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Myanmar: il terremoto devasta il paese, mentre la guerra continua
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Foto: Unsplash.com
Dal confine Myanmar / Thailandia
Mentre le macerie delle case crollate raccontano il dolore di un Paese spezzato, le bombe continuano a cadere. Il Myanmar si è risvegliato dopo il sisma più devastante degli ultimi anni, ma la guerra civile in corso non ha concesso tregua nemmeno davanti a oltre 2.000 morti e decine di migliaia di sfollati. Si teme che le vittime reali siano molte di più, ma in un contesto di caos, isolamento e censura, i numeri rischiano di restare imprecisi ancora a lungo.
Il terremoto ha colpito venerdì 28 marzo alle 14.42 ora locale, con epicentro nella regione di Sagaing, nel centro del Myanmar. Una scossa di magnitudo 7.7, avvertita fino in Thailandia e nella provincia cinese dello Yunnan, ha messo in ginocchio intere città. Mandalay, la seconda città più grande del Paese, è tra le più colpite. Centinaia di edifici pubblici e privati sono crollati, e molte aree restano ancora isolate.
A complicare la già drammatica situazione, la mancanza di un coordinamento centrale credibile e la prosecuzione dei raid aerei da parte della giunta militare, che controlla il Paese dal colpo di Stato del 2021.
Terremoto in Myanmar: ospedali al limite, manca tutto
A Mandalay, dove vivono circa 1,5 milioni di persone, in migliaia hanno passato la notte all’aperto, per paura di nuove scosse o perché rimasti senza casa. Gli ospedali sono al collasso. Mancano sangue, anestetici, kit di pronto soccorso, tende, persino l’acqua potabile. Molte strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte.
«Le operazioni di soccorso sono portate avanti quasi esclusivamente da volontari locali, gente del posto che scava a mani nude tra le macerie cercando parenti o vicini di casa», racconta Cara Bragg, responsabile di Catholic Relief Services in Myanmar. «Non c’è accesso a macchinari pesanti e la situazione sanitaria è al limite»...
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