Oleodotto Btc: nuovi scandali

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La costruzione dell'oleodotto più lungo del mondo, il Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), continua a suscitare fortissime polemiche e perplessità. Negli ultimi giorni hanno avuto vasta risonanza sulla stampa inglese le dichiarazioni molto critiche di quattro esperti altamente qualificati che hanno contribuito alla realizzazione del BTC. Secondo i quattro esperti, tutti con più di 20 anni di carriera nel campo specifico, la costruzione del tratto turco dell'oleodotto sarebbe stata costellata da una serie di gravi incompetenze, dall'impiego di manodopera inadeguata e da inappropriati tagli dei costi. Nel dettaglio, non sarebbero stati consultati gli specialisti adeguati per le consulenze ingegneristiche, si sarebbero usati metodi e materiali inadatti che non potranno assolvere alla funzione per cui erano previsti; non sarebbero state rispettate le procedure e le indicazioni specifiche previste dal progetto; non ci sarebbe stato nessun controllo di qualità; si sarebbe impiegato staff non adeguatamente qualificato e non formato; sarebbero state ignorate elementari misure di precauzione riguardanti l'ambiente e la salute e la sicurezza; si sarebbero ignorate le conseguenze per le imprese locali che hanno contribuito alla fornitura dei materiali necessari per la costruzione dell'oleodotto, molte delle quali hanno poi dichiarato fallimento.

Va poi rammentato che anche per la parte georgiana ed azera della pipeline erano state rivelate importanti carenze per ciò che riguardava la copertura delle tubature. Le Ong internazionali, tra cui la Campagna per la riforma della Banca mondiale, che da un paio di anni seguono da vicino le vicende dell'oleodotto BTC manifestano tutta la loro preoccupazione in merito a questi ulteriori sviluppi e chiedono al consorzio costruttore, capeggiato dall'inglese BP e di cui fa parte anche l'ENI, di sospendere i lavori della pipeline.

Le Ong hanno ripetutamente evidenziato i rischi legati agli impatti socio-ambientali ed alla sicurezza che avrebbe comportato il BTC, vedendo purtroppo confermati i loro peggiori timori allorché si è proseguito con la realizzazione dell'oleodotto. Andrea Baranes, in rappresentanza della Campagna per la Riforma della Banca mondiale, una delle organizzazioni che ha promosso la campagna MancaIntesa, nata per chiedere alla più grande banca italiana una maggiore responsabilità sociale ed ambientale, ha dichiarato: "Banca Intesa, dal momento che è una delle banche finanziatrici del progetto, deve chiedere immediatamente un'indagine indipendente e molto approfondita per capire l'entità del problema. Il contratto di finanziamento prevede esplicitamente che le banche siano informate di qualunque problema riguardante l'oleodotto" ha continuato Baranes. "Se le accuse fossero confermate, le banche dovrebbero immediatamente ritirare il proprio sostegno finanziario al progetto. In caso contrario, e qualora Banca Intesa dovesse ignorare le denunce degli esperti, sarebbe del tutto connivente con le mancanze perpetrate dal consorzio costruttore e complice di quello che i giornali inglesi ormai chiamano una bomba ad orologeria ambientale" ha concluso Baranes.

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