza.

Justine e la sua famiglia, così come diversi collaboratori di SVFS, sono stati minacciati e attaccati con regolarità a causa del loro lavoro - riporta Amnesty International. La sera del 18 settembre 2007 sei soldati armati fecero irruzione nell'abitazione di Justine a Goma, capoluogo del nord Kivu. In casa c'erano i suoi sei figli, di età compresa tra i 5 e i 24 anni. Minacciandoli con le armi, i soldati legarono i ragazzi e chiesero loro dove fosse la madre. Nonostante le suppliche, aggredirono la figlia 24enne (colpendola in viso e rompendole un dente) e successivamente tentarono di aggredire e stuprare la figlia più giovane. Justine rientrò in casa proprio mentre stava avendo luogo l'aggressione. Sulla soglia di casa Justine identificò uno dei militari, gli chiese che cosa stesse facendo lì e chiamò immediatamente le autorità. Durante la telefonata i soldati fuggirono.

Il 27 settembre 2007 Justine sporse denuncia. Nelle settimane e nei mesi seguenti una serie di alti generali dell'esercito, di governatori provinciali e altri ufficiali le promisero che sarebbe stata fatta giustizia. Nel marzo 2008, inoltre, il vice-governatore promise ad Amnesty International che si sarebbe occupato della questione, affermando che era "inaccettabile che i responsabili restino impuniti". Un anno dopo l'aggressione, tuttavia, i responsabili non sono ancora stati arrestati né processati. Justine e i suoi figli sono stati ripetutamente minacciati da uomini in divisa, che si aggirano regolarmente intorno alla loro abitazione. In due occasioni, alcuni soldati si sono presentati a casa di Justine, minacciando la famiglia e facendosi beffa delle accuse contro di loro.

Alla cerimonia della consegna del Premio era presente tra gli altri monsignor Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo e co-presidente di Pax Christi International. [GB]

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