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Nucleare: via libera dal Senato, un 'ritorno alla preistoria per favorire le lobby'
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Un "ritorno alla preistoria", "perdita di tempo e denaro", che pone "rischi inaccettabili sia per l’ambiente che per la salute"- E' la secca reazione delle maggiori associazioni ambientaliste italiane all'approvazione ieri a Senato del disegno di legge sullo Sviluppo che stabilisce, tra l'altro, il ritorno dell'Italia all'energia nucleare.
"Con grande soddisfazione questo governo oggi plaude a se stesso per aver raggiunto un antico obiettivo: tornare alla preistoria energetica e spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione. Proprio quella tecnologia che Barak Obama si è rifiutato di finanziare perché inquinante e insicura". Così Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente commenta il ddl che intende sancire il ritorno dell'Italia all'energia nucleare. Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato di non volere nuovi impianti nucleari in Germania specificando che la produzione attuale può essere considerata solo un mezzo in attesa di una idonea ed efficiente diffusione di tecnologie rinnovabili - sottolinea Legambiente.
"Alla prova dei fatti, l’Italia decide di perseverare sulla vecchia strada e continuare a perdere tempo e denaro puntando tutte le proprie carte sull’opzione nucleare e ponendo un’ipoteca quasi irreversibile sulla diffusione delle energie rinnovabili nel nostro Paese" - aggiunge il WWF. "Approvando il decreto legge sul nucleare e una norma che limita l’autoproduzione di rinnovabili, si è andati palesemente controcorrente rispetto al G8, quasi a 'limitare', ammortizzare e 'indirizzare' la portata interna di una dichiarazione internazionale sul clima che, con tutti i limiti denunciati dal WWF, ha pur sempre sancito l’impegno mondiale ad intraprendere tutte le misure possibili per poter rimanere al di sotto dei 2°C di aumento medio della temperatura".
"Il nucleare è una tecnologia in declino e la proposta del governo italiano di ritornare al nucleare è un non senso economico e industriale, che serve solo a piccole ma potenti lobby" - denuncia direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, dal G8 dell’Aquila. Greenpeace ha sempre combattuto contro l’energia nucleare perché pone rischi sia per l’ambiente che per la salute. "A circa sessant’anni dalla nascita del nucleare civile non esiste una tecnologia nucleare intrinsecamente sicura, la gestione a lungo termine delle scorie nucleari non è stata risolta da nessun paese e non c’è una tecnologia che non possa essere utilizzata anche per produrre materiali per le bombe atomiche"- sottolinea una nota Greenpeace. "Nemmeno dal punto di vista economico il nucleare ha funzionato: i costi di generazione elettrica da nuovi impianti nucleari sono superiori a quelli delle altre fonti convenzionali e dell’eolico".
Le associazioni non avevano mancato di criticare nei mesi scorsi sia l'annuncio del ritorno al nucleare dell’Italia con l’accordo tra Sarkozy e Berlusconi per la costruzione di quattro centrali entro il 2020, sia - successivamente - la delega del Senato al Governo per "adottare, entro sei mesi, uno o più decreti legislativi di riassetto per la localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare".
Le associazioni ambientaliste avevano invitato le Regioni italiane a non cedere sulle loro prerogative in materia. "Il fronte del no tra le Regioni è ampio e tutto fa presupporre che non sarà partita facile" - spiega una dettagliata analisi di Greenreport. Vasco Errani, presidente della conferenza delle Regioni afferma che "Il governo ha imboccato una strada sbagliata, procede in modo unilaterale" e il nucleare rischia di essere "un pericoloso passo indietro". Posizione che si inserisce in un confronto al momento piuttosto duro tra esecutivo e conferenza delle Regioni.
Il ddl Sviluppo dà vita all’Agenzia per la sicurezza nucleare che avrà compiti e funzioni di autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l’autorizzazione, in merito alla sicurezza, di tutte le attività legate all’impiego dell’energia nucleare, compresa la gestione e la sistemazione delle scorie che ne deriveranno, oltre alla vigilanza sulla costruzione e la gestione degli impianti.
Un'analisi di Greenpeace sulle tre 'mappe nucleari' dell'Italia fornisce una lista di aree a maggiore vulnerabilità sismica e climatica utile per capire dove potrebbero finire le nuove centrali nucleari. Secondo un'indagine presentata lo scorso maggio da Legambiente più del 60% degli italiani è contrario al nucleare e quasi 7 cittadini su 10 lo considera pericoloso. [GB]