Nulla appare più come prima della Grande Crisi

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L'imminente inizio del Festival Economia di Trento rinnova l'appuntamento con una manifestazione che ha saputo rispondere a un bisogno diffuso di conoscenza attraverso un registro "alto". Il tema del 2011, "I confini della libertà economica", induce a una riflessione sulla natura della crisi, sugli obiettivi della libera iniziativa e sul ruolo degli stati nel mondo interdipendente.

C'è, nel moto delle fronde di un grande albero mosso o scosso dal vento, tutto il respiro della democrazia. Il movimento implica il confronto, la discussione, la voglia di innovare, l'esigenza di cambiare, radicalmente, se necessario. E' lo spirito del Festival che da sei anni torna a proporre temi di scottante attualità. La prima istanza del Festival era mettere a confronto gli economisti con il grande pubblico traducendo il loro linguaggio per renderlo comprensibile a chi, apparentemente, non ha a che vedere con l'economia. L'idea era buona ma l'impresa non era facile, il coraggio non è mancato e, data l'importanza della questione e i risultati finora ottenuti, valeva la pena di tentare. "L'urgenza" di sapere, di comprendere sta alla base di qualsiasi progetto che miri lontano, che voglia contenere tutte le possibilità.

L'immagine dell'albero, per quanto possa apparire strana, rappresenta in parte la complessità economica del mondo (che determina, o meno, anche la democrazia) e lo rende efficacemente. Il premio Nobel Amartya Sen che aprirà la sesta edizione "I confini della libertà economica" sostiene - a proposito di libertà di opinione e diritti - che se valgono, sia il principio di libertà che quello di unanimità, allora un individuo può avere al più dei diritti. Cioè: la libertà di opinione è veramente fine a se stessa; la società può essere vincolata a tenere conto al massimo delle preferenze di un solo individuo e ad andare contro quelle degli altri.

Discutere di economia comprende innanzitutto la conoscenza, la possibilità di imparare per capire, per riuscire a condurre la vita in una consapevolezza che migliori la propria condizione nel mondo. Alfred Marshall economista inglese vissuto a cavallo fra Otto e Novecento, l'aveva tradotto in "L'economia è lo studio dell'uomo nei suoi affari quotidiani". L'idea che nel 2006 ha suggerito il Festival parte proprio da qui, dall'esigenza - anche di tipo politico - di intercettare un bisogno, in parte manifesto, rimasto per troppo tempo inascoltato. Accogliere questa necessità per capire come va il mondo, prima ancora di giudicarlo è, in un tempo globalizzato, di fondamentale importanza. Non solo a livello collettivo ma, anche e soprattutto, individuale.

Ho avuto la fortuna di occuparmi del Festival dell'economia fin dal suo esordio e, la frase che mi sento ripetere più frequentemente dalla gente che incontro è "a Trento bisognerebbe sempre vivere nel clima del Festival". Questa frase contiene, anche se in una forma espressiva estremamente semplice, il valore aggiunto di questa iniziativa. Avere la possibilità di ascoltare, discutere, dialogare, confrontarsi con i "guru" dell'economia, della filosofia, dell'antropologia, della sociologia, della statistica e di alcune altre discipline aiuta il singolo a riflettere, a connettere la propria vita al mondo globale. Una necessità, appunto, prima ancora che un desiderio.

I temi trattati nelle passate edizioni hanno focalizzato questioni con cui tutti abbiamo a che fare e, nel volgere rapido di pochi anni hanno fatto di Trento un luogo e un'occasione imprescindibile per chi voglia seguire il dibattito economico più avanzato.

Fra gli effetti della Grande Recessione (per molti aspetti ancora in atto) c'è una nuova geografia economica e politica. I confini fra pubblico e privato sono mutati. Dopo la crisi finanziaria si assiste a quella del debito pubblico e i governi si comportano in maniera differente. Le nazioni, i cittadini, i governi, la politica, le imprese cercano di orientarsi. La sesta edizione del Festival "I confini della libertà economica" tenterà di permettere ad ognuno di farsi un'idea sulle "questioni complesse che definiscono i nuovi confini alla libera iniziativa poste in essere in diverse parti del pianeta". Tito Boeri, che dirige scientificamente il Festival sottolinea che «c'è chi, come la Cancelliera Merkel, chiede a tutti i governi di cambiare le loro costituzioni introducendo l'obbligo di rispettare il vincolo del bilancio pubblico in pareggio. ...alcuni governi, tra cui quello italiano, si propongono di ridurre il ruolo dello Stato nell'assistenza sociale, coinvolgendo in prima persona il cosiddetto terzo settore, passando dal "Welfare State" alla cosiddetta "Welfare Society" o alla "Big Society"."

Una cosa è certa: nulla appare più come prima della Grande Crisi, i principi stessi su cui poggia la libertà economica stanno per essere ridisegnati e, comprendere come e perché, non è solo utile, ma diventa indispensabile in un tempo in cui il destino di ciascuno di noi è strettamente connesso a quello degli altri abitanti del pianeta.

Fausta Slanzi
Fonte: Polica Responsabile

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