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Ong: troppo vago l'impegno dei G20 verso i più poveri del mondo
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La Campagna del Millennio delle Nazioni Unite "resta delusa dal Vertice del G20" che si è concluso nei giorni scorsi a Pittsburgh (Usa). "Il G20 dopo essersi definito il nuovo forum di riferimento per la cooperazione economica internazionale sembra guardare solo ai paesi emergenti esprimendo invece solo vaghi impegni rispetto ai bisogni dei più poveri e alle risorse necessarie per evitare che la crisi freni il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio" - afferma la sezione italiana della Campagna.
Nonostante l’economica globale sembri mostrare i primi segni di ripresa e stabilità, "le conseguenze negative della crisi sui paesi poveri stanno raggiungendo ora il loro picco e la situazione non migliorerà nell’immediato futuro" - aggiunge. "In questo scenario il G20 disattende ancora l’impegno di allocare (e non solo promettere!) i 50 miliardi di dollari in aiuti ai paesi più poveri promessi negli ultimi vertici dei G20 e ribaditi in seno al G8 dell’Aquila. Di questi 50 miliardi meno del 50% sono stati realmente erogati. Troppo pochi".
"Il G20 che si è appena concluso si è focalizzato su bonus e compensazioni e non sui bisogni reali di 1,4 miliardi di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno e le cui vite sono minacciate quotidianamente dalla crisi economica" - ha dichiarato Marta Guglielmetti, coordinatrice per l’Italia della Campagna del Millennio. "Il fallimento del G20 sull’allocazione delle risorse ai paesi più poveri è un segnale preoccupante. E’ necessario che i leader del mondo comincino ad affrontare le sfide globali in un modo coerente e integrato".
"Il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio e la lotta contro la povertà - aggiunge la coordinatrice - sono elementi indissolubili dalla soluzione della crisi ambientale e dei cambiamenti climatici. Durante il G20 e pochi giorni prima al Palazzo di Vetro abbiamo sentito i leader di tutto il mondo esprimere posizioni forti e innovative sui cambiamenti climatici in vista del prossimo vertice di Copenhagen, ma i risultati deludenti di questo G20 rischiano di contraddire quelle parole: non si vincerà la sfida dei cambiamenti climatici se si continuerà a dimenticare i reali bisogni dei più poveri e se non si accelererà il processo di raggiungimento degli Obiettivi del Millennio".
Le aree non soddisfatte dal Vertice dei G20 di Pittsburgh sono diverse sottolinea la Campagna:
- AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO
Il Vertice non ha fatto nessuna menzione all’impegno di allocare 50 miliardi di dollari verso i paesi più poveri, promessa assunta dai leader del G20 in Aprile. Solo meno della metà è stato versato.
- COMMERCIO
Ancora una volta i leader del G20 hanno ribadito la necessità di completare i negoziati di Doha sul commercio il prossimo anno senza annunciare nessun concreto impegno nell’eliminazione delle distorsioni commerciali collegate ai sussidi agricoli nei paesi ricchi, continuando inoltre a prevedere misure protezionistiche a loro favore.
- GOVERNANCE DELLE ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI
Le proposte di modifica della governance delle istituzioni finanziarie rimane squilibrata favorendo solo le economie emergenti e dimenticando o addirittura danneggiando i paesi più poveri. Infatti se da un lato abbiamo una proposta del G20 di dare maggior peso e potere di voto alle economie emergenti, dall’altro abbiamo un crescente peso del meccanismo di prestiti che le istituzioni finanziarie stanno realizzando a sostegno dei paesi più poveri che rischiano. Questi meccanismi rischiano invece che essere un sostegno di causare nei prossimi mesi una nuova e gravosa crisi del debito. All’inizio della crisi un anno fa tutti sembravano convinti della necessità di una radicale riforma dell’architettura finanziaria globale. La crisi si è presentata come una opportunità per attivare velocemente una riforma che avrebbe dovuto rendere la finanza e l’economia globale più inclusiva. Nonostante questa necessità resti chiara e urgente per tutti i leader, la soluzione proposta dal G20 è ancora troppo limitata e troppo lenta e rischia di essere davvero inadeguata.
- CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il G20 ha discusso su come affrrontare in modo efficiente ed efficace i cambiamenti climatici, ma non ha indicato piani o fondi per tradurre le parole in azioni. Sulla questione dei cambiamenti climatici aveva posto l'attenzione Greenpeace evidenziando che "i Paesi industrializzati devono impegnarsi a mettere i soldi sul tavolo per sostenere i Paesi in via di sviluppo ad affrontare gli impatti del clima e a far crescere gli investimenti nell’energia rinnovabile. Secondo il Global Humanitarian Forum il Climate Chiange costa 125 miliardi di dollari americani all’anno".
Anche la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale evidenzia che "il G20 chiude i battenti con un’autopromozione e nessun progresso di rilievo sulla quasi totalità dei punti in agenda". "Il passaggio a un direttorio mondiale in cui sono rappresentate anche le economie emergenti e non solo le grandi potenze del Nord è sì una novità di rilievo, ma non certo un trionfo della democrazia, dal momento che rimangono fuori dalla stanza dei bottoni oltre 170 Paesi. Il deficit di rappresentanza, quindi, rimane, così come evidenziato dal premio Nobel Joseph Stiglitz durante alcuni incontri con la società civile tenutisi in questi giorni nella città della Pennsylvania" - ha dichiarato Andrea Baranes della CRBM presente a Pittsburgh.
"Il G20 si chiude con alcuni accenni a un stop dei sussidi pubblici ai combustibili fossili, e con un impegno per un futuro lavoro per migliorare la regolamentazione e la trasparenza sui derivati" - ha aggiunto Baranes. "Sono alcuni segnali positivi, ma nel complesso è stato un summit assolutamente deludente rispetto alle attese della vigilia e alla necessità di riforme sostanziali del sistema finanziario internazionale". [GB]