
www.unimondo.org/Notizie/COP30-nel-cuore-dell-Amazzonia-268138
COP30 nel cuore dell’Amazzonia
Notizie
Stampa
Foto: Unsplash.com
Ed è quasi ora di COP. L’annuale Conferenza delle Parti (COP) costituisce il più grande evento globale per le discussioni e i negoziati sui cambiamenti climatici: il suo 30esimo summit fra le 198 parti della Convenzione (197 Paesi e l’Unione Europea) è in programma dal 10 al 21 novembre a Belém, la capitale dello Stato brasiliano del Parà, situata sulla riva destra del Rio Guamà a circa 100 Km dall’Oceano Atlantico.
“La COP30 si svolge in Amazzonia, ma non riguarda solo l’Amazzonia. È la conferenza dei popoli indigeni, delle comunità quilombola, delle città, delle foreste e della società civile. La COP30 si tiene a Belém, ma appartiene al Nord, al Nordest, al Sud, al Sudest e al Centro-Ovest. La COP30 è il Brasile — dal Brasile al mondo”. Il messaggio che campeggia sul sito web di presentazione della COP30 trasmette la ricchezza della scelta della location dell’incontro globale.
Tuttavia la città brasiliana, col suo milione e 400mila abitanti (e 2 milioni e mezzo nell’area metropolitana), non appare in grado di coprire i circa 50mila posti letto stimati per i partecipanti al summit globale tra delegati, ong ambientaliste, organizzazioni della società civile, media e osservatori. Come dichiarato con il pop-up sul sito ufficiale della COP30, la città amazzonica presenta un panorama ricettivo “particolare” che tiene conto del numero limitati di hotel tradizionali e, per far fronte alla domanda elevata di alloggio nei giorni della conferenza, propone di coprire una parte significativa dell’offerta con appartamenti privati temporaneamente affittati.
Più in generale il governo federale brasiliano sta attuando un piano articolato per potenziare la capacità ricettiva di Belém. Tra le misure principali figurano partnership con il settore privato — inclusa una piattaforma online per l'alloggio (bnetwork) — per ampliare temporaneamente l’offerta di alloggi fino a 2500 camere temporaneamente affittate dai proprietari locali, sotto la gestione di agenzie immobiliari professionali, investimenti per oltre 100 milioni di real (poco più di 16 milioni di euro) attraverso il Fundo Geral do Turismo (Fondo Generale del Turismo) destinati alla modernizzazione delle infrastrutture turistiche e degli hotel, e l’utilizzo di strutture temporanee come navi da crociera e hotel galleggianti. È inoltre prevista l’integrazione della rete alberghiera delle città vicine, con miglioramenti ai collegamenti stradali e ai trasporti pubblici, nonché incentivi alla costruzione e ristrutturazione di edifici destinati all’accoglienza entro le scadenze della conferenza. Ad oggi sono stati portati in città due transatlantici, che forniranno circa 6.000 posti letto in 3.900 cabine.
Critiche stanno però da tempo muovendosi all’organizzazione brasiliana per non aver previsto e saputo gestire l’impennata di prezzi delle infrastrutture esistenti. A causa della domanda eccezionale legata all'evento, si sono registrati aumenti drastici. Alcuni esempi? Affitti che superano i mille euro a notte per una camera singola e cifre che arrivano ad oltre 20mila euro a notte per intere case.
La sfida organizzativa di COP30 appare ardua quanto la sfida politica oggetto del vertice!
La volontà programmatica del Brasile di garantire trasparenza, equità e accessibilità nelle prenotazioni appare limitata nei fatti e, con il tempo che stringe, c'è il rischio che l'evento non raccolga il numero di partecipanti sperato e soprattutto i delegati dei Paesi più poveri possano ridurre la loro partecipazione (o partecipare virtualmente) a causa dei costi di alloggio elevati. L’evento offrirà al Paese l’opportunità di mostrare i progressi compiuti nei settori delle energie rinnovabili, dei biocarburanti e dell’agricoltura a basse emissioni di carbonio e di attrarre investitori internazionali in energia pulita e tecnologie ambientali. Allo stesso tempo, sarà un’occasione per ribadire la continuità del suo impegno nei processi multilaterali, in linea con le esperienze di vertici storici quale Rio+20 del 1992. Tenendo conto di quanto c’è in ballo, ovvero tradurre in azioni concrete gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi di 10 anni fa, la presenza del maggior numero di Paesi e delegati alla COP30 è fondamentale per legittimare le decisioni che verranno prese.
L’obiettivo principale del summit sarà definire i nuovi piani nazionali di riduzione delle emissioni per il periodo post-2030, in linea con la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale. Inoltre, occorrerà fare il punto sul Global Stocktake, la prima valutazione collettiva dei progressi compiuti dagli Stati verso gli obiettivi climatici. I dati diffusi durante la COP28 di Dubai hanno mostrato che il mondo è ancora lontano dal percorso necessario per contenere l’aumento della temperatura: le emissioni globali devono diminuire del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, ma le politiche attuali portano verso un incremento di oltre 2,5°C entro la fine secolo.
Al centro dei negoziati ci sarà anche il tema del finanziamento climatico. I Paesi in via di sviluppo chiedono che le promesse dei 100 miliardi di dollari annui per l’adattamento e la mitigazione vengano finalmente rispettate, e che si fissino nuovi obiettivi più ambiziosi: il nuovo traguardo collettivo (NCQG) punta a mobilitare fino a 300 miliardi l’anno entro il 2035. Il Brasile, il padrone di casa della conferenza, mira a rilanciare il ruolo del Sud globale nei processi multilaterali e a spingere per una maggiore giustizia climatica.
Ospitare la COP30 nel cuore dell’Amazzonia significa molto più che offrire una cornice suggestiva ai negoziati sul clima. Per il Brasile è una prova di coerenza: discutere di transizione ecologica e di tutela delle foreste in un Paese che resta tra i più colpiti dalla deforestazione amazzonica impone un impegno concreto, non solo dichiarazioni di principio. Belém diventa così un simbolo delle contraddizioni e delle speranze della politica climatica globale: riuscirà la città scelta a fornire al mondo un’occasione unica per discutere di soluzioni climatiche, rafforzare il multilateralismo e promuovere il consenso sugli obiettivi globali per ridurre le emissioni di gas serra?
Miriam Rossi
Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.






