www.unimondo.org/Notizie/Niccolo-Fabi-solo-un-uomo-aperto-al-mondo-138495
Niccolò Fabi, solo un uomo aperto al mondo
Notizie
Stampa
Niccolò Fabi è “Solo un uomo”, come recita la canzone che dà il titolo al suo album più intenso, ma pure un grande artista e un prezioso testimone del nostro tempo. Ha il pregio di parlare chiaro, nelle sue canzoni, ma anche nelle occasioni pubbliche che lo vedono a contatto coi giovani, universitari o apprendisti cantautori che siano, come accaduto lo scorso 30 novembre a Trento e a Rovereto. In occasione dell’uscita del suo nuovo album “Ecco” e in attesa del tour teatrale che debutterà nei teatri a partire da gennaio, il cantautore romano ha fatto tappa nella città del Concilio, per parlare con gli studenti della facoltà di Lettere di musica, università, impegno e tanto altro.
Per esempio la televisione, “mezzo che non amo perché non è un contenitore neutro: ci vuole sintesi e io non ne sono capace”. Sarà anche colpa della mancanza di sintesi ma nell’era dell’apparire Niccolò Fabi sembra interessato soprattutto all’essere: “…e ti trovi a quell’incrocio tra l’impegno e il disimpegno e devi toglierti dal centro devi fare spazio dentro e poi dividere l’inutile da ciò che è necessario non c’è più un giorno da perdere nel tuo calendario e poi serenamente a ciò che non ti rappresenta dire no finalmente”. Sono i versi di “Attesa e inaspettata”, canzone scritta per la nascita della figlia Lulù, che danno la misura dello spessore umano di Niccolò, che non ha mai scritto testi banali, neanche ai tempi degli esordi quando nel 1996 si è fatto conoscere al festival di Sanremo con episodi più scanzonati come “Capelli” o “Dica”, ma anche con un pezzo tremendamente serio sulla fine di un amore come “Lasciarsi un giorno a Roma”.
Dischi quali “La cura del tempo” (2003) e “Novo Mesto” (2006) testimoniano la sua crescita artistica e mettono in luce una precisa cifra stilistica che sta nell’osservare le piccole cose e lo sviluppo dei sentimenti più elementari come gioia, rabbia e passione. La canzone “Costruire” è un piccolo capolavoro di grazia e bellezza: “…ma tra la partenza e il traguardo nel mezzo c’è tutto il resto e il resto è giorno dopo giorno e giorno dopo giorno è silenziosamente costruire e costruire è potere e sapere rinunciare alla perfezione”. Ma c’è anche un grosso dramma personale che ha segnato nel 2010 la vita di Fabi: la morte della figlia Lulù per una grave forma di meningite all’età di nemmeno due anni. “Perché la gioia come il dolore si deve conservare si deve trasformare” recita la frase finale di “Solo un uomo” e la reazione di Niccolò a questa personale tragedia familiare è stata nel segno della solidarietà.
Con l’evento “Parole di Lulù”, organizzato a Casale sul Treja il 30 agosto 2010 (giorno del compleanno di Lulù) assieme alla compagna Shirin, ha coinvolto nel giro di poche settimane oltre cinquanta amici musicisti. Le dodici ore di concerto no-stop si sono rivelate una grande festa, immortalata in un commovente dvd il cui ricavato, assieme alle offerte libere e alla vendita di magliette, è andato interamente all’Ong padovana “Medici con l’Africa Cuamm” per la costruzione dell’ala pediatrica dell’ospedale di Chiulo in Angola. “I viaggi sono una meravigliosa occasione di crescita umana, soprattutto quando si fanno al di fuori delle rotte turistiche. Grazie a questa Ong sono venuto a conoscere la realtà di questi medici che operano in comunità autoctone meravigliose sia in Uganda che in Angola. Con il progetto “Parole di Lulù” siamo riusciti a finanziare la ricostruzione dell’ala pediatrica di un ospedale costruito sotto un enorme albero. Devo dire che oltre ai medici mi hanno conquistato anche i missionari che operano concretamente fra la gente: le mie credenze anticlericali hanno davvero vacillato”.
E il progetto “Parole di Lulù” è solo l’ultimo di una serie di iniziative benefiche cominciate nel 2007 con il “Progetto per il Darfur” in Sudan, nel quale Fabi è coinvolto in numerosi concerti e in veste di testimonial del Salam International Hospital di Emergency. L’impegno a favore delle popolazioni più deboli dell’Africa gli vale il “Premio Zamenhof 2010 – Le voci della pace” per aver messo la sua musica e le sue canzoni a servizio dei bambini per realizzare spettacoli col ricavato dei quali si sono potute costruire venti scuole in Sudan e il nuovo ospedale pediatrico in Angola. Dall’ultimo disco, e in particolare da canzoni come “Io” e “Indipendente”, emergono ancora parecchi spunti su una “società malata di egomania la cui vanità ha bisogno di essere costantemente gratificata” e “su un’indipendenza rivendicata negli ambiti più svariati senza magari riflettere sul fatto che non si può essere proprio indipendenti da tutto”. Fabi riesce a far riflettere istillando il tarlo del dubbio in chi si ritiene troppo sicuro di sé. Già “La parola io” del grande Gaber si muoveva in tal senso e Niccolò ribadisce il concetto cantando: “…non sarà mica l’ego l’unico nemico vero di questo universo? Non sarà certo questo piccolo pronome il centro di ogni discorso?”. E ancora: “…Ma chi è davvero indipendente? Tu vuoi essere indipendente:è poi felice chi è indipendente da tutto?”.
Commenti
Log in or create a user account to comment.