Onu: la tassa mondiale sulle transazioni di Sarkozy

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“La finanza combatta l’aumento della povertà”. A dirlo, lo sguardo severo e il dito puntato verso l’auditorio, non è Bono degli U2, ma Nicolas Sarkozy. È monsieur le Président in persona a lanciare la proposta davanti all’assemblea delle Nazioni Unite di New York, riunite per fare il punto sugli Obiettivi di sviluppo del millennio.

Lo stesso leader di governo che nemmeno una settimana fa reagiva stizzito alle critiche della commissaria europea alla giustizia Viviane Reding sull’espulsione in massa dei rom che vivono illegalmente in Francia. “Perché attendere ancora?” ha detto Sarkozy. “La finanza è diventata mondiale ed è quindi doveroso chiederle di partecipare alla stabilizzazione del mondo”.

La tassa sulle transazioni finanziarie, che negli ultimi due anni è stata proposta soprattutto per riparare i danni causati dalla crisi del 2008, prevede un’aliquota minima dello 0,005% sulle operazioni effettuate con le quattro principali valute del mondo. Secondo l’osservatorio intergovernativo Leading Group questo tipo di tassazione potrebbe generare un flusso di fondi pari a 33 miliardi di dollari l’anno. Fondi che, dicono da molto tempo le organizzazioni umanitarie, potrebbero essere utilizzati per combattere le malattie e creare sviluppo nei Paesi più poveri.

“A guardarla bene, è proprio questa la novità della posizione di Sarkozy” dice al telefono Luca De Fraia, segretario generale di Action Aid International, che a New York sta seguendo i lavori del Summit sugli obiettivi di sviluppo del millennio. “La proposta di tassazione delle transazioni finanziarie circola da parecchi anni e riprende fiato nella crisi economica globale.

Questo tipo di meccanismo ha due possibili esiti: porre un freno alle speculazioni e generare un flusso di risorse. Fino a prima di questo vertice non c’era affatto l’impegno di usare il ricavato di questa tassazione per lo sviluppo, si parlava anzi di creare un serbatoio di salvataggio in caso di un’ulteriore crisi economica. Sarà quindi molto interessante leggere bene il dettaglio della proposta di Sarkozy per vedere se c’è effettivamente uno spostamento in questa nuova direzione».

Alla proposta del presidente francese ha subito aderito il premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero. «Ora bisognerà vedere quale sarà la posizione degli altri Paesi” afferma De Fraia, “soprattutto degli inglesi, dei tedeschi e degli americani. Gli Usa, si sa, non hanno grande simpatia per questo tipo di meccanismi”.

Durante il summit Hillary Clinton dovrebbe presentare una proposta americana per raggiungere gli obiettivi del millennio. “Oltre alle proposte dei singoli governi è cambiato l’approccio di fondo alla povertà globale” fa notare De Fraia. “C’è la consapevolezza di avere di fronte un quadro geografico e umano molto diverso rispetto al passato. Prendiamo l’Africa: ci sono Paesi con delle buone performance sia di crescita economica che di avvicinamento agli obiettivi del millennio. Il Malawi ha dato un’ottima risposta alla crisi alimentare e il Burkina Faso ieri è stato presentato come un esempio di buona prassi economica. Inoltre, proprio in questi giorni il Fondo monetario internazionale ha detto che la risposta dei Paesi più poveri alla crisi è stata migliore delle aspettative”.

L’Africa smetterà di essere sinonimo di povertà? “Di fatto è così. Ormai bisogna ragionare Paese per Paese” afferma De Fraia. “Prima della crisi economica globale alcuni Paesi africani avevano ottime performance di crescita del Pil, del 5-6% l’anno, e dopo hanno retto meglio di alcuni Paesi occidentali. È una situazione diversa da quella che abbiamo conosciuto negli ultimi dieci anni. Non possiamo più parlare di Paesi in via di sviluppo in senso generico, o di Africa e Asia come se fossero continenti omogenei al loro interno. Ci sono invece situazioni molto diverse le une dalle altre. Questo però vuole dire che anche le risposte ai problemi dovranno essere molto diverse fra loro”. Al di là delle singole proposte, questa la novità di fondo a dieci anni dall’impegno sugli Obiettivi di sviluppo del millennio.

Emanuela Citterio

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