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Nazisti in Ucraina?
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Foto: Unsplash.com
La questione della presenza dei nazisti in Ucraina, della loro rilevanza sulla scena politica, è continuamente raccontata. Lo stesso Vladimir Putin ha detto più volte che questa guerra serve a spazzar via il nazismo dall’Ucraina. È un problema reale? C’è una questione nazista in Ucraina? La risposta è sì, c’è. Ma è una situazione più complessa delle semplificazioni che si fanno spesso e che certamente non riguarda solo Kiev, ma l’intera Europa contemporanea. Il pericolo nazista è davvero sempre presente e si manifesta, con violenza, appena gli viene offerta l’occasione. Ad esempio, dal 2014 in Donbass si fronteggiano formazioni militari e paramilitari da parte russa e ucraina con gli stessi principi di ispirazione nazista. I nazisti di mezza Europa sono corsi ad arruolarsi, come volontari, per combattere al fianco di Putin, in questa occasione. Insomma, la confusione è molta.
Partiamo allora dalle certezze. Il filonazismo ucraino ha radici molto vecchie, affondano nella Seconda guerra mondiale, che per i russi continua a chiamarsi “Grande Guerra patriottica”, non scordiamolo. Dopo l’invasione nazista dell’Unione Sovietica, con l’operazione Barbarossa della primavera-estate del 1941, l'ucraino Stepan Bandera collaborò con la Germania di Hitler. In testa aveva un obiettivo chiaro: opporsi all'Urss per creare uno stato indipendente, grazie all’appoggio tedesco. Creò l'Armata ucraina d'insurrezione, che combattè i sovietici a fianco dei nazisti e li seguì nei peggiori crimini della storia, partecipando attivamente alla Shoah e al massacro degli ebrei di Ucraina. Finita la guerra, ciò che rimase di quell’Armata si oppose sempre all’Unione Sovietica prima e alla Russia poi e per Putin l’indipendenza stessa di Kiev è legata all’idea “fondante” del nazismo. Formazioni naziste ucraine, negli anni, hanno combattuto ovunque e sempre contro i russi. Nel 1993 erano al fianco dei georgiani e nel 1994 aiutavano i ceceni, due popoli impegnati a reclamare la loro indipendenza da Mosca. Nel 2004 i nazionalisti ebbero un ruolo nella cosiddetta rivoluzione arancione in Ucraina, che portò il filooccidentale Viktor Yushchenko a diventare Presidente. Sul piano politico, i nazisti sono all’interno di una più larga compagine nazionalista, fondata nel 1991 con il nome "Svoboda", che in italiano significa "libertà". Si definisce anche il "Partito nazional-socialista di Ucraina".
È più avanti nel tempo, però, che i nazisti ucraini tornano al centro della scena politica del Paese. È nel 2014, con le settimane dell'Euromaidan. Sono sulle barricate per spodestare il Presidente filorusso Viktor Yanukovich. Gestiscono le proteste e raccolgono consensi. Tanti. Con le nuove elezioni entrano in Parlamento. Intanto, la loro azione si sposta, entrano a tutti gli effetti nella guerra che si sta aprendo nel Donbass, contro i separatisti filorussi. Nasce il famigerato battaglione Azov. Si forma a Mariupol nel 2014, con una chiara ispirazione neonazista. Diventa famoso per le accuse internazionali di crimini di guerra e tortura. Ora è inquadrato nella Guardia nazionale dell'Ucraina.
Ma le atrocità neonaziste non si limitano al battaglione Azov. Le pagine oscure sono molte. La peggiore è la strage di Odessa, il 2 maggio 2014. Viene incendiata dalle formazioni naziste la casa dei Sindacati, dove lavorano e operano gli oppositori al governo nato da Euromaidan. Sono accusati di essere filorussi. Nel rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, muoiono almeno 48 persone tra impiegati, manifestanti contrari al nuovo governo o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo russi e membri di partiti di estrema sinistra.
Atrocità che allungano un’ombra sulla democrazia ucraina. Una democrazia comunque monca e parziale, non dimentichiamolo: dal 2015 i partiti di sinistra, comunisti, sono banditi, considerati illegali. Gli aderenti vengono incarcerati. Cosa che non accade ai neonazisti, tornati in questi giorni attivi ed ascoltati. Per loro, una boccata d’ossigeno questa guerra, dopo una lunga crisi politica. Nelle ultime elezioni del 2019, infatti, Svoboda aveva ottenuto appena il 2,15% dei voti, solo un seggio in Parlamento. Sembravano lontani i tempi del record di voti, quello del 2012, con oltre 2 milioni di voti pari al 10,4% delle preferenze e 38 seggi. Oggi il partito conta 15mila iscritti. È marginale, ma l’ondata nazionalista che viene dalla guerra potrebbe rappresentare davvero la base per un rilancio sulla scena politica nazionale.
IL PROGRAMMA DI SVOBODA
- Bando all'aborto con imprigionamento dai 3 ai 5 anni per chi viola la legge;
- Diritto a portare e detenere armi;
- Nazionalizzazione delle maggiori imprese, fine della privatizzazione delle terre che saranno assegnate dallo Stato in via ereditaria;
- Reintroduzione dell'indicazione di appartenenza etnica su passaporti e certificati di nascita;
- Rappresentanze su base etnica degli ucraini etnici e delle minoranze negli apparati statali;
- Fermo sull'adozione di ucraini da parte di non ucraini;
- Abolizione dell'autonomia della Crimea;
- Abolizione dell'IVA;
- Decomunistizzazione delle vie pubbliche (strade, piazze, ecc.);
- Entrata nella Nato;
- Riacquisizione delle armi nucleari dell'Ucraina cedute alla Russia.
Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009.