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Nigeria: verso l'insediamento del nuovo governo
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In una atmosfera sempre più calda, si avvicina la data dell'investitura ufficiale del nuovo governo nigeriano, guidato dal Partito democratico popolare (PDP) di Olusegun Obasanjo (il presidente uscente, di religione cristiana), che ha vinto a larga maggioranza le legislative dello scorso aprile. La polizia è ricorsa al coinvolgimento di esperti anti-terrorismo provenienti da Israele per sventare eventuali piani per bloccare le cerimonie di insediamento. Una iniziativa legata anche al fatto che la Nigeria rientra, assieme a Giordania, Marocco, Pakistan, Arabia Saudita e Yemen, nei possibili obiettivi futuri della rete di Al-Qaeda.
Le scorse elezioni nigeriane, oscurate dall'ombra di frodi e irregolarità, si sono svolte in uno scenario di gravi violenze. Il principale avversario di Obasanjo, l'ex generale Muhammadu Buhari, di religione musulmana, leader dell'ANPP (All Nigeria Peoples Party), ha fatto appello ad una azione di massa per protestare contro le elezioni che ha definito "le più truccate dall'indipendenza del Paese". Le posizioni sulle elezioni sono molteplici. La conferenza episcopale della Nigeria ha parlato di voto "complessivamente pacifico, anche se non ancora libero e trasparente". D'altro canto secondo alcuni analisti questa vittoria rappresenta "un pericolo potenziale per la democrazia", con il rischio che si crei un partito unico "che potrebbe essere peggio di una dittatura militare". Le reazioni più violente si sono avvertite nel nord del Paese, a maggioranza musulmana, dove "nelle moschee si sente la rabbia della gente e degli imam - ha detto l'attivista per i diritti civili Shenu Sani - che considerano la vittoria di Obasanjo un furto in piena regola".
La Nigeria, ottavo produttore mondiale di petrolio, è uno dei Paesi africani potenzialmente a rischio di gravi conflitti interni, soprattutto per i dissidi tra la popolazione settentrionale islamica e quella centro-meridionale cristiana e animista. È unanime l'appello di tutti i leader religiosi nigeriani affinché i politici mettano da parte i propri disaccordi e lavorino insieme per costruire la democrazia del Paese.
In Italia la rielezione di Obasanjo è stata accolta con entusiasmo dal segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio D'Elia, che l'ha definita "la migliore garanzia sulla vita di Amina Lawal e di quant'altri rischiano di essere condannati a morte da un uso politico della sharia, la legge islamica". Amnesty International sta conducendo una campagna affinché il governo nigeriano impedisca le esecuzioni di Amina Lawal, Ahmadu Ibrahim, Fatima Usman e Mallam Ado Baranda e ne garantisca l'esercizio di tutti i propri diritti per una regolare richiesta di appello a una corte imparziale e indipendente, in accordo con gli obblighi internazionali per i diritti umani firmati dalla Nigeria tra cui l'articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici per la salvaguardia dei diritti umani delle persone condannate a morte.
Fonti: Allafrica, Adista, Amnesty International;