Nollywood. Modernità all’africana via satellite

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Il più popoloso stato africano, la Nigeria, sforna ogni mese duecento nuovi video a uso domestico, affermandosi come secondo produttore mondiale di film dopo l’India. A vent’anni dal primo successo, il thriller drammatico Living in Bondage diretto da Chris Obi Rapu, Nollywood oggi è diventata un’industria da 250 milioni di dollari l’anno e costituisce una delle maggiori fonti di impiego nel settore privato. Volti di star pressoché sconosciute nell’emisfero Nord sorridono dalle copertine delle riviste e dai cartelloni pubblicitari delle strade di Lagos, dove gli ultimi titoli, venduti dagli ambulanti per un paio di dollari, vanno a ruba.

A differenza delle pellicole occidentali e orientali, la popolarità dei film nigeriani nel continente e tra gli africani della diaspora non si gioca tanto nelle sale, ma sul mercato di videocassette, CD e DVD e, più recentemente, sui canali satellitari del piccolo schermo. All’intrattenimento made in Nigeria, MultiChoice, piattaforma satellitare presente in 48 paesi sub-sahariani, ha dedicato canali come Africa Magic e Africa Magic Plus, che trasmettono in inglese yoruba, hausa e swahili. L’impatto sull’audience africana della distribuzione via satellite dei film nollywoodiani sarà discusso da un panel di dieci accademici durante la Conferenza annuale di IAMCR, l’associazione internazionale per la ricerca sui media e la comunicazione, dedicata quest’anno alle conversazioni tra Sud e Nord del mondo e ospitata a Durban, in Sudafrica, dall’Università KwaZulu-Natal dal 15 al 19 luglio.

Dagli studi che saranno presentati mercoledì durante una sessione ad hoc, emerge che i film di Nollywood piacciono perché portano sullo schermo le esperienze quotidiane vissute dagli spettatori, che li preferiscono alle produzioni di Hollywood e Bollywood nonostante riconoscano in queste pellicole una qualità migliore. Al secondo posto, dopo i film di casa propria, i nigeriani scelgono le telenovela sudamericane, che evidentemente si avvicinano alla loro esperienza di vita più di quanto riescano le storie occidentali e indiane. «A differenza del pubblico occidentale, gli affezionati di Nollywood cercano nei film delle lezioni di vita pratiche e suggerimenti su come affrontare problematiche comuni, personali, sociali, metafisiche e politiche» spiega Matthew H. Brown, studente di dottorato in Lingue e Letteratura africana all’Università del Wisconsin-Madison e moderatore del dibattito in programma a Durban.

Secondo lo studioso, il pubblico non recepisce mai in modo passivo i messaggi. Sa invece utilizzare i contenuti per inventare nuove tradizioni orali e reinterpretare la propria spiritualità. Come nel caso degli spettatori del Kenya rurale appassionati delle trame che desacralizzano la stregoneria proposte da Africa Magic. «Proprio perché i messaggi sono decodificati in modo diverso da come l’autore li codifica, nonostante a sud del Sahara il panorama cinematografico sia dominato dalle pellicole americane, il pubblico non si occidentalizza, bensì africanizza i contenuti hollywoodiani per trarne significati utili nella propria quotidianità» spiega ancora Brown.

Se per decenni le soap opera e le serie tv americane hanno propagato in Africa il modello di famiglia nucleare basato sull’amore romantico e la monogamia, secondo l’analisi di Brown, Nollywood mette a confronto l’ideale, improntato sul modello occidentale, al reale, dove tale modello non è attecchito perché le condizioni economiche e culturali necessarie non si sono mai realizzate. Con quante donne un uomo dovrebbe fare dei figli? La moglie deve essere economicamente indipendente o è ancora il marito a dover portare la pagnotta a casa? Come si devono relazionare uomini e donne monogami con i propri figli? I parenti hanno il diritto di mettere il dito tra moglie e marito? Sono queste le domande poste dalle love story nollywoodiane, il cui filone portante è la costruzione della famiglia nell’Africa contemporanea. «I film girati nel Nord del mondo propongono quesiti simili ma sempre più spesso riferiti a coppie dello stesso sesso. Dato che l’omosessualità in gran parte dell’Africa non è riconosciuta, Nollywood non ha ancora sollevato tematiche di questo tipo» aggiunge l’esperto. Per interpretare la funzione della cinematografia africana, così come di altri prodotti culturali autoctoni, secondo Brown, bisogna superare la dicotomia tradizione / modernità: «Non si tratta di ritrovare una tradizione perduta ma di inventare forme di modernità utile. Nollywood lo fa attingendo dai valori dei genitori e dei nonni e contemporaneamente da culture estere. Il risultato è qualcosa di più di un ibrido, è un modo per creare un discorso sulla vita nell’Africa moderna che guarda avanti».

Daniela Bandelli

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