No alle foreste OGM per ridurre la CO2

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A Milano continua COP9, la Conferenza sui cambiamenti cliamtici. I progetti di forestazione e afforestazione, cioè la creazione di nuove foreste, previsti dal Protocollo di Kyoto per assorbire l'anidride carbonica non devono andare a scapito delle foreste primarie che ancora sopravvivono. "La sostituzione delle foreste primarie con piantagioni a crescita veloce porterebbe alla perdita di biodiversità, il patrimonio di vita che solo le foreste primarie, le più antiche, possono garantire. Inoltre lo scarso coinvolgimento delle comunità locali, la difficile quantificazione del carbonio sequestrato e l`introduzione di OGM e specie aliene in silvicoltura rappresentano gli altri aspetti critici. In realtà l'accumulo del carbonio da parte di una foresta avviene soprattutto nel suolo sottostante dove ne viene fissata una quantità da 3 a 4 volte superiore a quella contenuta nella vegetazione" - ha sottolineato Isnenghi, responsabile Foreste del WWF Italia durante il covengno Deforestazione e clima, l'importanza delle foreste organizzato in collaborazione con gli Amici della Terra. Il WWF ha lanciato dieci raccomandazioni per una gestione delle foreste ecocompatibile. Proprio sugli interventi di afforestazione Legambiente interviene richiamando gli Stati a non proporre la linea OGM che è sostenuta da Canada e Giappone, cui potrebbero accodarsi anche stati come la Francia, il Cile, il Brasile e l'Irlanda. L'Italia non si è ancora pronunciata.

Un'altra delle questioni ancora aperte è quella della data di riferimento da prendere in considerazione per definire un intervento di afforestazione come "nuovo". Attualmente sono considerati progetti validi ai fini di Kyoto tutte le opere di piantagione realizzate su terre che risultavano non forestate prima del 1990. Secondo Legambiente alcuni paesi (principalmente Canada, Giappone, Indonesia e Bolivia) vogliono spostare l'anno di riferimento al 2000 rendendo così eligibili i progetti realizzati su terre deforestate dopo il 1990 (uno dei decenni a massima intensità di deforestazione della storia). In questo modo chi ha tagliato alberi nel decennio 1990-2000 verrebbe non solo giustificato ma addirittura remunerato.

Legambiente chiede che su entrambe queste questioni che la delegazione italiana si pronunci chiaramente, così come su tutta la questione dei meccanismi flessibili. I meccanismi flessibili non devono diventare una scusa per de-responsabilizzare i governi rispetto agli obiettivi di riduzione sul proprio territorio. Il timore è che si creino gravi squilibri geopolitici a livello globale, con "fornitori di foreste" sottosviluppati da un lato, paesi industrializzati altamente inquinanti dall'altra.

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