Papa Francesco festeggia con Focsiv: volontari “costruttori di pace”

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Erano tantissimi i soci e i sostenitori del Focsiv che giovedì scorso, 4 dicembre, si sono riuniti nella grande aula Paolo VI in Vaticano, per l’udienza privata con papa Francesco. Un incontro che per la Federazione - che raccoglie oltre 70 organismi, tra Ong e i movimenti, impegnati nella cooperazione internazionale –  si è trasformato in un’occasione per condividere con gioia esperienze e progetti per il futuro, in un clima di festa dato anche dalla proclamazione del vincitore del premio “Volontario dell’anno”, in occasione della giornata mondiale del Volontariato del 5 dicembre.

Quest’anno il premio è andato a Maria Luisa Cortinovis e al suo Colegio San Gabriel in Ecuador, progetto formativo unico nel suo genere e aperto a tutti, composto da una scuola primaria e da una scuola tecnica con diverse specializzazioni in campo artigianale e industriale, che fino ad oggi ha dato concrete speranze e opportunità a 14mila studenti.

Ormai chiamata da tutti la “senõrita Luisa“, la volontaria è originaria di Bergamo ma da 40 anni vive a La Troncal insieme al marito e ai suoi due figli che condividono con lei l’esperienza di una vita dedicata al prossimo. “Questo premio è impegno, speranza” ha detto, emozionata, alla platea entusiasta. La sua, infatti, è una visione abbracciata in toto da tutte le realtà che compongono Focsiv, come hanno dimostrato le diverse testimonianze snocciolate in attesa dell’arrivo del Santo Padre. Come quella di Ivana Borsotto, presidente del Mlal, che nei 2 anni trascorsi in Perù ha imparato cos’è la speranza e la solidarietà, nelle periferie povere di Lima, “dove la terra è sabbia, le case sono fatte di fango, eppure  le donne si organizzano e si battono per garantire una scuola per tutti”. O quella di Paolo Caporali del Coe (Centro Orientamento Educativo), che grazie alla sua esperienza in Cameroon da giovanissimo ha capito l’importanza di mettersi in gioco ed essere attore del cambiamento anche in contesti di fame e di guerra.

“La nostra è una storia di progetti di sviluppo locale e laboratori di fraternità, piccole gocce che riteniamo utili a coltivare germogli di vita e di speranza in un oceano di indifferenza, ingiustizia ed esclusione” ha commentato il presidente della Focsiv Gianfranco Cattai, introducendo l’attesissimo ingresso dell’ospite e padrone di casa, quel papa proveniente dal “final del mundo”, che “ha conosciuto di persona molte di quelle periferie dove l’umano è messo alla prova e dove i volontari condividono ogni giorno dolore e gioia”.

Accolto dai canti dei presenti e dai doni provenienti proprio dal Colegio San Gabriel, nella cornice della potente scultura della Resurrezione di Pericle Fazzini, papa Francesco ha ringraziato i “volontari nel mondo” che con i loro progetti lavorano incessantemente “per dare risposte concrete agli scandali della fame e delle guerre”, sottolineandone (tema assai appropriato di questi tempi) il valore della gratuità. “I poveri non possono diventare un’occasione di guadagno” ha tuonato, invitando i presenti a pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. Solidarietà, ha detto, “è anche lottare contro le cause strutturali della povertà: la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro e di una casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. La solidarietà è un modo di fare la storia con i poveri, rifuggendo da presunte opere altruistiche che riducono l’altro alla passività”.

Il papa ha quindi proceduto a elencare le cause principali della povertà, tra cui “un sistema economico che saccheggia la natura”, e naturalmente la piaga delle guerre, con cui molti volontari si trovano a dover fare i conti durante le loro missioni all’estero e nei loro progetti. Le parole sono naturalmente di speranza, e un invito a non arrendersi nonostante la sofferenza, la distruzione, le vite spezzate di cui sono ogni giorno testimoni: “Lavorando per lo sviluppo dei popoli, voi cooperate anche a costruire la pace, cercando con perseverante tenacia di disarmare le menti, di avvicinare le persone, di costruire ponti fra le culture e le religioni”. Francesco non dimentica poi coloro che cercano altrove un’occasione di rinascita e di riscatto, ma che finiscono per scontrarsi di nuovo con il rifiuto e  la violenza. “Penso ai migranti e ai rifugiati, i quali cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta – ha detto – È necessaria la collaborazione di tutti, istituzioni, ONG e comunità ecclesiali, per promuovere percorsi di convivenza armonica tra persone e culture diverse. I movimenti migratori sollecitano adeguate modalità di accoglienza che non lascino i migranti in balia del mare e di bande di trafficanti senza scrupoli. Al tempo stesso, è necessaria una fattiva collaborazione fra gli Stati, per regolare e gestire efficacemente tali fenomeni”.

Esortazioni che la Focsiv, nelle parole del suo presidente, ha accolto con gioia, sottolineando le radici cristiane della federazione e l’importanza dei progetti messi in campo passati e futuri. Tra questi, la campagna di sostegno all’agricoltura familiare intitolata “Abbiamo RISO per una cosa seria“, che vedrà coinvolti più di 3000 volontari nelle piazze italiane il 16 e 17 maggio 2015. Perchè c’è tanto da fare anche qui, in modo da aumentare la consapevolezza, nei giovani ma non solo, dei problemi al di là del proprio piccolo mondo privato, per dare una mano a chi ne ha bisogno e provare a cercare soluzioni tutti insieme. E chissà che magari altri ancora non decidano di mettersi in gioco in prima persona, in un volontariato internazionale visto da Focsiv come “un’insostituibile esperienza di fraternità, di incontro e di comunione, dove ci si arricchisce l’uno dell’altro lavorando insieme per un mondo più giusto”.

A Roma c’era anche la Fondazione Fontana che ha presentato al Papa (e poi nel pomeriggio all’incontro organizzato dalla Focsiv) il modellino della “stufa che cova i pulcini”, l’invenzione che Unimondo insieme con Ipsia del Trentino hanno concretizzato in Kenya nell’ambito del progetto “tree is life”, una soluzione innovativa e plurifunzionale che è stata premiata da numerosi organismi internazionali.

Queste le parole di Fabio Pipinato, uno dei principali ideatori della stufa: “I guru della cooperazione internazionale c'insegnano che ogni territorio ha le risposte ai suoi bisogni. Nel bellissimo libro curato da Bertoncin e Pase (Franco Angeli) – Il territorio non è un asino. Voci di attori deboli – Magnaghi afferma: “Finché [...] tratteremo i luoghi come bestie da soma [...] resteremo all'oscuro delle loro ricchezze profonde. Il territorio è troppo spesso inteso come un asino piuttosto che un "soggetto vivente" da riscoprire”.

Ebbene: cosa abbiamo scoperto nelle aree rurali degli altipiani africani ove lo sbalzo termico è importante nella lunga stagione delle piogge? Il paesaggio, costellato da baracche di legno, è piuttosto monotono. Ognuna di questa case ha un cortile ove scorrazzano poche galline ed altrettanti bambini. Dentro la capanna scoppietta un fuoco tra tre pietre.

E' bastato alzare il fuoco da terra con una stufa di fango, terra rossa e pietra refrattaria per scaldare la casa. Deponendovi delle uova sotto la stufa abbiamo permesso che la schiusa si raddoppiasse inventando la prima incubatrice a legna. Ora abbiamo meno legna consumata e più pulcini allevati. Tutto qui. La soluzione stava già lì. Ed è afro. No know how.” Facile no?

Anna Toro

 

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