Nike: dopo le confessioni, occorrono norme internazionali

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La campagna Meno Beneficenza Più Diritti esprime soddisfazione per l'iniziativa di Nike, che finalmente ha avuto il coraggio di pubblicare un primo bilancio sociale dimostrando la volontà di agire in trasparenza, senza nascondere i problemi sociali connessi alle proprie attività. Questo ha, però, anche mostrato in tutta la sua gravità il problema delle disumane condizioni di lavoro a cui sono spesso sottoposte le 650.000 persone che lavorano per le aziende fornitrici della multinazionale americana nel mondo. Tale situazione è acuita dalla concorrenza e dalla nuova divisione internazionale del lavoro che la globalizzazione impone e che causa una vera e propria corsa al ribasso per i diritti dei lavoratori.

"Tutti i paesi dovrebbero avere l'obbligo di assicurare che le imprese transnazionali, come Nike, non commettano abusi quando operano all'estero, ma questo nella pratica non accade mai. Le imprese transnazionali, in molti aspetti, sfuggono alle legislazioni nazionali. Allo stesso tempo, molti abusi commessi dalle imprese non sono regolati nemmeno dal diritto internazionale: questo permette loro di operare in un vuoto normativo" - dichiara Nicola Borello a nome della campagna Meno Beneficenza Più Diritti.

Alcune multinazionali del settore hanno adottato codici di condotta socialmente ed ecologicamente responsabile, tuttavia la campagna Meno Beneficenza Più Diritti ritiene che un approccio volontario sia insufficiente e debba, quindi, essere associato ad uno standard normativo vincolante, da applicarsi sia a livello nazionale che internazionale.

Sebbene ogni cittadino ha il diritto di fare le proprie scelte autonomamente, tra prodotti che sono fabbricati in modo sostenibile e prodotti che non lo sono, la "campagna Meno beneficenza Più Diritti" non suggerisce ai consumatori di boicottare le multinazionali che producono nel Sud del mondo, poiché questo sarebbe controproducente, per lo sviluppo dei paesi stessi. La campagna Meno Beneficenza Più Diritti chiede al governo italiano che si faccia promotore presso le Nazioni Unite, di nuovi standard internazionali che stabiliscano obblighi giuridici per le imprese transnazionali, perché rispettino i diritti umani e l'ambiente all'interno della loro sfera di influenza.

Fonte: Actionaid International

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