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Pakistan: allarme umanitario, mezzo milione di profughi in fuga dal conflitto
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Sono più di mezzo milione i civili sono in fuga dalla valle nord-orientale di Swat dove migliaia di soldati pakistani sono impegnati in una vasta operazione con l'obiettivo di "eliminare" i combattenti islamisti che stanno provando ad avvicinarsi a Islamabad. Lo riporta l'Unhcr, ma i media locali riportano il doppio della cifra sottolineando che la maggioranza evita i campi di tende e cerca di rifugiarsi da parenti e amici verso Islamabad e Lahore, sino a Karachi. Secondo l’Alto Commissario António Guterres, la velocità e l’entità di questa crisi sta ponendo sfide enormi al governo e alle organizzazioni umanitarie.
Secondo testimonianze sempre più numerose riportate dall'agenzia Misna, ad essere colpita è soprattutto la popolazione civile, stretta tra le azioni dei talebani e i bombardamenti indiscriminati dell’esercito governativo. Reparti delle forze speciali pakistane hanno attaccato stamattina nella valle di Swat una base dei talebani, ritenuta una roccaforte del mullah Fazlullah, esponente di primo piano dei ribelli. Fonti dell’esercito hanno riferito che truppe elitrasportate sono atterrate a Peochar, circa 65 chilometri a nord-ovest della principale città della regione, mentre sono in corso bombardamenti contro quelle che sono ritenute basi dei "combattenti ribelli".
"L'esercito ci invita a scappare e ci bombarda mentre fuggiamo. Ordina il coprifuoco, e tira sulle nostre case. Che senso ha tutto questo?" - afferma uno sfollato all'inviato di Repubblica. "Se volesse davvero liquidare i Taliban, dovrebbe mettere gli stivali sul terreno. Invece si affida ad aerei ed elicotteri". "Vuole soltanto disperderli, creda a me, non ucciderli". "I Taliban veri sono pochi, ma quelli non si arrenderanno mai". "Andrà come due anni fa. Offensiva dell'esercito per compiacere gli americani. Poi il grosso delle truppe se ne va e tornano i Taliban" - sottolinea la gente in fuga.
All'inizio dell'anno l'inazione dell'esercito obbligò il governo regionale a negoziare la pace con una delegazione guidata da Islam Khan. Si arrivò ad un accordo che impegnava i Taliban a deporre le armi, e in cambio affidava a corti islamiche l'amministrazione della giustizia nel Malakand, la regione di cui fa parte lo Swat. I Taliban incassarono la vittoria politica, e vi aggiunsero una vittoria militare: invece di deporre le armi, entrarono in massa nella valle del Buner, avvicinandosi alla capitale e a quel punto le reazioni internazionali costrinsero l'esercito ad intervenire.
Già nelle scorse settimane diverse organizzazioni umanitarie avevano lanciato l'allarme. "I coprifuoco, i posti di blocco e la guerra rendono praticamente impossibile per i civili raggiungere gli ospedali e le cliniche. Sono letteralmente bloccati in questa situazione di estrema violenza. E in aggiunta a tutto ciò, è spesso impossibile per le nostre equipe assisterli" - riportava Medici senza Frontiere. Msf era l’unica organizzazione umanitaria a fornire supporto all’ospedale di Mingora e a fornire un servizio di ambulanze nello Swat, ma a causa del conflitto è stata costretta a interrompere il proprio programma di assistenza medica d’urgenza nel distretto. Msf ha definito la situazione "completamente insostenibile" e ha chiesto a tutte le parti in conflitto di rispettare il diritto dei civili feriti di ricevere cure mediche e di garantire lo spazio all'associazione per assisterli senza essere soggetta a ulteriori violenze.
Save the Children ha avviato un vasto intervento di aiuto in favore dei bambini e delle famiglie costrette ad abbandonare le proprie case e villaggi a causa dell’intensificarsi dei combattimenti. Le persone si sono trovate, in molti casi, a dover abbandonare le proprie abitazioni giusto con i vestiti addosso e ora hanno un disperato bisogno di cibo e altri generi di prima necessità. Anche i servizi sanitari di base sono gravemente compromessi.
"Liquidare il movimento dei talebani pachistani semplicemente come un episodio oscuro della storia pachistana può essere rischioso, così come lo è pensare che la vicenda della Swat Valley o delle aree tribali si possa risolvere solo con la mano dura dell'opzione militare" - riporta Emanuele Giordana di Lettera22. "Ci sono almeno due elementi evidenti su cui i paktalebani fanno leva: le condizioni economiche e l'ingiustizia" - segnala Giordana. "I talebani del Pakistan hanno messo in atto, nelle zone sotto il loro controllo, una vera e propria rivoluzione sociale egualitaria: i guerriglieri organizzano bande di contadini armati. Queste bande non sono solo un modo di dare uno stipendio a dei disperati, ma diventano gruppi di pressione sui landlord che vengono impauriti e minacciati".
"Gli effetti perversi della Durand Line - scrive Giordana - , sono lo sfondo di almeno cinque conflitti che si dipanano, con tempi alterni e alterne vicende, lungo la frontiera maledetta: in questi giorni sono i distretti attorno alla valle di Swat che attirano l'attenzione, mentre nell'area occidentale al di là della Durand, in Afghanistan, ogni giorno, più o meno raccontata, si srotola la guerra tra talebani e Isaf/Nato". [GB]