Nel giorno 442 dall’invasione voluta da Putin. Il punto

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Immagine: Atlanteguerre.it

Ora si parla del 20 maggio 2023, come possibile data propizia per la grande offensiva. Si dice anche – lo sostengono al ministero degli Esteri britannico – che a dispetto delle speranze forse quella controffensiva non sarà decisiva, nonostante gli ucraini abbiano a disposizione tutto quello che può servire.

Si impantana anche nelle visioni del futuro questa estrema guerra fra Russia e Ucraina. Nel giorno 442 dall’invasione voluta da Putin, il quadro resta fermo, sia sul fronte militare, sia sul fronte diplomatico.

Una delle ultime, peggiori, notizie è la morte, il 9 maggio, di un altro giornalista. Arman Soldin, di France Press, è stato ucciso durante un bombardamento nella zona Est dell’Ucraina. Aveva 32 anni. È un nome che si aggiunge alla lunga lista dei caduti fra chi vuole raccontare l’orrore di questa guerra priva di senso.

A Bakhmut si combatte ancora, in mezzo a macerie che lasciano solo il ricordo di quella che era una città. Combattono ancora gli uomini della Wagner, la milizia mercenaria di Prigozhin, che l’Unione Europea vuole mettere nell’elenco nero dei terroristi planetari. Aveva minacciato di mollare tutto, annunciando di non voler più mandare al macello i propri uomini. Ci ha ripensato. “Ci hanno promesso munizioni e rifornimenti. E poi, se ci ritiriamo verremo considerati traditori”, ha spiegato e allora si combatte ancora.

Si combatte e si bombarda, uccidendo i civili. Nel Donetsk comincia anche a scarseggiare l’acqua: il canale Siversky- Donets, che rifornisce l’autoproclamata repubblica popolare, è a 6 chilometri da Bakhnut ed è in gran parte sotto controllo ucraino. I lunghi bombardamenti russi hanno probabilmente danneggiato in modo serio l’infrastruttura, compromettendo i rifornimenti idrici.

Sono i danni collaterali della guerra. Kiev dice di avere sul tavolo varie opzioni per l’annunciata offensiva. “Tutte sono in lavorazione – dice il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, Oleksiy Danilov – e a seconda delle circostanze verrà presa una decisione”. Mostrano sicurezza, i vertici militari ucraini, la medesima messa in mostra dal segretario di Stato americano, Antony Blinken. L’Ucraina, ha spiegato incontrando il ministro degli Esteri britannico, Cleverly, ha tutto ciò che serve “per continuare ad avere successo nel riconquistare il territorio che è stato preso con la forza dalla Russia negli ultimi 14 mesi. Non è solo una questione di armi, ma dell’addestramento sui sistemi d’arma che abbiamo fornito".

Proprio Cleverly si rivela più prudente nelle valutazioni. A suo modo di vedere la controffensiva potrebbe non essere decisiva per la guerra. “Gli ucraini - ha spiegato - hanno dimostrato di essere difensori molto efficaci, ma potrebbe non esserci una svolta rapida e decisiva. Dobbiamo essere realistici, considerare le forze in campo”.

Quindi nessuna svolta capace di aprire il tavolo dei negoziati. Viene a cadere la speranza di molti e il negoziato appare lontano. La Cina ha nuovamente invitato le parti a porre fine ai combattimenti, ma nulla si è mosso concretamente. In settimana, Mosca ha celebrato come ogni anno il 9 maggio, data simbolo della fine della Grande Guerra Patriottica e della sconfitta del nazismo. Alla parata di Mosca hanno assistito i capi di Stato di molte ex repubbliche sovietiche: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. La sfilata è stata in tono minore, ma per Putin è stato l’ennesimo palcoscenico utile a rilanciare l’accusa di nazismo ai governanti di Kiev. “L’Europa – ha dichiarato ha dimenticato chi sconfisse il nazismo”.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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