Ong: a Lampedusa 'rischio di gravi violazioni dei diritti dei migranti'

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Manifestazioni e proteste della cittadinanza ieri a Lampedusa per la decisione del Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di realizzare un Centro per l'identificazione e l'espulsione degli immigrati (Cie) accanto al al Centro di prima accoglienza (Cpa). Quattromila abitanti dell'isola - che ne conta seimila - hanno alzato cartelli di protesta, bloccato le strade e rimandato indietro un pullman carico di extracomunitari destinati al rimpatrio. "Non vogliamo che Lampedusa si trasformi in una nuova Alcatraz" - hanno gridato i manifestanti. Oltre alla manifestazione c'è stato anche uno sciopero generale: i negozi sono rimasti chiusi, l'isola è stata in stato di assedio, occupata da centinaia di poliziotti in assetto antisommossa. Il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per l'immigrazione inviato dal Viminale a Lampedusa, è stato contestato vivacemente dagli isolani, che hanno impedito il trasferimento di centinaia di clandestini dal vecchio centro al nuovo Cpt che dovrebbe sorgere nell'ex base Loran della Nato.

Con un comunicato un ampio cartello di associazioni nazionali esprime "vivissima preoccupazione per il grave e imminente rischio di estese violazioni dei diritti fondamentali dei migranti e rifugiati presenti a Lampedusa". Le associazioni - tra cui Amnesty, Arci, Asgi, Cir, Comunità di S.Egidio, Medici senza Frontiere e Save The Children - criticano soprattutto "alcune scelte del Governo italiano relative alla complessiva gestione degli arrivi di cittadini stranieri a Lampedusa". La decisione del Ministro dell’Interno di sospendere "ogni trasferimento dei cittadini stranieri dal Centro di primo soccorso e accoglienza (CSPA) di Lampedusa verso altre strutture situate nel territorio nazionale" ha comportato che presso la struttura predisposta per poco più di 380 posti - estensibili all’occorrenza a 800/850 - al 21 gennaio venissero trattenuti oltre 1800 immigrati con "problemi seri di sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie preoccupanti e un’allarmante promiscuità tra uomini, donne e bambini".

Nel dettagliato comunicato le associziani mettono in rilievo "i seri e concreti rischi di estese violazioni dei diritti fondamentali dei migranti ed in particolare dei richiedenti asilo, dei minori e delle persone maggiormente vulnerabili". E chiedono al Ministero dell’Interno e alle altre istituzioni competenti di fare quanto in proprio potere per evitare di sottoporre migranti e richiedenti asilo a ogni trattamento che potrebbe configurarsi come detenzione arbitraria; garantire l’assistenza legale ai richiedenti asilo per la presentazione della domanda e durante la procedura di asilo; evitare ogni procedura di identificazione che, per sommarietà o rapidità, potrebbe condurre a espulsioni collettive o comunque illegittime; garantire l’identificazione certa del migrante (anche mediante la collaborazione delle Autorità Consolari, ove possibile) prima di procedere al respingimento; e consentire l’accesso al centro alle organizzazioni che ne facciano richiesta, al fine di assicurare un monitoraggio della società civile sulla situazione.

"Crescente preoccupazione per la situazione umanitaria dei quasi 2000 migranti, fra i quali molti richiedenti asilo, attualmente ospitati nel Centro di primo soccorso ed accoglienza di Lampedusa in condizioni di estremo sovraffollamento" è stata espressa anche dall’Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). "Fino ad ora, Lampedusa ha rappresentato un modello di accoglienza per la gestione responsabile dei flussi migratori misti" - sottolinea l'Unhcr. Ma "all’inizio di quest’anno, a seguito delle nuove disposizioni del Ministero dell’Interno, l'iter ha subìto delle modifiche in base alle quali tutti i migranti e i richiedenti asilo giunti sull’isola devono rimanervi in attesa che venga presa una decisione sui loro casi". "Esortiamo le autorità italiane a fare tutto il necessario per risolvere la difficile situazione umanitaria che si è creata a Lampedusa" - affermato Pirkko Kourula, Direttore dell’Ufficio per l’Europa dell’Unhcr ricordando come l'organizzazione "negli ultimi anni ha lavorato in stretta collaborazione con le autorità italiane per migliorare il sistema di gestione dei flussi misti di richiedenti asilo e di migranti che raggiungono Lampedusa via mare".

I dati dell'Unhcr mostrano che molti di coloro arrivati via mare nel 2008 provengono da Somalia ed Eritrea. In base alle stime preliminari per il 2008, circa il 75% delle persone arrivate in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e a circa il 50% di loro è stato riconosciuto lo status di rifugiato o un altro tipo di protezione. "Questo dimostra che il Mar Mediterraneo è decisamente una 'via dell’asilo' per molte persone che fuggono da violenze, guerre e persecuzioni" conclude l'Unhcr. [GB]

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