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Nucleare italiano libero all'estero. E l'UE?
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L'Italia torna al nucleare non sul suolo nazionale ma su quello d'oltralpe. È il risultato di un emendamento al disegno di Legge Marzano sull'energia con il quale la maggioranza in Parlamento da il via libera alle attività di ricerca e di produzione nucleare per le imprese italiane all'estero. Un escamotage attraverso il quale, scavalcando l'esito del referendum di sedici anni fa, l'Italia rientra di fatto tra i paesi che producono energia atomica. Ermete Realacci, presidente della Legambiente, contesta la scelta della maggioranza sostenendo che: "Impianti pericolosi anche se figli delle tecnologie più avanzate, scorie che è difficile e costoso stoccare in modo permanente, rischio di incidenti di portata mondiale e, di questi tempi, rischio di attentati terroristici: ecco che cosa ci porta, razionalmente, a sostenere che lo stop imposto dal referendum dell'87 si trascina dietro l'inopportunità del coinvolgimento italiano nel nucleare oltre frontiera". Gli "Amici della Terra", WWF e Greenpeace con altre 100 organizzazioni hanno mandato una lettera ai membri della Convenzione Europea affinchè rifiutino le proposte che reintrodurrebbero il trattato Euratom incorporandolo nel trattato costituzionale con alcuni cambiamenti. Se questa manovra dovesse passare, l'UE potrebbe effettuare concessioni nucleari speciali di ricerca e elargire forti finanziamenti di progetto esente dal controllo democratico del Parlamento Europeo.