Myanmar: nuovi appelli per San Suu Kyi

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La nobel per la pace San Suu Kyi rimane agli arresti domiciliari nonostante le rassicurazioni della giunta militare birmana che nelle settimane scorse ha garantito la sua liberazione. Human Rights Watch ha promosso un appello per la liberazione della leader del NLD (National League for Democracy).

Al vertice dell'Asean (Association of the Southeast Asian Nations) tenutosi la settimana scorsa a Bali, i rappresentanti della giunta militare birmana che governa il Paese dal 1988 hanno dichiarato che San Suu Kyi era già considerata in stato di libertà e che l'unica ragione per la permanenza nel proprio domicilio era dovuta alla convalescenza da un intervento chirurgico subito le scorse settimane. Ma numerose testimonianze non concordano con questa versione dei fatti: l'abitazione della Nobel per la pace è circondata da truppe militari che continuano una sorveglianza ferrea, membri del partito recatisi a rendere omaggio alla leader per la Festa della luna piena - è tradizione in Birmania recarsi a trovare insegnanti ed anziani nelle ricorrenze festive - sono stati respinti ed è stato impedito loro d'avvicinarsi all'abitazione.

Human Rights Watch (HRW) si appella alla comunità internazionale affinchè faccia pressione sul governo birmano per la liberazione del leader, chiede innanzitutto ai membri dell'Asean che impongano sanzioni economiche alla Birmania come già stanno facendo Unione Europea e Stati Uniti. HRW sottolinea come le sanzioni imposte dall'UE dagli USA hanno scarsi effetti se Paesi come la Cina e la Tailandia e altri membri dell'Asean continueranno a supportare il governo militare birmano.

A tal proposito un recente rapporto di Global Witness mette in risalto come l'esportazione di legname - con la conseguente selvaggia deforestazione - verso Cina e Tailandia in particolare, siano una delle principali fonti di introito della giunta militare birmana dopo le sanzioni economiche che hanno colpito il Paese. [DS]

Altre fonti: Warnews, Ecquologia.

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