Nicaragua: bananeros 'sotterati vivi' per protesta

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La marcia partita il 20 febbraio scorso dei diecimila bananeros, i lavoratori delle piantagioni di banane ammalati a causa del pesticida Nemagòn, dopo essere arrivata a Managua ora punta ad alzare il tiro della protesta perché fino ad ora la loro presenza davanti al Parlamento è passata pressoché inosservata da parte del Governo. Questa nuova fase della protesta del movimento dei bananeros è ancora più drammatica della precedente. Secondo Victorino Espinales, presidente della Asotraexdan, una delle organizzazioni degli ex lavoratori e lavoratrici ammalati per il Nemagòn "oggi, davanti all'insensibilità che sta dimostrando la nostra classe politica, abbiamo convocato i mezzi d'informazione e le organizzazioni che sempre ci sono state vicine per far conoscere le nostre prossime azioni. Azioni disperate, ma che dobbiamo iniziare per rispettare quanto abbiamo dichiarato. Questa è una marcia senza ritorno e se dovremo morire, lo faremo. Non abbiamo più nulla da perdere e le nostre morti ricadranno su questa classe politica che ci tratta come se non esistessimo".

L'azione simbolica dei contadini ha visto scavare delle fosse in cui a gruppi di 30 sono entrati vivi lasciando fuori solo la testa, "perché questo è il futuro che ci aspetta se non ci aiutano a risolvere i nostri problemi". Altri gruppi di 30 persone hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza. "Se i deputati e il governo se ne andranno in vacanza per le feste di Pasqua senza prima averci ricevuti, continueremo con le crocifissioni di altri compagni e compagne e per ultimo siamo pronti ad immolarci dandoci fuoco".

Con queste parole Espinales ha chiesto che i deputati e il governo diano una risposta alle richieste di assistenza medica gratuita alle persone colpite dal Nemagòn e alle altre parti dell'accordo che dopo la prima protesta del marzo 2004, le organizzazioni dei bananeros avevano siglato. Ma il vero problema resta quello delle medicine che molto spesso non esistono nel paese o esami clinici particolarmente costosi che non possono essere effettuati nelle strutture pubbliche.

In questa marcia c'è di nuovo che si sono uniti tutti i settori colpiti dal Nemagon tra cui anche i lavoratori della canna da zucchero, che da anni stanno stanno morendo per gravi malattie renali a causa dei prodotti chimici utilizzati nelle piantagioni ed ai quali è sempre stata negata una pensione d'invalidità. Tra le promesse del Governo erano previsti 100 milioni di cordobas per l'aiuto sanitario alle migliaia di persone colpite dai danni provocati dal Nemagòn. Attualmente il Ministero della sanità interviene solo garantendo una serie di visite ed esami e una piccola parte di medicine, cosa che è assolutamente insufficiente per coprire l'enorme bisogno esistente. Per questo motivo i movimenti dei bananeros hanno già presentato una denuncia contro il Presidente della Repubblica, Enrique Bola㱀os, contro la Commissione Interistituzionale che si era formata a seguito degli Accordi del Raizòn e contro i deputati della Asamblea Nacional per la violazione di una serie di articoli della Costituzione, per la violazione ai loro diritti umani come cittadini e come ammalati e per la violazione dei vari Accordi firmati con il governo e con la Asamblea Nacional.

E in Nicaragua opera ancora la multinazionale Dole che per anni ha usato il pesticida cancerogeno. Secondo AltrAgricoltura Nord Est mentre la Dole "con una mano ci fa mangiare le banane avvelenate dai pesticidi, con l'altra ci propone banane biologiche provenienti dalle sue piantagioni in Honduras o Equador. Per questo il comportamento della Dole secondo AltrAgricoltura Nord Est deve essere fermato con un boicottaggio dei suoi prodotti anche perché la Dole non può fregiarsi del titolo di "biologico" in quanto i consumatori collegano a questa parola valori etici legati alla produzione e rigenerazione della vita in tutti i suoi aspetti, come ben sostiene Aiab. "Esattamente l'opposto della strategia complessivamente posta in essere nelle piantagioni da Dole e tante altre multinazionali del settore agroalimentare" - denuncia Altra gricoltrau Nord Est secondo cui la riduzione del biologico a mero metodo produttivo deve essere inteso come l'ennesima sopruso perpetrato dalla multinazionale. "Queste nuove linee di produzione "Organic" introdotte nelle piantagioni monocolturali di fatto sono l'espropriazione ai contadini di tutto il mondo del metodo produttivo biologico nato per rispettare ambiente e uomini e non per il mero profitto". [AT]

Altra fonte: Altragricoltura Nord Est

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