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No Dal Molin: 'il 4 luglio Vicenza ha vinto una partita difficile e pericolosa'
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"Nella giornata dell’indipendenza, Vicenza si è trovata sotto occupazione militare. Non si era mai visto, a Vicenza, un dispiegamento di forze come quello a cui ha dovuto assistere la città. L’intenzione del questore Sarlo era di intimidire i cittadini. Ma la città ha vinto una partita difficile e pericolosa" E' la sintesi dei commenti del comitato 'No Dal Molin' ai fatti del 4 luglio, giornata della manifestazione per lo 'Indipendence Day' della città veneta.
Il comitato 'No Dal Molin' sottolinea come migliaia di agenti in assetto antisommossa , con i manganelli in pugno e le maschere antigas al volto, si sono schierati fin dalla mattina nell’area limitrofa al Dal Molin, smentendo le parole del Questore che nei giorni passati aveva dichiarato che il corteo del 4 luglio sarebbe stato libero di percorrere le strade della città. "Una prova – l’ennesima – dell’arroganza di chi vuol imporre la nuova base statunitense" - continua la nota. "Un messaggio chiaro, a sfidare coloro a Vicenza come altrove si ostinano a "osare la speranza". Nella città del Palladio, diceva quell’ingente quanto minaccioso schieramento di militari accompagnati da decine di mezzi blindati, la democrazia non esiste. Accettare e aver paura è quel che il governo chiede ai vicentini".
Nella sua dettagliata ricostruzione degli eventi, il comitato 'No Dal Molin' accusa anche la stampa locale della "volontà di intimidire la città per tapparle la bocca". La mattina del 3 luglio, infatti, 'Il Giornale di Vicenza' ha pubblicato una "notizia bomba" secondo cui un carico di bombe a mano rubate una settimana prima in Slovenia sarebbe destinato al corteo del giorno successivo. "Il giornalista non indica la fonte della notizia e sulla stampa italiana e slovena non c’è traccia di questo furto. La notizia, ovviamente, verrà smentita dai fatti, ma questo il quotidiano non lo riferirà ai suoi lettori" - nota il comitato. E già dal pomeriggio della vigilia della manifestazione l’intera area nord della città si riempie di Forze dell’ordine (il video) mentre i camion che trasportano in Presidio migliaia di bottiglie d’acqua e il palco che sarà montato nel prato verde vengono ripetutamente fermati per infiniti controlli che non portano a nulla.
"Non si era mai visto, a Vicenza, un dispiegamento di forze come quello a cui ha dovuto assistere la città. L’intenzione del questore Sarlo era di intimidire i cittadini. Evidentemente il console di Viale Mazzini ha fatto proprie le parole di Cossiga costruendo una vera e propria trappola in cui voleva far infilare i cittadini" - commenta il comitato 'No Dal Molin'. "Sarlo ha dimostrato di non essere un uomo d’onore: dopo aver garantito agli organizzatori, ma anche alla Cgil, ai partiti e ai rappresentanti delle associazioni locali di schierare i propri uomini all’interno del Dal Molin e non contro il corteo, ha fatto il contrario. Un questore violento, ed anche falso e vigliacco. Questo è l’uomo che il ministro padano Maroni ha mandato ad invadere Vicenza con le proprie legioni romane".
I promotori della manifestazione attribuiscono la riuscita della giornata di protesta soprattutto alla "sensibilità della gente". Cinzia Bottene, leader del Comitato 'No Dal Molin', ha sottolineato all'Ansa la "grande pazienza che il popolo dei No-base ha mantenuto nel corso della lunga attesa. C'erano persone anziane - ha ricordato - disponibili a marciare loro stesse contro i reparti del Tuscania. Non ci è sembrato il caso di esasperare gli animi e quindi tutto è andato per il meglio". Al corteo hanno preso parte circa 13 mila persone secondo gli organizzatori, e meno di otto mila secondo la questura di Vicenza. "Quelli che hanno sfilato - ha spiegato ancora Bottene - sono tutti vicentini. Qualche pullman non è arrivato e qualche defezione c'é stata per il lungo ritardo rispetto alla partenza".
"Vicenza, il 4 luglio, ha vinto una partita difficile e pericolosa" - riporta un'altra nota del 'No Dal Molin'. "Difficile, perché serviva il coraggio di osare la speranza per mettersi in cammino di fronte a quel dispositivo militare; pericolosa, perché di fronte c’era l’umiliazione di abbassare per sempre la testa o la forza di continuare a resistere. Volevano sradicare alla radice il dissenso locale; volevano impedire l’espressione del dissenso chiudendo le strade che avrebbe dovuto percorrere il corteo; e quella parte di Vicenza che difende la propria terra ha disobbedito a chi, con un manganello in mano, pretendeva di far accettare alla città una base militare che i suoi abitanti non vogliono".
"Se il presidente statunitense Obama - afferma il comunicato del 'No Dal Molin' - non risponderà alle tante domande dei vicentini dopo che la città del Palladio è stata posta sotto occupazione militare per impedire l’espressione della democrazia, organizzeremo un volo charter, andremo a Washington e ci accamperemo sotto la Casa Bianca". [GB]